KOKOSCHKA e la bambola silenziosa

Estasi e orrore, rassegnazione e ferocia: i tormenti del grande pittore nelle lettere a Alma Mahler Estasi e orrore, rassegnazione e ferocia: i tormenti del grande pittore nelle lettere a Alma Mahler KOKOSCHKA e la bambola silenziosa vi L 1915 fu un anno davve1 ro terribile per Oskar I Kokoschka, che nel giro I di pochi mesi perse l'a_*lmore della donna che adorava e quasi la propria stessa vita. In agosto, mentre combatteva sul fronte ucraino, era rimasto ferito così gravemente da un proiettile alla testa e un colpo di baionetta al petto, che i giornali viennesi avevano annunciato la sua morte. E il 18 dello stesso mese, senza che lui ne sapesse niente, la sua amante Alma Mahler aveva sposato a Berlino Walter Gropius, abbandonando il giovane pittore espressionista senza una parola. Dopodiché, ingannata dalla notizia della sua morte, si era affrettata a portare via dallo studio di Kokoschka a Vienna tutte le lettere d'amore che gli aveva scritto. «La guerra indurisce la gente» commentò Kokoschka nelle sue memorie. «E' stato un gesto a sangue freddo che, stride con la sua natura passionale. Penso per contrasto al cuore palpitante con cui attendevo ogni mattina, che il postino mi portasse i suoi messaggi d'àmòré!». Per ironia della sorte, era stata proprio la vendita di un bellissimo ritratto di Alma, La sposa del vento, a dare a Kokoschka i mezzi per entrare in un reggimento prestigioso come quello dei Dragoni: lo stesso che oggi dà il titolo a una nuova biografia di questa ambiziosa e vivace signora, uscita in America da Viking (The Bride ofthe Wind, di Su zanne Keegan). Ma l'evento editoriale più importante è invece l'uscita, in questi giorni, di un prezioso volume di lettere del grande pittore, ricco di inediti e presentato da Ernest Gombrich per la Thames and Hudson. E' proprio nell'uno, e nell'altro di rimando, che leggiamo quanto Alma avesse spinto l'amante a mostrarle il coraggio di arruolarsi volontario. Ma anche Adolf Loos aveva avuto la sua parte nel convincere l'amico a partire per la guerra, proprio per allontanare l'artista dall'ambiente della Vienna altoborghese di Alma, che un intellettuale rigoroso come Loos giudicava malsano, fatuo e superficiale. Era sempre stato un punto di attrito tra i due amanti, quello della vita sociale: «Sono passato da casa tua per caso alle 10» scriveva Oskar ad Alma furibondo «e ho quasi pianto di rabbia a vedere come continui a circondarti di satelliti, mentre a me non resta che ritirarmi nel mio angolo sporco». L'amore supplichevole e violento di questi due singolari protagonisti della grande stagione culturale viennese d'inizio secolo, è proprio il cuore dei due libri che in questi giorni stanno attirando l'attenzione sui segreti, i tradimenti, le umiliazioni e le gioie di una coppia, lei bellissima vedova di 33 anni, lui un ragazzo dal viso lungo e ironico di soli 26. Ed è un peccato, si lamenta Gombrich nell'introduzione a Oskar Kokoschka letters, 1905-1976, che la razzia di Alma nello studio del giovane pittore ci abbia lasciato, di quell'avventura anche intensamente culturale, soltanto l'amara testimonianza del suo protagonista maschile: il quale, riflette Gombrich alla luce dei quadri che la raccontano, forse chiedeva alla sua ispiratrice più di quanto lei non potesse dargli. Lei, quando si incontrarono nell'inverno del 1912, era una giovane donna con gli occhi azzurri e il profilo dritto, che affilava la sua grazia mondana con un'intelligenza esigentissima e severa («Conosco pochissimo la musica di Mahler» aveva dichiarato scandalosamente quando era ancora la sua fidanzata, «e per quel che la conosco, non mi piace»). Era una musicista raffinata che aveva fatto un idolo di suo padre, il pittore Emil Schindler, e aveva cercato prima in Klimt e poi in Mahler la comunione con un altissimo spirito artistico che la morte del padre le aveva sottratto. Chi non l'amava la ricordava come un mostro di egocentrismo, pronta a usare chiunque per i propri scopi, ma non sono pochi quelli che hanno testimoniato della sua generosità e della dedizione al suo ultimo marito, lo scrittore Franz Werfel. Tuttavia, in quell'inverno in cui il patrigno Cari Moli le presentò Kokoschka perché le facesse un ritratto, Alma si ritrovava ad affrontare un giovane la cui reputazione era ancora più contrastata della sua: perché per ogni ammiratore di questo impetuoso talento (Klimt lo chiamava «il migliore artista