Nella Caporetto di Mitterrand di Enrico Benedetto

6. A due settimane dal voto Tolosa, feudo socialista, abbandona in massa il ps Nella Caporetto di Mitterrand Lioneljospin, già segretario del partito corre il rischio di non essere più eletto VIAGGIO NELL'URNA TOLOSA DAL NOSTRO INVIATO Era la patria del socialisme-cassoulet, il socialismo al ragù. Cioè quello popolare, una fede collettiva che unisce padri e figli, buona cucina, savoir vivre, feroci ironie anticlericali (l'eredità catara), buon senso contadino e utopia repubblicana. Funzionava così suppergiù dal 1920. Controprova: de Gaulle, odiatissimo in loco, si fece vedere una volta sola a Tolosa, mentre Mitterrand vi concludeva in trionfo ogni campagna elettorale. Be', il cassoulet e le sue overdosi caloriche furoreggiano ancora nei pranzi domenicali, ma senza «contorno» ps. La Città Rosa da cui prendeva il volo Saint Exupéry deve ormai l'inconfondibile colore solo ai pallidi mattoni delle sue case patrizie. Giustiziere, le elezioni che il 21 marzo sconvolgeranno l'antico feudo socialista. Finora il ps vantava un semi-en plein: 7 parlamentari su 8. E che l'ottavo risultasse Dominique Baudis, sindaco centrista di Tolosa, era pura sfortuna, argomentavano i notabili ps. L'assedio contro Baudis era senza falle. Banlieues, seconda cintura e provincia (l'Alta Garonna) rimanevano fedeli al credo del loro più illustre concittadino, Jean Jaurès: impossibile non arrendersi prima o poi. In fondo, anche Montsegur, leggendaria fortezza catara, finì per capitolare. E invece sono in fuga gli assediami. Finita l'egemonia. I sondaggi dicono che l'allenza di ferro gollisti-giscardiani sbaraglierà il nemico nel suo ultimo (con Lille e il Perigord) grande bastione. Addio aree storiche: il socialismo Anni 90 vivrà una crudele diaspora. Nel crollo annunciato, una vittima illustre. Lionel Jospin, l'uomo che portò quale segretario generale il ps ai massimi storici, già erede in pectore di Mitterrand, ex pluriministro. Non è un vegliardo. Ha 55 anni, e 4 giorni la settimana percorre senza tregua il collegio su una vecchia Peugeot «605» diesel. «E' mia, ho rifiutato la vettura di servizio che voleva darmi il Consiglio regionale» proclama. L'ammissione non richiesta illustra bene l'atmosfera 21 marzo '93. Più che battaglia, una guerra di liberazione contro gli «dei falsi e bugiardi» idolatrati fino a ieri e oggi vilipesi: Mitterrand il superfaccendiere, Lang lo smargiasso, Fabius il vampiro... Li condanna senza processo una triplice accusa che ormai ha messo radici nei salotti come fra le conversazioni di strada: affarismo, pochezza etica, corruzione. Fa quasi pena vedere Jospin il calvinista, l'avversario morale di Bernard Tapie, l'uomo che rimproverava già 3 anni fa alla leadership ps il «clientelismo» dibattersi tra gli spasmi e forse morire per una malattia che gli è estranea. In Garonna, nessun avversario gli ha mai rimproverato abusi o protezioni. Guardiamolo mentre si fa strada nel mercatino rionale, a fatica: non tende la mano, stringe solo quelle (poche) offertegli, pronunciando un semplice «Bonjour». Né ricorda i suoi meriti. Eppure basta leggere la stampa tolosana per accorgersi che sono parecchi. Gli agricoltori, quelli che hanno il lancio d'ortaggi facile contro i ministri: «J}a fatto molto per noi». E il secondo polo, l'ipertecnologica Aérospatiale presa alla gola dalle rappresaglie clintoniane, ne loda rigore, abilità, fermezza. Qualora Jospin dovesse cedere il seggio parlamentare - come indicano i «pools» - al cameade Jean Pierre Bastiani, se ne dorranno un poco anche gli elettori altrui. E tuttavia, votando il probo Jospin la Garonna cauzionerebbe in realtà il malgoverno nazionale ps. Un crudele parados¬ so. Ma dietro il prossimo tracollo vi sono altre ragioni. Vittimizzare Jospin non serve a capire. Il merito è anche di Baudis, uomo in sintonia con le nuove realtà cittadine e dipartimentali. Osserviamo Tolosa. Ha 350 mila abitanti appena (il doppio con le grandi periferie) ma è la seconda città francese per numero di studenti universitari. Comunità straniera qui non vuole dire inoltre maghrebini, bensì lavoratori aeronautici hi-tec tedeschi, britannici, americani: 20 mila. La modernizzazione socialista apparirebbe vincitrice, anzi lo è. Ma i cittadini, annessi i vantaggi, ne respingono la filosofia. Su 100 giovani, 32 ritengono identità primaria l'«essere di Tolosa». E malgrado il ministro Lang investa miliardi per mostre, spettacoli e teatri (dopo Parigi, il capoluogo subpirenaico non teme rivali), la maggioranza relativa giudica quale massima espressione culturale «il rugby», sport must della regione. L'egualitarismo cosmopolita sospeso fra happening e vecchie parole d'ordine che Mitterrand offriva negli anni belli, Tolosa glielo scippa ogni giorno. La Francia centralizzatrice si arena ai primi rilievi pirenaici, e Jospin - suo illuminato profeta con lei. Baudis incarna il nuovo profilo della Città Rosa, e il contado ne subisce lo charme vistoso. Ingredienti: poca o nulla ideologia, campanilismo acceso, elaborazione di un modello autonomo che toglie a Parigi qualsiasi «ruolo guida», sviluppo internazionale. E qui Baudis infrange l'ultimo tabù. Venerdì, a una voce con il sindaco della capitale catalana, ha dichiarato: «Tolosa ha ormai uno sbocco al mare, Barcellona». Non sono boutades. L'asse commercial-portuale tra le due città - affermano i tecnici - può rilanciare entrambe. E comunque annoderebbe legami antichi, sopravvissuti alla rivalità imperiale franco-spagnola in nome di un'Europa transfrontaliera, regionalizzabile, ostilissima ai diktat Parigi-Madrid. Fremerebbe de Gaulle, che un giorno spiegò la politica transalpina con due parole: «Essere centripeti». Ma neppure Mitterrand, forse, sorride. Enrico Benedetto L'opposizione gioca la carta anti-Parigi «Abbiamo un sbocco sul mare: Barcellona» «131 Primi manifesti elettorali sui muri delle città francesi [foto reuterj Nella foto piccola Jospin ex segretario del partito socialista