Le donne contro lo crisi Quarantamila in piazza

Roma, manifestazione organizzata dai sindacati. L'8 marzo cortei in Vaticano in difesa della 194 Roma, manifestazione organizzata dai sindacati. L'8 marzo cortei in Vaticano in difesa della 194 le donne contro lo crisi Quarantamila in piazza ROMA. «No alla violenza, no all'intolleranza: facciamo vivere la pace e la speranza», gridano le donne del coordinamento Cgil, Cisl, Uil del Lazio che aprono il corteo, partito più di un'ora prima da piazza Esedra. Sono dietro uno striscione che dice: «Contro la crisi la risposta è donna». Precedute dalle note della marcia trionfale dell'Aida, alle 16 - in un gran vento e sotto un sole squillante - imboccano piazza SS. Apostoli: proprio allora anche la coda del corteo incomincia a muoversi. Sono loro, alla testa di una manifestazione nazionale cui hanno partecipato circa 40 mila persone, che annunciano quanto sarà diverso questo 8 marzo. La festa è finita, dicono attraverso i loro slogan. Basta con le mimose, i travestimenti, i canti, i tamburelli, i cerimoniali della ricorrenza e anche la semplice gioia di ritrovarsi insieme - in tante - in piazza. Basta con le parole rituali e celebrative, che una volta all'anno portavano le donne al centro della scena. Qualcosa nel '93 è profondamente cambiato. La novità è che le donne portano in piazza la politica, i problemi del momento, la voglia di progettare la propria vita. E hanno incominciato ieri, in anticipo rispetto alla scadenza della festa della donna, con una manifestazione nazionale indetta dai sindacati: il tema dell'occupazione femminile era stato messo al primo posto rispetto a ogni altro, ma l'appun- tamento a Roma è stato colto dalle partecipanti - giovani, anziane, pensionate, lavoratrici, studentesse - anche come l'occasione per portare alla luce i tanti problemi su cui le donne stanno confrontandosi e hanno la loro da dire. C'è un gran fermento nell'universo femminile, incrementato dagli scandali e dalle polemiche. Ci si ribella agli interventi del Papa. Preoccupa l'attacco alla 194. Non si vuol mollare sul principio dell'autodeterminazione. Si ribadisce che lo stupro è un crìmine politico. Si respinge la manovra del governo che penalizza il lavoro femminile e il reddito familiare. Si riaffermano i prìncipi della solidarietà verso gh emarginati, i nuovi poveri, gli immigrati. Torna il tema della violenza, enfatizzato dallo scempio delle donne bosniache ma che in gran misura si ritrova nei nostri centri antiviolenza. Si lavora fianco a fianco, donne di diversi partiti, perché cambino le modalità della rappresentanza e anche le donne arrivino ai luoghi dove si prendono le decisioni importanti. Si scrìve, si fanno assemblee, ci si incontra per discutere di corruzione e tangenti. Andare in piazza non è più il momento più significativo. L'8 marzo a Roma ci saranno tre cortei diversi, la mattina, il pomeriggio, alle 19. Per la pace, contro Io stupro, per l'attuazione della legge sull'interruzione volontaria di gravidanza, per il diritto alla salute e allo studio. Ma innumerevoli sono gli appuntamenti, da una manifestazione a piazza San Pietro come sfida alle ingerenze vaticane rispetto alla 194, alle iniziative per garantire accoglienza alle donne jugoslave e somale vittime della violenza, alla presentazione di ricerche sull'occupazione femminile e sulla riprogettazione dello stato sociale nel rispetto di tutti i soggetti. Il segnale e l'anticipazione di tutto questo nuovo panorama femminile si sono avuti con la manifestazione di ieri. Mancavano le 600 siciliane, bloccate a Gioia Tauro da un fermo dei treni. Ma erano arrivate le adesioni delle donne de, pds, psi, prì, pli, psdi. C'erano sul palco sindacaliste e parlamentari, da Tina Anselmi a Livia Turco, Carol Tarantelli e Alma Cappiello. Ma non sono state loro a parlare. Lo hanno fatto le rappresentanti delle diverse delegazioni, che testimoniavano i disagi da cui le donne sono toccate sia quando cercano lavoro sia in conseguenza della crisi occupazionale, nel nostro Paese come all'estero. Ha detto Lilli Chiaromonte della Cgil, collegando fra loro i tanti fui di rabbia e di riflessione emersi: «Mettere al centro il lavoro vuol dire ripartire dalla richiesta delle donne di autonomia e soggettività, dalla volontà di progettare la propria vita. Quella lavorativa e quella affettiva». Liliana Matteo

Persone citate: Alma Cappiello, Carol Tarantelli, Liliana Matteo, Lilli Chiaromonte, Livia Turco, Tina Anselmi

Luoghi citati: Gioia Tauro, Lazio, Roma