Medioevo in cerca di sponsor il seme dell'odio nelle donne croate di Au. Min.

Le truffe di Stato a luci rosse LETTERE AL GIORNALE Medioevo in cerca di sponsor; il seme dell'odio nelle donne croate Tabacco, Maestro della biblioteca Questa lettera farà forse «notizia» nel senso giornalistico del termine (appartiene difatti al tipo di notizia del «bambino che morde un cane»). Infatti, di solito le persone che fanno il mio mestiere scrivono ai giornali per protestare se e quando si sentono calunniate o ignorate. Al contrario, questa è una lettera di «protesta» - sia pure, e non paia un paradosso, piena di gratitudine - per il fatto che il suo giornale mi ha sopravvalutato e lodato al di sopra dei miei meriti. Il bell'articolo di Alberto Papuzzi, La storia sta andando nel freezer, è uscito sulla Stampa di domenica 7 febbraio corredato di tre foto di grandi studiosi - Georges Duby, Umberto Eco e Jacques Le Goff - nonché della mia. Basterebbe tale accostamento ad allarmarmi: è lusinghiero, ma purtroppo sono lungi dal meritarlo. L'articolo parla però della prestigiosa biblioteca medievistica dell'Università di Torino: e allora, al posto della mia foto, avrebbe meglio e più giustamente dovuto comparire quella di un Maestro, Giovanni Tabacco, che di tale biblioteca è stato per lunghi anni l'animatore tanto dotto quanto energico. Oppure quella di uno dei suoi molti collaboratori e allievi - da Sergi a Comba, a Merlo, a Settia, ad Artifoni, a Bordone ai più giovani, come Barbero - grazie all'intelligenza e all'abnegazione dei quali noi possediamo oggi quella raccolta di opere medievistiche che ha pochi riscontri in tutta Europa. A parte ciò, l'articolo di Papuzzi è sacrosanto. La biblioteca va salvata. Noi medievisti dovremmo farlo a qualunque costo, magari organizzando una fondazione e cercando degli sponsor privati. In questo, La Stampa potrebbe molto aiutarci: ma trovare le strade adatte spetta ai colleghi tori- nesi, a disposizione dei quali io mi pongo incondizionatamente, secondo le mie forze. Franco Cardini Dipartimento di Storia Università di Firenze Hanno il diritto di decidere da sole Ai Bambini che son già nati, a coloro che nasceranno ed a quelli che non potranno mai vedere la luce, io chiedo perdono. Chiedo perdono per tutte le madri che li rifiutano e per me stesso che non mi sento di condannarle. Chiedo anche perdono per quei padri, di cui avrebbero solo da vergognarsi e che io maledico. Spero solo che trovino famiglie, in tutto il mondo, disposte ad ospitarli per offrire loro l'amore, di cui avranno bisogno per non dover mai chiedersi come sono giunti e da dove. Spero che nessuno debba mai dir loro che non è stata la cicogna a portarli, ma un'arpia. Una bestia con sembianze umane: quella che ha profanato i corpi attraverso i quali sono venuti al mondo. Le loro vittime mentre subivano le violenze hanno sperato di morire. E poi, hanno pregato che loro stessi morissero, e magari insieme. Come potrebbero amare i loro figli quelle donne bosniache o croate se mentre si dibattevano pregavano il Signore di morire? ed hanno poi desiderato che non venissero mai alla luce? No, non potrebbero! La loro sarebbe solo pietà per delle creature senza colpa. Ma sarebbe vivere per loro? Quando invece ci potrebbero essere tante famiglie pronte ad accoglierli per il piacere di essere chiamati mamma e papà. Solo con questi imparerebbero ad amare. Le loro vere madri non potrebbero, perché loro stesse hanno maledetto il giorno in cui sono nate. Hanno maledetto il seme che le ha fecondate ed anche il mondo intero che non ha potuto o saputo difenderle. Troppo grande la violenza che hanno subito per costringerle ad un'altra violenza: quella psicologica. Lasciamo che siano loro a decidere del loro futuro ormai fin troppo