Raffica di arresti per un omicidio eccellente di Maria Grazia Bruzzone

Ammazzato perché mandò a monte la costruzione di un centro commerciale. Ventuno in cella Ammazzato perché mandò a monte la costruzione di un centro commerciale. Ventuno in cella Raffica di arresti per un omicidio eccellente Pescara, risolto giallo del legale ucciso 2 anni fa PESCARA DAL NOSTRO INVIATO Quattro pallottole per vino sgarro, un nulla osta regionale mancato che ha fatto sfumare un affare da cento miliardi. E dietro, un giro immenso e miliardario di consulenze, intermediazioni e tangenti, ipermercati, rifiuti, trasporti e chissà cos'altro, imprenditori piccoli e grandi, costruttori, politici locali con contorno di donne passatempo e puntate nella capitale. Alla fine, dopo un anno e mezzo, il coperchio dell'omicidio di Fabrizio Fabrizi, l'avvocato di Pescara che aveva fatto ottenere a 20.000 carabineri lo stesso trattamento economico della polizia, è saltato. E adesso il terremoto che fa tremare Pescara e Chieti rischia di trasmettersi fino a Roma. In un giorno e una notte il procuratore Enrico De Nicola ha emesso diciassette avvisi di garanzia e compiuto quattordici arresti, fra i quali spicca il nome di Angelo Zito, sessantacinquenne ex sindaco de di Chieti, di nuovo candidato alla poltrona di primo cittadino dopo che, la settimana scorsa, una Tangentopoli locale aveva fatto saltare l'intera giunta democristiana. Accuse di concorso in omicidio per il costruttore Mario Mammarella e per Alessandro Pinto, suo giovane factotum. Associazione a delinquere, abuso d'atti d'ufficio per Zito. Imputazioni connesse con reati fiscali e finanziari per gli altri, tra i quali figurano due direttori di banca. Quattro colpi di pistola sparati nella notte all'«awocato dei carabinieri» fra i palazzoni di un quartiere del centro, il 6 ottobre del 1991. Due ferite mortali. Un agguato. Fabrizi, 41 anni, stava salendo in macchina per raggiungere il suo studio, dopo una misteriosa telefonata che lo avvisava di un furto. Con lui Patrizia Donatelli, la bionda trentacinquenne per la quale aveva lasciato moglie e figli. Là per lì si pensa a una storia passionale. Si punta sulla dama bionda, che dice di aver visto un «assassino dagli occhi di ghiaccio» ma tace su conoscenze e affari del compagno. E non riconosce Pinti, in un confronto all'americana. La svolta dieci mesi più tardi, ormai in era Tangentopoli. Il nuovo procuratore della Repubblica cambia strada. Raccoglie le montagne di documenti nello studio, nella casa, nelle borse del'avvocato. Le mette in mano a tre periti. E dopo mesi di controlli incrociati vengono fuori quattrocento pagine di relazioni e allegati. E piano piano la matassa si dipana. Viene fuori la vita dell'avvocato piccolo e occhialuto, dall'apparenza insignificante e invece non solo ricco ma ricchissimo. Il suo percorso da una giovinezza in provincia ai successi strepitosi nei Tar di mezza Italia, dalla militanza giovanile nell'estrema destra ai legami con politici e amministra¬ tori locali della de e del psi. I suoi vizietti, l'abitudine di approdare una volta alla settimana a Roma, all'hotel Baglioni di via Veneto, e organizzare festini prediligendo ragazze straniere: brasiliane, tunisine, polacche. E la mania di scattare non visto fotografie compromettenti di assessori, portaborse e altri personaggi ritraendoli in atteggiamenti intimi nelle serate a Pescara e nella capitale, e conservandone le copie. Emerge il ruolo di consulente, mediatore d'affari e collettore di tangenti dell'abile «avvocato dei carabinieri», protagonista di vicende poco pulite come quella dei fondi regionali spartiti fra le società di autotrasporto pubblico (due miliardi di tangenti finite, pare, in un conto all'estero) o quella delle discariche di cui Fabrizi otteneva la concessione per società di personaggi amici. E, fra i mille intrighi miliardari di cui il legale tiene le fila, viene alla luce la storia che lo ha bruciato. Un'ennesima vicenda di soldi, che ha come posta un ipermercato da cento miliardi e come scenario un Comune limitrofo, San Giovanni Teatino, dove Fabrizi ha grossi interessi. Come consulente legale del Comune per le osservazioni al piano regolatore, l'avvocato ha le mani in pasta nella contesa per il nulla osta alla costruzione del nuovo gigantesco magazzino. E gioca su due tavoli. Apparente¬ mente sponsorizza la Insèv, società di Aldo Fedele e di Mario Mammarella, un amico al quale è debitore di un favore. Ma di fatto porta avanti La Magnolia, società del cognato Giovanni Bolognese, il cui commercialista è l'ex sindaco socialista di San Giovanni Verino, Cardarelli. Uno sgarro che Mammarella non gli perdona. Ma l'omicidio sarà inutile. La gara truccata sarà vinta dalla Società di Distribuzione Italiana di Vincenzo Coppola, una ditta di Caserta. Sulla quale, bloccata l'autorizzazione, i magistrati hanno aperto un'inchiesta parallela con altri 11 avvisi di garanzia. Maria Grazia Bruzzone Per concorso in manette anche l'ex sindaco de di Chieti e un imprenditore I funerali dell'avvocato Fabrizio Fabrizi, il 9 ottobre 1991 a Pescara A destra, Alessandro Pinti, presunto autore materiale del delitto