Star «pentite» contro la violenza di Fabio Galvano

Da Nicholson a Jane Fonda, processano tv e cinema per l'effetto sui bambini Da Nicholson a Jane Fonda, processano tv e cinema per l'effetto sui bambini Star «pentite» contro la violenza Dreyfuss: «Ho distrutto il televisore per i miei figli era ormai una droga» LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' una reazione a catena. Dopo il «no» di Anthony Hopkins a riproporsi come Hannibal il cannibale, in una continuazione di «Il silenzio degli innocenti», mezza Hollywood si schiera contro la violenza sullo schermo, grande e piccolo. E fra gli attori che si ribellano alle attuali ricette del successo figurano nomi - da Clint Eastwood a Jack Nicholson, da Gene Hackman a Jane Fonda che in passato non si erano mai tirati indietro quando il copione chiedeva sangue e suspense. Clint Eastwood, proprio lui che dagli spaghetti-western alle vicende dell'ispettore Callaghan è sovente stato il simbolo della violenza cinematografica, si dice «schifato» dall'andazzo, mentre Richard Dreyfuss («Jaws») si è addirittura disfatto di tutti i televisori di casa («I miei figli ne erano drogati»). Se la violenza era una moda, l'anti-violenza rischia di diventare una moda ancor più vociferante. E' in un'Inghilterra scossa dalla crescente ondata di criminalità giovanile - ultimo il caso del bimbette) di 2 anni massacrato da due bambini di 10 - che l'effetto di cinema e televisione sui giovanissimi è oggi al centro di un esame di coscienza tutto particolare. E infatti anche il primo ministro John Major si è ufficialmente schierato contro quella «dieta in¬ calzante»: «Non possiamo censurare la televisione ma possiamo invitare i genitori a controllare ciò che i bambini guardano», ha detto ieri, annunciando nuovi passi nei prossimi giorni. Ma Hollywood è stata pronta a raccogliere la nuova sfida; forse anche per effetto di un libro - «Hollywood contro l'America» - in cui il critico cinematografico Michael Medved ha costretto l'industria dei sogni a prendere atto della sua «anima malata», delle proprie responsabilità, del suo dovere - semmai - di «coltivare i nostri migliori sogni anziché sfruttare i nostri incubi». Era soltanto questione di tempo prima che i big dello schermo entrassero in campo. «C'è gente che mi si avvicina per chiedermi un autografo su una pistola o un fucile», osserva Clint Eastwood in un'intervista alla rivista Psychology Today: «Rispondo sempre dì no, perché altrimenti avrei un senso di colpa». Afferma di avere cercato di «mostrare la mancanza di bellezza della morte» nel suo film più recente, il western «Gli spietati» in cui vengono demoliti tutti i miti della frontiera; ma il messaggio, evidentemente, non è stato raccolto. Gli fa eco Jack Nicholson: «Speravo che il pubblico reagisse di fronte a tutto ciò che sta accadendo e costringesse il mondo del cinema a cambiare, invece sta dando prova di essere sempre più ignorante». C'è anche qualche voce dissenziente. Quella dell'attore italiano Franco Nero, per esempio, che ha accasato Anthony Hopkins d'ipocrisia. «Per lui è facile dire ciò che dice, dopo avere fatto il film e avere vinto un Oscar per la sua interpretazione». Ma la sua resta, per il momento, una voce isolata. «La violenza gratuita mi disturba - ha dichiarato al Sunday Times l'attrice Charlotte Rampling, anche lei con orrori cinematografici alle spalle - ed è terribile sublimarla come una forma d'arte e mostrarla come spettacolo. Applaudo la decisione di Anthony Hopkins, ma ho il timore che troveranno qualcun altro per quella parte». Certamente non Gene Hackman, a cui «Il silenzio degli innocenti» era stato offerto prima che a Hopkins, ma che già allora aveva detto di no «perché i miei figli mi avevano chiesto di non accettare più parti violente». Jane Fonda, che vinse il suo primo Oscar nei panni di una prostituta in un giallo a suspense («Una squillo per l'ispettore Klute») e un cui film del 1966 («The Chase») fu definito «un maldestro saggio di sesso e violenza», non perde l'occasione di schierarsi per quella che può apparire come una nuova crociata. Raccoglie infatti la sfida di Medved e accusa Hollywood d'immoralità: «Ricordate quando il cinema era bello e non avevamo paura che i nostri figli ci andassero?». Resta da verificare che l'improvviso moralismo di Hollywood non sia, come in altre occasioni, un fuoco di paglia. Fabio Galvano jack Nicholson rinnega il suo passato di film pieni di violenza: lo ricordiamo protagonista di «Shining» Jane Fonda si ribella alle attuali ricette tutto sangue per i film di successo

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