Clinton non si arruola con Ghali di Foto Epa

Clinton non si arruola con Ghali EX JUGOSLAVIA «Intervento solo per difendere un accordo sottoscritto da tutte le parti». Perplessità anche tra i ministri degli Esteri Cee Clinton non si arruola con Ghali Rifiuto alla proposta di usare la forza in Bosnia WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Una proposta del Segretario Generale dell'Onu, Boutros Boutros Ghali, a proposito della Bosnia è stata seccamente respinta ieri da Bill Clinton. Nel corso di un'intervista televisiva, Boutros Ghali aveva sostenuto domenica che, nel caso i serbi rifiutino di sottoscrivere il piano di pace e non accettino spontaneamente di ritirarsi dalla Bosnia, le Nazioni Unite prenderanno in considerazione l'ipotesi di costringerveli con la forza. E dovrebbe essere compito soprattutto delle forze armate americane condurre un'offensiva di terra per imporre ai serbi il ritiro. «Noi siamo disposti a usare le nostre forze, se saranno necessarie - gli ha risposto ieri, a nome di Clinton, il suo portavoce Stephanopoulos - per difendere un accordo che sia stato raggiunto da tutte le parti. Ma nessuno ci ha consultato a proposito di un nostro intervento pacificatore». L'uscita, per la verità piuttosto spericolata, di Boutros Ghali aveva probabilmente lo scopo di premere sui serbi perché accettino il piano di pace, facendo loro capire che comunque non possono sperare di mantenere il controllo del suolo bosniaco occupato. Ma, dopo le discussioni dei mesi scorsi, doveva essergli nota l'estrema riluttanza degli americani a impiegare truppe di terra nel «pantano» jugoslavo. Tanto è vero che, nonostante il possibilismo di Stephanopoulos al riguardo, Clinton aveva anche rifiutato di impegnarsi a sostenere con proprie truppe il piano di pace europeo anche nel caso venisse accettato da tutte le parti. A maggior ragione Clinton non vuole neppure sentir parlare di un impegno militare americano per forzare una pace che non c'è ancora. Non si tratta del primo incidente tra il Segretario Generale dell'Onu e la nuova amministrazione americana. Un paio di mesi fa, dopo la deportazione, da parte del governo israeliano, di circa 400 palestinesi, Boutros Ghali invocò una risoluzione di condanna del Consiglio di Sicurezza proprio mentre gli americani stavano tentando una mediazione che consentisse loro di non dover fare una scelta imbarazzante tra un veto e una rottura con Israele. In quell'occasione fonti del Dipartimento di Stato segnalarono che Warren Christopher era «furibondo» con il Segretario Generale dell'Onu. In quest'ultimo caso, la sortita di Boutros Ghali ha lasciato perplessi anche i ministri degli Esteri della Cee, riuniti ieri a Bruxelles per essere aggiornati da David Owen sull'andamento dei negoziati di pace per la Bosnia. Mentre al Palazzo di Vetro si attende il ritorno del capo dei bosniaci musulmani, Alija Izetbegovic, che alla fine della settimana dovrebbe dare il suo consenso al piano, ieri è arrivato all'Oriu il ministro degli Esteri italiano Emilio Colombo, che ha avuto in serata un colloquio con Boutros Ghali. E a Sarajevo si continua a morire: l'altra notte quattro civili sono stati uccisi dai cecchini sulla pista dell'aeroporto controllato dai Caschi Blu mentre tentavano di uscire dalla città assediata. Il «corridoio» dell'aeroporto è l'ultimo collegamento tra la capitale bosniaca e il resto del mondo, e la notte viene utilizzato, nonostante i gravissimi rischi, dai militari bosniaci, dai fuggiaschi, da piccoli contrabbandieri. Paolo Passarmi Un passante ferito, un uomo che tenta di soccorrerlo a Sarajevo [foto epa]

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