«Disegno la paura sul volto di questa Italia»

Dal «rifugio» di Aquileia osserva i cambiamenti: «Senza socialisti si perde un buon argomento» Dal «rifugio» di Aquileia osserva i cambiamenti: «Senza socialisti si perde un buon argomento» «Disegno la paura sul volto di questa Italia» // vignettista: vedo un Paese confuso e molto indeciso FRANCESCO TULLIO Francesco Tullio Altan, lei abita ad Aquileia. Come fa a svolgere il suo lavoro di osservatore della società stando lontano dalla città? «Soprattutto attraverso i giornali e la televisione, dove si parla di cose che tutti conoscono. Io discuto anche con la gente, vado spesso a Milano, la città che è decisamente più importante per il mio lavoro». Come definirebbe il lavoro che fa? «Ho cominciato per il piacere di disegnare, poi s'è aggiunto il desiderio di raccontare delle storie, di accompagnare i disegni con delle battute. Ne è uscita una specie di insalata mista». Quando ha cominciato? «Le prime pubblicazioni sono uscite nel '64, con qualche illustrazione. Dal '68 in poi ho sempre pubblicato con una certa regolarità». Come è nato il suo personaggio più popolare, Cipputi? «Cipputi è nato da solo, tra gli altri personaggi delle mie vignette. Tra le madri e i figli a un certo punto è spuntato lui, e si è preso un certo spazio». Chi è Pimpa? «Pimpa ha 17 anni. Il personaggio è nato quando mia figlia aveva 2 anni. L'ho concepito come un gioco per lei». Si affeziona ai suoi personaggi? «Sì. Anche quando se ne aggiungono di nuovi non riesco a lasciare quelli vecchi, come per esempio Pimpa e Cipputi». Perché non disegna mai personaggi reali, come fanno invece Pericoli, Foratimi o Levine? «Perché non mi vengono bene, e poi mi interessa meno quel tipo di caricatura». Che satira ci sarà ora in Italia senza i socialisti? «Si perde un buon piatto. Però non credo che i socialisti siano ridotti così per merito o per colpa di quello che abbiamo fatto noi satirici». Le sembrano giuste o esagerate le ultime vignette di Foratimi? «Forse da un po' di tempo sono esagerate». La satira deve diventare ancora più accentuata o è ora di smettere? «Faccio fatica a parlare di satira in termini generali. Vi sono molti modi di fare satira». Nell'Italia di oggi intravede una speranza? «Non sono, al contrario di quello che si dice, un pessimista. Credo che un minimo di speranza si possa sempre avere». Come giudica il pds? «Molto confuso». Bossi e la Lega? «Secondo me sono altrettanto confusi, ma molto più vitali». Ha simpatia per Mario Segni? «Non mi entusiasma». E la democrazia cristiana? «Mi sta facendo esempi di persone e partiti che fanno grandi sforzi, parlano molto ma non si capisce se è per salvarsi, per rinnovarsi o arrivare da qualche parte». Pensa che i giudici di Tangentopoli debbano continuare imperterriti il loro cammino o che si debba trovare una soluzione politica? «Credo che i giudici debbano continuare, non devono sospendere le loro indagini. La soluzione politica è una cosa a parte». Qual è secondo lei la satira più intelligente? «Ci sono vari tipi di satira. Ci sono autori e momenti più intelligenti ma non saprei dare un giudizio generale. In certi momenti vi sono vignette particolarmente acute di certi autori, in certi momenti di altri». Lei è un uomo riservato. Ma è una persona allegra? «Non sono un allegrone, ma non sono nemmeno un uomo cupo». Come svolge il suo lavoro? «Sono metodico, mi siedo regolarmente al tavolo perché ho cose diverse da fare. La parte essenziale del mio lavoro è stare un po' attento a quello che si ascolta e a quello che si legge». Oual è il momento più stressante del suo lavoro? «Dover fare delle cose quando non c'è