Bosnia atto di accusa del Papa
All'Angelus il Pontefice attacca «la cultura che si limita ai diritti umani» All'Angelus il Pontefice attacca «la cultura che si limita ai diritti umani» Bosnia, atto di accusa del Papa «Dietro gli orrori un umanesimo senza Dio» CITTA' DEL VATICANO. La guerra in Bosnia «è indegna dell'uomo e grida vendetta al cospetto di Dio»: il Papa all'Angelus grida forte la sua indignazione per gli orrori perpetrati al di là dell'Adriatico. Un'emozione fortissima, deve aver ricevuto sabato Giovanni Paolo II dall'incontro con il sindaco di Sarajevo; e ieri l'ha riversata sui fedeli che lo ascoltavano in Piazza San Pietro, tratteggiando per loro il quadro fosco e inquietante «dell'intera umanità, che sta vivendo un'ora veramente difficile». La colpa? Il Pontefice su questo non mostra neanche un dubbio: è della cultura contemporanea che «va inseguendo in larga misura, il miraggio di un umanesimo senza Dio, e presume di affermare i diritti dell'uomo, dimenticando, anzi talora conculcando i diritti di Dio». Molte volte ormai Giovanni Paolo II ha elevato appelli, richiami e preghiere perché i diretti interessati, e le potenze mondiali fermassero i massacri. Senza risultato; e dalle parole durissime, dalla voce alterata dall'emozione del Papa ieri è emerso il dramma dell'impotenza. «Come, infatti tacere dinanzi al triste spettacolo di soprusi e di inaudite crudeltà che sembranno gettare individui e popolazioni sull'orlo del baratro? - ha chiesto - Come può accadere che nel nostro secolo, secolo della scienza e della tecnica, ci si possa ritrovare impotenti testimoni di raccapric¬ cianti violazioni dell'umana dignità»? Sabato in Vaticano c'era il sindaco di Sarajevo. Ha portato nei palazzi pontifici la lista aggiornata degli orrori: «Mi ha confermato - ha detto Papa Wojtyla - l'aggravarsi delle tragiche notizie che da più di un anno ci giungono dalle martoriate popolazioni della BosniaErzegovina. Le cifre impressionanti di morti, di feriti, di donne violentate, di internati in campo di concentramento e deportati per l'iniqua operazione di pulizia etnica, quali ci erano state comunicate in gennaio, ad Assisi, dal Capo di quella comunità musulmana e da vescovi delle diocesi di Sarajevo, Banja Luka e Mostar, sono ora ancor più drammatiche». La Santa Sede non ha risparmiato fino ad oggi contatti e interventi per contribuire alla ricerca di una soluzione, ha ricordato Giovanni Paolo II, e «per contribuire a metter fine a questa inutile strage». La presa di posizione assunta dal Vaticano nei confronti dei serbi ha provocato, come conseguenza a livello ecumenico, grosse difficoltà con la Chiesa ortodossa di Belgrdo; e si è arrivati anche a dare una coloritura religiosa al conflitto fra Croazia (cattolica) e Serbia (ortodossa). Ad Assisi, a gennaio, alla giornata di preghiera per la pace, spiccavano per la loro assenza, benché invitati personalmente, i rappresentanti delle chiese ortodosse. Ieri Giovanni Paolo II ha lanciato un altro appello «accorato» a tutti «gli uomini di buona volontà»; un'esortazione «affinché continuino nel nobile sforzo d'inviare aiuti umanitari, anche a costo di gravi sacrifici, alle popolazioni più colpite dalla guerra». L'accenno ai «gravi sacrifici» sembra riprendere il tema dell'«ingerenza umanitaria» non espresso chiaramente ieri, ma che è stato uno dei punti fermi della Santa Sede nella sua politica sull'ex-Jugoslavia». Ai «responsabili del dramma balcanico» il Papa ha gridato il suo sdegno, affermando che «la distruzione fisica o morale dell'avversario è un crimine; e che la conquista territorile attuata con la forza è inaccettabile. In nome di Dio, - ha esclamato - invito tutti a deporre le armi! Non è mai troppo tardi per riparare il male compiuto e per ricostruire una nuova patria». La colpa di tutto questo è «di ogni ideologia che ha voluto porre l'uomo in alternativa a Dio, la creatura al Creatore». Un accenno al regime di Belgrado, ancora impregnato di marxismo? Forse, «certo è giusto e doveroso affermare e difendere i diritti dell'uomo; ma prima ancora - ha detto Papa Wojtyla - occorre riconoscere e rispettare i diritti di Dio. Trascurando questi si rischia oltretutto di vanificare anche quelli». Marco Tosarli Giovanni Paolo II ha lanciato un nuovo duro atto d'accusa per la Bosnia
Persone citate: Giovanni Paolo Ii, Papa Wojtyla
Luoghi citati: Assisi, Belgrado, Citta' Del Vaticano, Croazia, Sarajevo, Serbia
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