Verga, un rusticano tirchio e un po' mafioso

Verga, un rusticano tirchio e un po' mafioso Durezze e astuzie da un carteggio inedito dello scrittore e di De Roberto: il giallo di un film del 1909 Verga, un rusticano tirchio e un po' mafioso La «malavoglia» di arricchirsi a tutti i costi con il cinema nA1 i s° li v< Vini ARO Carluccio non ho bisogno di dirti che l'affare di cui ti scrive Giovanni Verga è affare nostro». In un pallido corsivo color violetto Federico De Roberto raccomanda all'amico un affare urgente e importante. Che cosa? Una questione privata. Una questione di cinema. L'autore dei Malavoglia voleva ritornare in possesso dei diritti ceduti a una società francese, l'Acad per la versione della Cavalleria Rusticana girata nel 1909. La lettera, inedita, sarà presentata oggi alle 11 in un servizio di Monica Mondo a Parole Nuove, il programma di Radiodue curato da Dino Basili e Antonio Debenedetti. Sarà letta anche quella gemella, di Giovanni Verga, ritrovata da Bruno Caruso. E' un piccolo giallo dunenticato (anche se lo narra nel suo Verga e il cinema uno studioso come Gino Raya). Una storia curiosa che oscilla tra set e denari, tra lettere e tirchierie, e rivela anche mi modo di risolvere «l'affar nostro» facendo appello-in senso buono - alla raccomandazione, all'amicizia. Verga si rivolge al misterioso «Carluccio» Moncada, signore parigino dal nome spagnoleggiante, il 24 marzo 1914, con preoccupazione: «Vidi già la proiezione di codesto film assai diverso dall'opera mia. Vorrei annullare questo contratto per poter disporre altrimenti di questo mio lavoro, e sarei disposto non solo a rimborsare al signor Agnel i 500 franchi da lui allora pagati (e divisi tra me e la signora Dembowska) ma anche qualcosa di più pur di avere restituita la facoltà di riproduzione cinematografica della mia Cavalleria^. Cavalleria rusticana è un tormentone per Verga. Adattata al teatro nel 1883 da lui stesso, sul¬ la base di una novella di Vita dei campi, riscuote un successo enorme grazie anche alla Duse. Mascagni la traduce in musica e l'opera fa il giro del mondo. Verga capisce di aver creato una miniera d'oro e vuole goderne i frutti. Fa causa a Mascagni e Sonzogno e riesce a farsi pagare 143 mila lire di diritti d'autore. Ci riprova nel 1907, ma ne esce sconfitto. La lettera parigina si inserisce in questa nuova fiammata rusticana. Verga aveva venduto il testo all'Acad per 500 lire: ora è disposto a restituire, come scrive cautamente, anche «qualcosa in più». De Roberto è più concreto, confida all'amico mediatore che può spingersi a sborsare 500 lire in più. Briciole in confronto ai diritti ricevuti dalla causa Mascagni-Sonzogno, ma spie di un atteggiamento curioso. Verga era attento fino alla lira. Per concludere un affare in perdita ci dove- va essere un motivo. «Era un tirchione - sorride l'italianista Nino Borsellino. - Negli anni della lettera, Verga non scrive più da molto tempo e vive di diritti d'autore. Era benestante, ma come i signori del suo tempo, era molto vigile nelle questioni economiche. E' noto, per esempio, che mandava messaggi in mezzo ai giornali, per risparmiare sui francobolli, visto che le stampe godevano di tariffe agevolate. Risparmiava sul cibo, riciclava gli abiti vecchi». Perché Verga è disposto a rimetterci pur di riavere la proprietà della Cavalleria? Apprezzato fotografo, ha l'occhio critico per bocciare un'opera cinematografica. Ma qui probabilmente pensa ad altro. Vuole stipulare altri contratti. Come altri romanzieri, ha capito che il cinema è una potente macchina da soldi (nel 1915 Pirandello scrive Ciak si gira). Nel 1916 (due anni dopo la lettera all'Acad) escono infatti le versioni italiane della Cavalleria firmate da Ubaldo Maria del Colle e Ugo Falena. A conferma che in questo affare rusticano il giudizio estetico entri poco, c'è il nome dell'Acad. La compagnia (che debutta proprio con la Cavalleria) era nata puntando sulla letteratura, pensava all'«educazione popolare» invece dei «trucchi illusionistici», dei feuilleton. E' una specie di United Artist francese, perché si basa sull'associazione di alcuni tra i più famosi attori teatrali del momento. Produzione, distribuzione e teatri di posa sono garantiti dal colosso Eclaire. La Cavalleria rusticana, uscito il 27 ottobre 1910, fu diretta da Emile Chautard in persona (il fondatore dell'Acad), attore famoso, poi emigrato in America (recitò anche in Settimo cielo di Borzage e Shanghai Express di Stemberg con la Dietrich). Il capo operatore era quel Raymond Agnel, amministratore della società, che Verga indica come persona da contattare per le trattative. Il cast: Turiddu è Charles Krauss del Théàtre St. Martin; Alfio è Dupont-Morgan del Théàtre de l'Odeon; Marcelle Barry del Théàtre Sarah Bernhardt, Lucia è Eugénie Nau del Théàtre Antonie. Il film è lungo 308 metri. Un po' più di dieci minuti. Brano Ventavo! r1 Non gli piacque la versione francese di «Cavalleria» Per risparmiare mandava messaggi dentro i giornali Giovanni Verga e sopra Charles Krauss, TurkJdu nel film

Luoghi citati: America, Shanghai