uno stimolo chiaro dalla realtà o quando la nausea prende il sopravvento sulla voglia di scherzare sulle cose. Ma non mi capita sovente». Come le vengono le idee? «Sono procedimenti difficili da ricostruire. A volte mi capita di cogliere una specie di stranezza nei discorsi che sento nell'aria e allora scatta l'idea di esprimere un dubbio su questa cosa. Credo che sia questo il meccanismo di base». Quali sono le persone per i quali ha più antipatia? «Gli ipocriti, gli arroganti, quelli che hanno i vizi capitali». E i più simpatici? «Le persone che si sforzano di essere coerenti. La coerenza è una cosa verso la quale mi sento molto ben disposto». Pensa che un mestiere come il suo si possa imparare? «Si può imparare la parte più tecnica. Ma alla base c'è questa voglia di attenzione di cui parlavo prima che mi pare comune a tante altre forme di lavoro in cui si usano parole e idee». Ha avuto dei maestri? «Direttamente no. Ho avuto molti maestri nelle cose che ho letto, visto e ho tentato di imitarli all'inizio». Quali furono? «Quello che mi ha dato lo stimolo più forte è stato Steinberg e poi Feiffer per il disegno con la parola». Guarda molto la televisione? «Sì, abbastanza». Cosa pensa della tv? «Ho un atteggiamento doppio. In parte la guardo per il mio piacere, in parte vedo cose che non vedrei perché ho sempre l'idea che si possa catturare qualche cosa di utile per il lavoro; ma non so bene dove finisca lo svago e cominci il lavoro». Cosa pensa della moda dei comici in Italia? «Va a ondate. Il comico che mi piace di più in questo momento è Chiambretti anche se non so se è un comico». Perché? «Forse perché riesce a fare il contrario di quello che riuscirei a fare io. Lo invidio abbastanza». Stando vicino a Trieste e quindi alla ex Jugoslavia, sente echi vicini di quella guerra straziante? «Credo che ci si senta dovunque impotenti e che gli echi di quella tragedia si sentano qui ad Aquileia come in tutto il resto dell'Italia». Lei è religioso? «No». Quali progetti ha? «In questo momento seguo la routine: disegni per bambini e vignette». I bambini sono molto importanti per lei? «E' importante il lavoro che faccio per loro. Non vedo molti bambini. Ho una sola figlia che ormai ha 21 anni». Si sente bene in questo momento? «Non peggio che in altri momenti». La situazione italiana di oggi le fa paura? «Sicuramente. Mi pare abbastanza rischiosa. Nel senso che tutto questo disordine rischia di far dimenticare che i problemi concreti continuano ad esistere e stanno peggiorando». Le sembra che gli italiani sapranno cambiare davvero, o vogliono solo cambiare facce? «Cambiare è un'operazione che avviene in quattro e quatti-'otto, e quindi sono piuttosto preoccupato che vecchi vizi prendano altre forme, ma abbiano radici molto profonde». In altre parole crede che vi sia una coscienza nazionale per un mutamento profondo ono? «Ne dubito. Non credo che questi fatti clamorosi appartengano a una fascia così separata dal resto del Paese». Come li vede lei gli italiani? «Gli italiani sono un popolo straordinario, mi piacerebbe tanto fosse un popolo normale». Alain Elkann «Le ultime battute diForattini mi sembrano davvero esagerate» ,, NOiO SO. SO CHE. POH) 6U£LO ma COlt passo a OMO DELLA OSL CHfc Quei, ?eW0 ci PA Pgl POCHI.Po) VIENE, ti ? UNO PELU OIL E CI METTE DEI BALLON)»- A destra il vignettista Francesco Tullio Altan, a sinistra una delle sue vignette tratte dal libro «Dieci anni di Cipputi», dedicato al suo personaggio più conosciuto

Persone citate: Alain Elkann, Chiambretti, Colt, Feiffer, Francesco Tullio Altan, Francesco Tullio Francesco Tullio Altan, Levine, Mario Segni, Pericoli, Steinberg