Manette a Carra, la bufera continua di Enzo Carra

Manette a Carro, la bufera continua Manette a Carro, la bufera continua Andò: avevo chiesto ai carabinieri più rispetto ROMA. Non si placa la bufera scatenata da quegli schiavettoni ai polsi di Enzo Carra. Dopo l'indignazione dei politici ora scendono in campo telecronisti e fotoreporter. Motivo: la decisione del procuratore generale Giulio Catelani di vietare loro l'accesso al palazzo di giustizia di Milano. «E' un autentico attacco alla libertà di stampa», protesta Eugenio Barbera, rappresentante dei tele e fotoreporter. «E' un prowedimento sproporzionato, immotivato, discriminatorio». E l'Unione nazionale cronisti italiani spiega in un comunicato: «Introdurre limitazioni legate al mezzo tecnico equivale a ledere il diritto-dovere di cronaca». Eppure quegli sebiavettoni continuano a suscitare indignazione e nuove iniziative: l'ultima è quella dei giovani liberali, che chiedono ad Amnesty International di occuparsi del caso «con la massima urgenza». Spiega il presidente, Marco Benucci: «Se un uomo potente, con amicizie influenti, è stato trattato in maniera così inumana, cosa sarebbe accaduto a un cittadino qualunque?». Risponde la Lega: sarebbe successo esattamente lo stesso. E il problema, per i leghisti, sta tutto lì: «Come mai nessuno si muove per limitare l'uso dei ceppi quando gli imputati non sono eccellenti?», chiede Elena Gazzola, responsabile del settore giustizia. «La verità è che si è trattato di una scandalosa gazzarra: la legge dovrebbe essere uguale per tutti. Per questo la Lega esprime tutta la sua solidarietà ai tre carabinieri destinati al trasferimento per il solo fatto di averla applicata». Anche il deputato liberale Alfredo Biondi definisce «grave» il fatto che dopo la levata di scudi dei partiti in difesa di Carra sia stato colpito soltanto «l'ultimo anello nella catena della responsabilità, cioè i carabinieri della scorta». E chiede ulteriori chiarimenti al Guardasigilli Giovanni Conso. Ma davvero non c'era la possibilità di evitare le manette? Negli ambienti della Difesa fanno capire di sì e ricordano che già il 10 luglio scorso il ministro Salvo Andò invitava il comandante dell'Arma, generale Antonio Viesti, in una circolare, a tutelare «i principi di rispetto della dignità della persona». E aggiungeva: «Episodi di tal fatta costituiscono sacrifìci e costrizioni inutili, certamente non compensati dal persegui mento del pubblico interesse all'informazione, che può esse re correttamente assicurata sottraendo i soggetti interessati a forme di ostentata pubbli cita». Sull'episodio è in corso un'in dagine «rigorosa», assicurano all'Arma. «Ma serena», anche perché i provvedimenti presi nei confronti dei tre carabinieri con tanto clamore sono in realtà molto meno drastici di quanto si era pensato in un primo momento. Non si tratta di esonero, dunque, e nemmeno di destituzione dal servizio, ma di trasferimento. «Sono stati destinati ad altro incarico istituzionale», spiegano all'Arma. «E questo per motivi di opportunità», [a. d. r.J Enzo Carra ex portavoce del segretario democristiano Arnaldo Forlani

Luoghi citati: Carro, Milano, Roma