Il «giurì» contro i pubblicitari Una guerra a colpi di forbici

Il «giurì» contro i pubblicitari Una guerra a colpi di forbici Bocciata dall'Istituto di autodisciplina la campagna anti-tagli per gli spot: è volgare Il «giurì» contro i pubblicitari Una guerra a colpi di forbici LA RECLAME QUESTA pubblicità non la vedrete più. Così come non avete visto per lungo tempo lo spot di Rosanna Lambertucci (è stato recentemente riabilitato), non avete sentito le parole di Antonio Lubrano. O come non avete visto più il veterinario che dopo aver salvato un cavallo beveva un bicchierino di Amaro Montenegro. Tutta colpa delle forbici del giurì di Autodisciplina pubblicitaria. Hanno tagliato parecchio, in questi ultimi anni. «L'elenco degli spot vietati è lunghisssimo si limita a dichiarare il segretario del giurì - volumi su volumi. Quasi tutti violavano l'articolo 1, sulla pubblicità volgare». L'ultimo caso è dei giorni scorsi, quasi la punta di un iceberg diventato enorme, che ha fatto vittime, aperto polemiche. Un passo indietro. Lo scorso anno l'agenzia Barbella, Gagliardi, Saffirio di Torino lancia ima campagna un po' particolare. E' indirizzata «a tutti quelli che stanno pensando di tagliare un budget». Dell'uomo fotografato non si vede il volto, ma solo la parte centrale del corpo. Una mano impugna una forbice da sarto, le punte divaricate pronte allo scatto sprofondano, invisibili, nella patta di un paio di pantaloni verdissimi. Accanto alla fotografia un lungo testo. «Quando c'è aria di recesione, qual è la prima tentazione delle imprese? Dare un taglio a quella piccola appendice che si chiama pubblicità... Questi tagli fanno più male che bene... Le marche entrano in crisi di astinenza, i posizionamenti vacillano, la penetrazione ne soffre. Insomma dalle amputazioni non nasce mai un granché... Perciò care imprese non lasciatevi prendere dal panico... pronto a suggerire le decisioni più fallaci... Prima di fare zac pensateci due volte». Lo spot è destinato alle riviste specializzate, agli uomini delle imprese e ai signori della pubblicità. Un'unica eccezione: l'inserto economico di Repubblica. Spiega Silvio Saffirio, uno dei titolari dell'agenzia: «Abbiamo volutamente trascurato i quotidiani popolari, il grande pubblico. Il nostro messaggio doveva rag- giungere utenti particolari. Certo il testo era un po' giocato sulle parole, divertente, non assolutamente volgare. Ed in fondo era indirizzato agli addetti ai lavori». Ma il giurì ha detto no. «Offende il pudore e vilipende la pubblicità», è stato il responso. «Una decisione assurda - commenta Oreste del Buono - ima sentenza che si morde la coda. Quel messaggio offende la pubblicità? Non scherziamo». Silvio Saffirio fa una premessa: «La presenza del giurì è importante e meritoria. Ma non è un organo infallibile. E questa volta ha sbagliato. Si è comportato come se avesse di fronte un film di Moana Pozzi. E non un film d'arte che ha anche qualche scena di "nudo". Ammettiamo certo che l'annuncio è provocatorio. Ma provocatorio non significa volga¬ re. Vilipende la pubblicità? Ma se era destinato proprio a chi ha deciso di tagliare con la pubblicità. Noi crediamo non solo di non essere non colpevoli, ma addirittura di aver dato al mondo del marketing un contributo. La stampa specializzata ha mostrato di apprezzare questo sforzo, abbiamo ricevuto consensi ed elogi». Luigi Sugiiano E Oreste del Buono accusa «E' un clamoroso autogol» A destra l'immagine censurata. Di fianco Rosanna Lambertucci

Luoghi citati: Amaro Montenegro, Torino