pregiudicato. E se odieranno cerchiamo di comprenderle. E' già molto se avranno il coraggio di continuare a vivere. Perciò perdoniamo qualsiasi cosa esse decideranno di fare. E' loro diritto di coprire con un velo il dolore. Da parte nostra possiamo solo amarle affinché dimentichino presto. Io le amerò! Sergio Zupicic Segretario Generale Associazione Italia Croazia Novelli: mai messo Bajardi all'indice La lettera di Ardito pubblicata ieri da La Stampa al di là di alcune inesattezze e dei toni polemici un po' acrimoniosi nei miei confronti (che non mi sorprendono e tantomeno mi scandalizzano) mi ha indotto a una riflessione e a una decisione che voglio manifestare pubblicamente. Non amo la rissa, tantomeno tra persone che per tanti anni hanno militato sotto la stessa bandiera. Ma questa impressione è inevitabile rileggendo la mia intervista pubblicata sempre da La Stampa mercoledì. Il collega Papuzzi ha sintetizzato correttamente lo spirito del mio pensiero (espresso attraverso una conversazione telefonica di oltre mezz'ora) ma costretto a condensarlo in 30 righe. Ecco allora che salta fuori un «parvenu» (addirittura nel titolo) usato da me paradossalmente per chiarire che Greganti non era «un rampante»; così, come risulta dal testo, può suonare offensivo mentre non lo era affatto. L'accostamento dei nomi Ardito-Greganti da me fatto nella conversazione per sottolineare il suo carattere creativo, volitivo, sempre alla ricerca di cose nuove, di iniziative, voleva sottolineare che era esattamente l'opposto del compagno settario, «trinariciuto» come qualcuno ha cercato di dipingerlo. Ma la cosa che mi preme di più precisare riguarda la sbrigativa frase attribuitami in merito all'episodio da me ricordato del Cto, là dove si parla «degli Enrietti e dei Bajardi» quasi si trattasse di una specie di politici da mettere all'indice. No, non è così. La stima che ho sempre nutrito e che continuo a nutrire (per la sua dirittura morale e la sua passione politica) nei confronti di Sante Bajardi mi impone questa puntualizzazione. Con oggi (da vecchio giornalista, me ne scuso) rilascerò, almeno per un certo periodo di tempo, dichiarazioni e interviste soltanto da me scritte, riconfermando la correttezza del collega Papuzzi. Diego Novelli Ringrazio Novelli per le attestazioni di correttezza. Pro¬ prio in nome della correttezza, in primis verso i lettori, devo dire, a scanso di equivoci, che le risposte di Novelli nell'intervista in questione erano testuali. Ho fatto una sintesi nel senso che non ho scritto tutto quello che Novelli mi ha detto, ma quanto ho riportato fra virgolette erano parole sue, compresa l'espressione «gli Enrietti e i Bajardi». [a. p.l Ferrara: su Greganti nessun sarcasmo Giorgio Ardito mi tira in ballo, in una lettera pubblicata ieri, a proposito del mio articolo sul «caso Greganti». Ardito non è mai stato considerato, a quanto ricordi, un colosso di perspicacia; ma se definisce «sarcasmi contro Greganti» le parole di solidarietà che ho scritto in difesa di un quadro d'apparato, mollato al suo destino dai burocrati piccoli piccoli del pds, allora non è più in discussione l'intelligenza: semplicemente non sa leggere. Giuliano Ferrara Formigoni: i maschi sono «cavalli pazzi» Nel riassumere ieri sulla Stampa una lunga conversazione con me, Augusto Minzolini mi attribuisce l'espressione «Cavallo Pazzo», in riferimento alla Onorevole Ombretta Fumagalli Carulli. Il termine «Cavallo Pazzo», semmai, posso usarlo nei confronti di politici maschi, sempre che essi lo meritino. Parlando invece di una illustre collega come l'Onorevole Fumagalli Carulli ho usato l'espressione «Spirito Indipendente». On. Roberto Formigoni Confermo quanto ho scritto. [au. min.]

Luoghi citati: Artifoni, Croazia, Europa, Firenze