della generazione dei giovani», e spesso i suoi quadri andavano tutti venduti prima ancora che aprissero le mo¬ stre), ce n'erano dozzine come l'erede al trono, l'arciduca Ferdinando, che avrebbero voluto «rompergli tutte le ossa», a quel «selvaggio», quel «Gauguin impazzito», come lo apostrofavano i critici ostili. Pazzo senza dubbio abbastanza da chiedere alla più viziata e ambiziosa vedova di Vienna di sposarlo: «Se tu puoi rispettarmi, se desideri essere pura come lo eri ieri, quando ti ho visto più alta e bella di tutte le donne che hanno fatto solo un barbaro di me, allora fai un vero sacrificio per me e diventa mia moglie, in segreto, finché sarò povero». Resterà, naturalmente, un desiderio frustrato, ma che frustrazione: le lettere di Kokoschka ad Alma fiammeggiano di passione («Se tu non mi ami, dovrò imparare a deglutire carboni ardenti»), di gelosia («Io non posso venire a té in pace, finché saprò che un altro uomo, vivo o morto, ti abita»), di umilissima sensualità («Dormo nel tuo cappotto, per respirare il tuo odore»), e non c'è tela, non c'è riga, non c'è parola in queste pagine e pagine di affabulazione amorosa, che non sia carica di fiducia nella totalità di quell'amore, che lei avrebbe completamente disatteso. Rinunciare al figlio che stava per dargli fu una delle azioni più fredde di Alma, che dopo tre anni di una relazione forse troppo intensa aveva incontrato per la seconda volta Walter Gropius, e desiderava eliminare qualunque impedimento al matrimonio con lui. Diede all'architetto berlinese, che dopo la guerra avrebbe fondato il Bauhaus, subito una figlia. Manon, ma lo lasciò che lei era ancora nella culla per l'ultimo, definitivo amore. Alma la donna fatale agli intellettuali, l'antisemita feroce a dispetto di due mariti ebrei, girerà le spalle a Kokoschka, a Gropius e a Vienna per andarsene via con Franz Werfel, che nel 1918 la descriveva come una donna che vive «in una magia bionda e leggera che contiene molta volontà di distruggere, molta urgenza di soggiogare, ma è tutta ombrosa e umida». E che venticinque anni dopo, poco prima di morire a Los Angeles, ancora si chiedeva se incontrarla fosse stata la più grande fortuna o la più grande sfortuna della propria vita. Certo, per il lettore è difficile non simpatizzare con la sprezzante ironia di Kokoschka, che dopo l'abbandono di Alma ordisce un esorcismo un po' perverso e si fa costruire da una ditta di Monaco una bambola a grandezza naturale «di età tra i 35 e i 40 anni, con i capelli ramati». La Donna Silenziosa con cui si risolve a vivere deve avere tutto quello che piaceva ad Alma: bellissimi vestiti, profumi e una devota cameriera personale che la prepara ogni giorno per la voluttà del suo padrone. Ma le ferite vere, quelle profonde, non si cancellano con uno scherzo macabro, e nel '37, quando il pittore scriverà una delle rarissime lettere ad Alma successive alla loro separazione - per chiederle di aiutarlo con la sua influenza a Berlino a evitare che i propri quadri fossero distrutti dai nazionalsocialisti come «arte degenerata» - concluderà confessandole «non ho mai più voluto un figlio, da allora, e dire che sono così disperatamente attratto dai bambini». La Donna Silenziosa aveva avuto intanto il suo festoso funerale un giorno dell'estate del 1920, quando Kokoschka aveva ordinato casse di champagne e invitato i suoi amici a danzare con lei. Accompagnata dall'orchestra della musica da camera di Vienna, la bambola si era aggirata tra gli ospiti sostenuta dal braccio di Hilda, la sua cameriera personale. E nel corso della notte, passando da un ubriaco all'altro, aveva perso le braccia e poi le gambe, finché anche la testa era rotolata a terra in una pozza di vino. All'alba, quando gli spazzini la portarono via nella città deserta, l'esorcismo era ultimato. Livia Manera «Dormo nel tuo cappotto, le scriveva, per respirare il tuo odore». E lei nel'15 lo lasciò per Gropius Per vendicarsi costruì e umiliò un manichino uguale alla donna amata i i) E ii) ' di PFrala dongiacondisdi omvenco Anse più ggrandvita. Cernon sizante dopo disce verso ditta dgrand35 e imati»cui si re tutAlmami e usonalno pene. Mafondeuno squandelle succene - con lai Alma Mahler, e sopra l'architetto Walter Gropius, che la donna sposò nel '15 pochi giorni dopo che Kokoschka era stato ferito al fronte e dato per morto. Sotto, il pittore «Busto di ragazza eretta», uno dei ritratti più sensuali di Oskar Kokoschka Alma Mahler