«Fondi pensione il Fisco ci frena»

Parla Antonio Longo: per i lavoratori niente agevolazioni, ma «disincentivi» Parla Antonio Longo: per i lavoratori niente agevolazioni, ma «disincentivi» «Fondi pensione, il Fisco ci frena» 77presidente degli assicuratori chiede di rivedere anche il ruolo delVlnps MILANO. Non sono ancora nati, ed è già polemica. Anche se tutti salutano con brìndisi l'evento, su alcuni aspetti del decreto legge che istituisce i fondi pensione si sono già levate note di perplessità. Come quelle dell'Ama, l'associazione che raggruppa le compagnie assicurative che, del nuovo strumento, dovrebbero essere uno dei protagonisti di prima fila. «E' positivo che l'istituto dei fondi pensione sia stato finalmente varato. Detto questo, sul modo in cui è stato varato, mi sembra si possa osservare che, da un punto di vista fiscale, lo si è fin dall'inizio disincentivato». Questo dice Antonio Longo, che dell'Ama ha assunto la presidenza da poco più di una settimana. Nel senso che gli incentivi previsti non sono secondo voi sufficienti? «La questione è più complessa. Il governo non si è limitato ad evitare perdite di gettito fiscale immediato, esigenza più che legittima. Ma ha pianificato un nuovo tributo aggiuntivo». A che cosa si riferisce? «Mi riferisco al prelievo del 15 per cento sui contributi versati per i fondi, un 15 per cento che verrà restituito al sottoscrittore sotto forma di credito di imposta, il giorno in cui egli maturerà il diritto alla pensione, ma che non terrà conto del- la mancata prestazione. Questo credito è insufficiente a compensare la riduzione del capitale dovuta all'incidenza della tassa». E' possibile tradurre la questione in un esempio pratico? «Certo. Diciamo che io sottoscrivo un fondo e verso 100 lire. Me ne portano via subito 15, dunque il gestore del fondo ne riceve solo 85 da investire. Quando dopo anni arrivo a percepire la pensione, ricevo un credito di imposta del 15% sul risultato di un investimento pari a 85 lire e non a 100. Di conseguenza, questa tassa del 15 per cento, in realtà, è più alta, è superiore al 17 per cento e sfiora il 18 per cento. Ecco perché dico che, con questo decreto sui fondi, si è pianificato un nuovo tributo». E questo è un aspetto penalizzante... «Certamente. Si comincia subito con l'essere penalizzati su questa parte, e si crea al tempo stesso una tassazione nuova, che non ha alcuna giustificazione». Perché? «' orche le agevolazioni che sono state consentite, come la detrazione fino a due milioni e mezzo e la possibilità di servirsi di somme detratte dal Trattamento di fine rapporto, sono tutte cose già in vigore. Già oggi è possibile detrarre dalle tasse il 27 per cento di due milioni e mezzo per le pensioni, e già oggi il Tfr non è soggetto a imponibile». E' questo quindi il punto su cui gli assicuratori sono più scontenti? «Sì. Riteniamo giusto che lo Stato si sia tutelato contro eventuali cadute di gettito, ma troviamo strano che sfrutti questa circostanza per aumen- tare la pressione fiscale, proprio in un campo che dovrebbe essere agevolato per servire da volano ad altri interessi. E che è inteso come mezzo per incentivare i mercati finanziari e il risparmio, al fine di creare basi imponibili nuove, attraverso l'incremento dell'attività economica». Se esiste questo controsenso, voi avete proposte precise? «Intendiamoci, si può anche considerare un'incidenza superiore al 15 per cento, purché si abbiano altre compensazioni. Per esempio, la possibilità di detrarre dalla propria denuncia dei redditi l'intera quota corrispondente al contributo versato». Il punto fiscale è dunque il punto dolente del decreto... «E' una logica controproducente. Si è sfruttata questa materia così calda per trasformare un incentivo fiscale in una nuova forma di imposizione». Un altro argomento controverso è quello del coinvolgimento dell'Inps. «A nostro avviso, questo coinvolgimento non si giustifica per due ordini di motivi. Uno è quello della sfera professionale della gestione di un fondo pensione, che è diversa da quella dell'Inps. L'istituto infatti non ha come compito istituzionale quello di gestire la capitalizzazione. Poi ci sono problemi di concorrenza, di cui la legge stessa in qualche modo si è fatta carico, introducendo la competenza dell'autorità antitrust, che deve vegliare sul mercato per evitare posizioni dominanti. Bisogna tener conto che l'Inps ha una attività parafiscale, che le assegna obblighi e diritti di natura totalmente diversa da quelli di una attività commerciale, che deve svolgersi in regime di concorrenza». Come Ania, prenderete qualche iniziativa? «Cercheremo, semplicemente, nell'interesse generale, di spiegare le ragioni delle nostre perplessità nel modo più chiaro possibile». Dalla partenza di questi fondi, vi aspettate un boom? «Nessun boom. Ma da anni su questo strumento dei fondi pensione le assicurazioni si preparano. Naturalmente si rendono conto che la concorrenza è aperta ad altri segmenti, come le Sim o i fondi comuni. Ma questo fa parte del nostro mestiere di assicuratori, ed anzi è positivo dal punto di vista generale e dell'interesse dei sottoscrittori». Lei è prudente nelle previsioni... «Non so. Molto dipenderà da come le parti sociali, datori di lavoro e sindacati, decideranno di mobilizzare l'impiego del Tfr, che è certamente un elemento che va contrattato nell'ambito di un'intesa sul costo del lavoro». [v. s.) «Chi sottoscrive subisce un'imposta non del 15% ma del 17 o 18 Un tributo che è senza alcuna giustificazione» Antonio Longo è da pochi giorni presidente dell'associazione delle compagnie assicurative

Persone citate: Antonio Longo

Luoghi citati: Milano