Una dinastia di terroristi dalla Palestina a Manhattan di Aldo Baquis
Una dinastia di terroristi dalla Palestina a Manhattan Una dinastia di terroristi dalla Palestina a Manhattan TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Dopo l'attentato al World Trade Center di New York, nel «Pantheon» dei fedayn palestinesi potrebbe essere entrato un nuovo membro della famiglia Salameh: secondo fonti stampa statunitensi, Mohammed Salameh, 26 anni, sospettato di aver preso a nolo il furgone in cui fu nascosto l'esplosivo, sarebbe il figlio di Ali Hassan Salameh - uno dei più noti esponenti di «Settembre Nero» e fondatore dell'unità di élite «Forza 17».- e nipote di Hassan Salameh, il leggendario combattente palestinese che nel 1 947 perse la vita in uno scontro contro la «Haganah», la milizia dell'insediamento ebraico in Palestina da cui si sviluppò l'esercito israeliano. Ma, se non figlio, Mohammed potrebbe essere un parente del «Principe rosso»: così gli agenti del Mossad denominarono il dirigente di «Settembre Nero» nei sette anni di accanito inseguimento intercorsi tra la strage degli atleti israeliani alle olimpiadi di Monaco, nel 1972, e la sua eliminazione fisica a Beirut, nel 1979. Fra quanti non escludono il legame di parentela vi sono alcuni esperti, come Michael Bar Zohar, biografo del «Principe rosso», e Yossi Melmann, autore di un libro su «Settembre Nero». Secondo il suo avvocato difensore, Mohammed Salameh sarebbe nato in Giordania 26 anni fa, cioè all'epoca della Guerra dei sei giorni. E' appunto nel 1967 che Ali Hassan Salameh si arruolò in «Al-Fatah», divenen¬ do presto uno dei responsabili del «Jihaz al-Rasd» (l'apparato preposto al controspionaggio), al fianco di personaggi importanti come Faruk Kaddumi (attuale «ministro degli Esteri» dell'Olp), Abu Iyad e Abu Daud. Tra il 1967 e il 1970 il «Principe rosso» potrebbe aver trascorso - secondo fonti israeliane - periodi di lavoro ad Amman. «Nato nel 1932 a Jaffa, Ali Hassan Salameh - ha detto ieri Bar Zohar - ebbe due figli dal suo primo matrimonio con una esponente della nota famiglia palestinese Al-Husseini (che hanno oggi un'età maggiore di quella attribuita a Mohammed Salameh) e un terzo figlio, di nome Ali, dalle seconde nozze con Georgina Rizaq, una cristiana libanese che nel 1970 fu nominata Miss Universo. Ali Salameh, ha aggiunto Bar Zohar, è ancora un teenager e vive al Cairo con la madre. Su Muhammed Salameh, nemmeno le autorità israeliane sembrano disporre di informazioni concrete. Un controllo effettuato ieri nelle liste anagrafiche in Israele e nei Territori non ha dato alcun esito. Ma il nome Salameh ha risvegliato all'improvviso in Israele tristi ricordi del passato. Dal suo commando di forze palestinesi irregolari situato nella città araba di Ramle, negli Anni Trenta Hassan Salameh rappresentò un serio pericolo per i coloni ebrei insediatisi a Tel Aviv e nel Sud del Paese. All'inizio degli Anni Quaranta si recò assieme al Muftì di Gerusalemme nella Germania nazista per chidere aiuti e tornò avventurosamente in Palestina nel 1944, paracadutato su Gerico da un aereo della aviazione tedesca. Salameh morì nel 1947 in uno.scontro con combattenti ebrei. Con l'attentato alle olimpiadi di Monaco, nel 1972; ancora una volta il nome di Salameh venne collegato alla Germania e a una strage di ebrei: secondo il Mossad, non c'era dubbio che l'operazione fosse stata organizzata dal figlio, il «Principe rosso». L'anno successivo a Lillehammer, in Norvegia, agenti israeliani cercarono di saldare il conto: colpirono invece a morte un cameriere marocchino, Ahmed Bushiki, colpevole soltanto di essere fisicamente simile ad Ali Hassan Salameh. Ma ormai il superagente palestinese si era trasferito a Beirut, dove infuriava la guerra civile Nonostante la grandissima abi lità nella lotta clandestina, il 22 gennaio 1.979 Salameh fu raggiunto anche a Beirut-dai suoi inseguitori del Mossad, che riuscirono ad applicare alla sua automobile una carica esplosiva. Aldo Baquis
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