«Arbore disonori la tua Napoli»
De Simone e Fofì attaccano lo showman che ha firmato un contratto discografico negli Stati Uniti De Simone e Fofì attaccano lo showman che ha firmato un contratto discografico negli Stati Uniti «Arbore, disonori la tua Napoli» Lui replica: «Ma io vado per la mia strada» ROMA. Quanta acidità, quante accuse. Mentre Renzo Albore, nella sua amata veste di «musicante», continua a raccogliere consensi calorosi in Italia e all'estero, i suoi detrattori si scatenano. Il regista e studioso di tradizioni musicali Roberto De Simone accusa Arbore di essere l'«alfiere del laurismo musicale», e prima di lui il critico cinematografico Goffredo Fori lo ha definito «uno dei principali inventori e cantori del presepio degli arricchiti nel decennio più ipocrita della nostra storia recente». E chissà adesso, dopo che il conduttore ha appena firmato un contratto in esclusiva con la prestigiosa casa discografica americana «Elektra Records». Fori aveva definito «atroce» il disco «Napoli punto e a capo», cui Arbore deve il lancio in Usa. «Non voglio cadere nel gioco di chi mi critica. Preferisco andare avanti per la mia strada, convinto di quello che faccio. Sono un artiste e non un polemista». Al telefo¬ no dell'albergo di Napoli dove in questi giorni è di scena con 1'«Orchestra italiana» (e ogni sera per convincere il pubblico a lasciare la sala ci vuole almeno un'ora di bis), Arbore conserva il suo stile da gentiluomo. Però alle critiche non è impermeabile. E se gli si dice che il suo nuovo successo americano è forse dovuto al fatto che «Napoli punto a capo» è un disco che trasporta l'immagine più tradizionale del Meridione d'Italia, lui s'appassiona e spiega. «In tutto il mondo si sta diffondendo il bisogno di tornare alle radici, anche in campo musicale. Lo dimostrano il successo dei Gipsy King o dei Negresses Vertes e l'interesse per la musica del mondo di un musicista come Quincy Jones. Con la fine del secolo il rock ha detto la sua e oggi segna, un po' ovunque, il passo: non ci sono nuovi Beatles, Brace Springsteen e Prince hanno una certa età e anche la signorina Ciccone, che da noi va ancora bene, in America non è certo alle stelle. Perciò si torna a esaltare il carattere locale della musica: in America, per esempio, è il momento della Louisiana». E questa corsa verso la regionalizzazione della canzone spiega, secondo Arbore, l'interesse americano per 1'«Orchestra italiana»: «Viene premiata la forza della musica etnica e il coraggio di non scimmiottare altri generi musicali. Il blues dei poveri e i motivi simil-Usa non sono graditi in nessuna parte del mondo. Io ho portato a termine un'operazione dichiarata, partendo dai classici partenopei e riprendendoli in chiave modernizzata. Ho esaltato la metodicità di certe canzoni e in altri casi ne ho accentuato il ritmo. Questa è musica nostra, suonata con la passione della riscoperta». Insomma, il fascino esercitato in America da un disco come «Napoli punto a capo» potrebbe somigliare a quello di finn Oscar come «Nuovo cinema Paradiso» e «Mediterraneo». Anche quelle opere restituivano un'immagine degli italiani alquanto tradizionale. «"Nuovo cinema Paradiso" è un film straordinario, italiano dentro, poetico, ricco di emozioni. E' giusto che ognuno faccia le cose che sa: quelle sono cose nostre, autentiche, così come è autentico Woody Alien nel descrivere Manhattan. E poi in questo momento in cui l'Italia politica e sociale è sulle prime pagine dei giornali stranieri, dovremmo essere contenti che almeno le nostre espressioni artistiche si stiano facendo onore». Ma l'interesse dell'Elektra, etichetta dei Doors e dei Gipsy King, ha stupito un po' anche Arbore: «E'la prima volta che un disco come il nostro diventa oggetto di contesa tra le major discografiche americane». Renzo Arbore successo in platea e attacchi dietro le quinte Fa discutere il contratto con la «Elektra Records»
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