Parole soltanto parole tra noi Ma c'è lo «Zelig» che resiste di Alessandra Comazzi

r TIVÙ' & TIVÙ' Parole, soltanto parole tra noi Ma c'è lo «Zelig» che resiste PAROLE, parole, parole, soltanto parole, parole fra noi», cantava Mina. Parole (per l'appunto) sante: le parole ci travolgono, ci sommergono, spazzano le nostre idee e poi le fanno riaffiorare, ci tormentano, ci affliggono, ci sfiancano. Prendiamo giovedì sera in tv, e non diciamo che non c'era scelta. Si disponeva del calcio, del romanzo di nonamore, quasi un fumetto, tra quei due ricchissimi bietoloni di Carlo e Diana, avevamo i ragazzi in fiore del liceo di Beverly Hills e poi film assortiti, tra cui il sempre gradevole proto-Highlander, con Christopher Lambert e soprattutto uno strepitoso Sean Connery, che si capisce bene come possa essere in cima alle classifiche dei gusti femminili. Una prima serata, dunque, non pnva di offerta: ma, suvvia, priva di offerte allettanti (a parte la Juve per i suoi sfortunati tifosi). In questa fiera della noia e del già visto, Raitre offriva «Il rosso e il nero», dove si parlava, naturalmente, di partiti e tangenti, argomento che è stato di nuovo I a lungo dibattuto ieri nell'«Ii struttoria» di Giuliano Ferrara. «Il rosso e il nero», tre ore di parole. Troppe. Ma non basta: per punire in un colpo solo lo spettatore, le persone che ci lavorano e la rete stessa, Raitre piazza subito dopo un altro rotocalco, «Omnibus», condotto da Fabio Venditti, capelli ricci come Santoro e Marinoni (deve essere una regola, da quelle parti). Un appuntamento fisso di «Omnibus» si intitola «Tiro incrociato», è un'intervista fatta in contemporanea da Mino FucciUo e Corra dino Mineo, con l'ospite preso fra due fuochi. L'altra sera toccava a Nicola Mancino, il ministro dell'Interno che assomiglia in modo inquietante ad Alberto Sordi quando fa le sue spietate caricature delle tipologie italiane. Il programma prevede pure una serie di servizi, e giovedì sono andati in onda: uno girato in Somalia nel '91, subito prima e subito dopo la caduta di Siad Barre; un altro per dimostrare come sia facile portare denaro e altri generi di conforto in Svizzera (c'è un punto in cui la frontiera, fa fin ridere, è una rete di fil di ferro, smagliata). Ha poi parlato, pare per la prima volta, Elisabetta Magni, la titolare dell'impresa di pulize al Trivulzio, quella che, stanca di pagare tangenti a Mario Chiesa, lo denunciò e fece partire l'inchiesta. C'era infine un collegamento con lo Zelig, il cabaret milanese «esempio di resistenza contro Tangentopoli». Suonava l'orchestra «C'è quel che c'é», si esibivano Milani e Cornacchione, che abbiamo conosciuto a «Su la testa!», seduti al tavolino avevamo Michele, della ditta Gino & Michele, e Marco, della ditta Gialappa's Band. La povera Enrica Toninelli, titolare del collegamento ma evidentemente non abituata alla satira, pareva una scolaretta spiazzata dai suoi compagni che non le lasciavano fare il compito. Soprattutto il «Gialappo», vero di scolacelo, le dava dei problemi. In ogni modo, dopo l'orgia di parole, sono suonate come un balsamo quelle di Michele. Quando la disorientata Enrica gli ha chiesto di dire la sua sul astto del ministro Conso, a risposto: «Dovrei dire il mio parere, qui in due minuti? No, grazie». Alessandra Comazzi zzi | G

Luoghi citati: Somalia, Svizzera