Applausi (e spugne) al ministro

Applausi (e spugne) al ministro Applausi (e spugne) al ministro Verdi e Lega contestano così il decreto bocciato IL PROFESSORE E' m TORINO " indispensabile conciliare l'esigenza di giustizia con meccanismi più rapidi». Giù applausi per Giovanni Conso, ministro di Grazia e Giustizia venuto nella sua Torino a trascorrere il giorno più difficile. Il professore stringe mani di vecchi amici e lontani compagni di università, la piccola folla accorsa al Servizio missionario giovanile, nel vecchio Arsenale in riva alla Dora, sta dalla sua parte. E' la seconda e ultima tappa di una visita lampo in città, dalle tre del pomeriggio alle otto di sera, nemmeno, il tempo di passare dalla sorella che abita da queste parti. Sulla soglia del Sermig Conso ha conosciuto la prima contestazione nella sua breve carriera di ministro. L'hanno inscenata i verdi, che avevano cartelli e saponette con su scritto «mani pulite», ma soprattutto quelli della Lega, trenta autonimisti capitanati dal deputato Mario Borghezio: «Venduto, venduto» urlavano, lanciando spugne verso il piccolo corteo del professore. E' intervenuta la polizia, l'auto blu si è infilata dalla porta di servizio. Più tardi Conso ha chiesto di incontrare «quei signori, voglio spiegare le mie ragioni». Ma i leghisti, ormai, se ne erano andati. L'agenda ufficiale parlava di un incontro con giudici e avvocati del foro torinese, e di una conferenza al Sermig, programmata da tempo, sulla cultura della legalità. Compiti assolti. Nel palazzo della Corte d'Appello il ministro ha visto il presidente Conti, il procuratore generale Pieri, il presidente del contato questi tre giorni di lavoro e dure polemiche. Scalfaro? «La decisione del Capo dello stato di non firmare il decreto legge si basa sul problema dei referendum. Non è entrato nel merito delle previsioni normative possibili, ha solo fatto una valutazione dei rapporti con la competizione elettorale molto vicina». Non c'è dissenso, precisa il ministro: «Il governo riteneva che la decretazione fosse possibile, perché il Senato sta esaminando la legge sul fi- perderebbe il ruolo di supremo controllo di tutti gli aspetti essenziali, istituzionali dell'iniziativa. Sarebbe contro la logica della distinzione dei poteri». E Amato? Hanno un fondamento le voci di un vostro dissenso sui modi per giungere alla depenalizzazione? Conso stupisce, pesa le parole: «No. Con Amato sono in armonia perfetta. E' un uomo di grande cultura, un uomo che vive il momento storico con grande senso di resDonsabilità. tra tantp Hiffì. Non fa polemica con i giudici di Tangentopoli: «Io rispondo e poi loro rispondono a me e via dicendo. Non è il momento, stiamo giocando tutti la stessa partita. E perderemo o vinceremo tutti insieme. Ho grande rispetto per i magistrati milanesi, condivido quasi completamente le parole di Borrelli: a ciascuno il suo compito, nessuna invasione di campo. Solo il giudizio sugli effetti della depenalizzazione non posso condividere. che ci sono io ho assoluto bisogno di tempo per lavorare». Un saluto agli avvocati, la corsa al Sermig dall'amico Ernesto Olivero, instancabile animatore della comunità che ha aperto le sue porte agli emarginati, ai senza casa di tutto il mondo. Un lungo ragionamento sull'urgenza di recuperare la «cultura della legalità», che è diversa dalla morale: «Questa è soggettiva, l'altra è un insieme di norme scritte, inderogabili». A Torino primo incontro con giudici e avvocati Una conferenza al Sermig sulla cultura della legalità «C'è armonia con Amato» Deluso per le polemiche «Si fanno solo interviste io ho bisogno di lavorare» Due momenti delle dimostrazioni torinesi durante la visita del ministro della Giustizia

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