Benetton guarda all'Inter, la Lega a Palazzo Marino di Valeria Sacchi

Benetton guarda all'Inter, la Lega a Palazzo Marino I NOMI E GLI Benetton guarda all'Inter, la Lega a Palazzo Marino Si riparte. Almeno a Milano. Tirarsi su e ricostruire. E' urgente. Primo appuntamento: le elezioni del sindaco. Ritrovando un clima di nuova comprensione, come sollecita il cardinale Carlo Maria Martini. Ma senza scordare, per carità, quell'attivismo meneghino che, nel dopoguerra, ha moltiplicato soldi e affari. Chi la sa più lunga, su Milano punta da tempo. Come ad esempio Luciano Benetton che, dopo aver occupato una poltrona rossa a Roma, proprio in Parlamento, sbarca alla grande nel cuore della città di Manzoni, in piazza San Babila, dove ha preso lo spazio lasciato libero dal salone di Bepi Koelliker. E dove ha già piantato il suo vessillo ideologico con quel grande spazio pubblicitario che è stato occasione Il cardinale di polemiche Martini roventi, culmi- Benetton apre il «bazar» nate con il neonato insanguinato di Oliviero Toscani. Uno spazio sul quale, poiché non bisogna mai abbassare la guardia, sono tornati ora i polsi ammanettati insieme dell'uomo bianco e dell'uomo nero. Memento per i tangentopolisti. A San Babila è ormai vicina l'inaugurazione del mega-store della «United Colore» che, collegato con aperture interne al vicino spazio Fiorucci, vuole lanciare la formula del «bazar occidentale». Collaborano così, separati ma alleati, insieme ma ognuno a gestire il proprio territorio, due vecchi amici: Luciano e Elio Fiorucci, che in qualche modo di Luciano fu uno dei primi maestri, nelle formule di vendita e nell'immagine. Al bazar ci sarà di tutto, anche «food». Ma speciale. Come il gela¬ to «mucca-mucca» (la mucca è la recente passione di Elio), gli yogurt e il latte garantiti dai pascoli naturali delle tenute di Giuba Maria Crespi, anima verde e mecenate della natura. Ma le ambizioni del senatore trevigiano sono più vaste delle pareti di un bazar. Non è un mistero per nessuno che da tempo il presidente dell'Inter, Ernesto Pellegrini, è incalzato dalle critiche del fratello Giordano, che nella squadra neroazzurra è socio di minoranza, e brontola da mane a sera. Non gli sono ancora andati giù i miliardi spesi per avere Dennis Bergkamp e Wim Jonk. Che fare? Semplice, trovare un nuovo partner. Ed ecco entrare in campo Benetton che, si dice, avrebbe offerto a Pellegrini il suo appoggio sotto forma di finanziamenti, Elio Fiorucci lo aiuterà Latte e yogurt per la Crespi da suggellare con una vera e proprio sponsorizzazione dell'Inter nel 1994, quando la scuderia laniera sostituirebbe l'attuale sponsor, la Fiorucci dei salumi. Le menti degli sportivi corrono. Chissà! Luciano, l'Inter potrebbe perfino comperarsela. Già si immaginano scenari da corrida: i due «BiBi» in lizza. Benetton e Silvio Berlusconi che si misurano negli stadi e sugli spalti a colpi di giocatori, di sorrisi, di bellezza. Inde per iride, capello per capello. Lo spettacolo nello spettacolo. Il re dei golfini contro il re dell'etere. Lo scatto di Toscani contro la grisaglia di Mike Bongiorno. I trend del Duemila contro il Sugo Pronto. Per una leadership che infiamma il derby ma punta assai più in alto, alla Madonnina. Una storia, se storia sarà, che rinverdirebbe le vecchie battaglie del boom economico: il signor Motta contro il signor Alemagna, Angelo Rizzoli contro Arnoldo Mondadori, la Lambretta contro la Vespa, i rossoneri contro i neroazzurri, i pulpiti contro i mangiapreti. Orribile, ma così «produttivo»! In attesa della riscossa, Milano affila le armi per il grande evento, le elezioni del sindaco, verifica dell'anima cittadina. Così ha decretato Giampiero Borghini, che giocando d'anticipo spera di avere buone carte per una lista che raccolga le macerie di pri e psi, i fuorusciti pidiessini. Che dovrebbe arruolare industriali come Guido Artom, attuale assessore al Bilancio di Palazzo Marino, e avere l'appoggio del presidente di Assolombarda, Ennio Presut- Ernesto ti. A meno che Pellegrini quest'ultimo non decida di mettersi in gara lui stesso. Con i tempi che corrono, quella poltrona è importantissima. Tutti lo sanno. Non a caso ha già fatto naufragare il sodalizio tra Nando Dalla Chiesa e Franco Morganti. E altre risse sono alla porta. Si scanneranno, nella de, ciellmi e non ciellini, con l'incubo di Mariotto Segni, il sardo più amato dai milanesi, e la dissidenza di altri grandi cattolici come Alberto Falck. Il quale, tuttavia, prima di caricarsi di un impegno pubblico deve risolvere il dissidio con il cugino Giorgio Falck, magari spedendolo definitivamente a veleg¬ giare sui mari. Salvo poi ritrovarselo contro sul terreno politico. Rosanna Schiaffino ha molte ambizioni per il marito, non le dispiacerebbe un ruolo da first lady. Chi sceglierà il pds? Con una ardita pensata potrebbe candidare Carlo Rognoni, già direttore di Panorama, ora senatore pds di Genova. Un uomo benvoluto al di sopra di ogni sospetto. Gli identikit, per sindaci liberi e competenti, non sono molti: Guido Rossi, Giordano Zucchi. Naturalmente Mario Monti e Umberto Veronesi. Architetti no, la posizione sarebbe troppo delicata. Una donna? Rosellina Archinto. Quanto alla Lega è già deciso: sarà il numero due Marco Formentini. A meno che, se i tempi si facessero proprio bui, il decreto Conso andasse di traverso e la rivolta del Nord si accendesse, non decida di misurarsi per lo scettro di Milano, in prima persona, l'Umberto Bossi. Valeria Sacchi La Lega vuole Formentini Il cardinale Martini Benetton apre il «bazar» Elio Fiorucci lo aiuterà Latte e yogurt per la Crespi Ernesto Pellegrini Ennio Presutti di Assolombarda Alberto Falck, liti in famiglia La Lega vuole Formentini

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