Un Wotergote per Mitterrand di Enrico Benedetto

L'Eliseo intercettava le telefonate di un reporter, Liberation pubblica i verbali L'Eliseo intercettava le telefonate di un reporter, Liberation pubblica i verbali Un Wotergote per Mitterrand Indagava sulla nave di Greenpeace affondata dagli 007 Il Presidente tace, Bérégovoy: scoop anti-socialista PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'Eliseo origliava conversazioni telefoniche. Vittima, il reporter di «Le Monde» Edwy Plcnel, la cui unica «colpa» era voler scoprire la verità sullo scandalo «Raimbow Warrior» e un'altra losca vicenda messa invano a tacere dai servizi segreti. Correva il 1986, ma i verbali con le prove hanno atteso sette anni in qualche archivio top secret per vedere la luce. Ieri li pubblicava in prima pagina il quotidiano «Liberation». Sorpresa e costernazione a Palazzo. Francois Mitterrand, scrive oggi «Le Monde», non desidera commentare la vicenda. L'amara corvée tocca dunque al premier Bérégovoy, che dispone l'ormai prevedibile indagine, facendo tuttavia notare la «non casualità» dello scoop. Un siluro lanciato contro i socialisti? Nessuno può escluderlo. Tuttavia le intercettazioni sono lì, j'accuse lancinante per l'uomo che dal '70 (quando a compierli era la Destra) tuonava contro simili abusi, salvo reggere per oltre un decennio il Paese senza far approvare alcuna legge in materia. Oggi esiste, resa inevitabile da varie condanne inflitte alla Francia da istanze internazionali. Le lunghe orecchie dell'Eliseo non erano quindi crimine. Ma che la Presidenza facesse spiare il cittadinogiornalista come una qualunque polizia dittatoriale sudamericana fa scalpore nella patria della Liberté. Certo sarebbe eccessivo immaginarsi Frangois Mitterrand responsabile diretto. Mi- ca aveva lui la cuffia, né prese decisioni su Plenel (nome in codice «Benet»). Se ne incaricò la «cellula antiterrorismo» dell'Eliseo, organismo da allora scomparso ma i cui responsabili possono vantare - tra qualche disavventura - una buona carriera. In ogni caso, la polemica già divampa. Giscardiano da combattimento, Philippe de Villiers si concede l'effettaccio: Mitterrand - proclama - «ha messo in piedi un sistema mafioso». Altre polemiche verranno. Ma sin d'ora Edwy Plenel sporge denuncia contro ignoti. Altri reporter, il cui nome emerge dalle conversazioni, lo imiteranno. «Le Monde» si associa, e la sua autorevolezza gettata nella battaglia peserà. Francois Mitterrand, che sinora andava moltiplicando gli attacchi ai media (rei di cattiva stampa verso il ps e l'Eliseo) deve mutare strate¬ gia: rischierebbe feroci ironie. Le 16 telefonate - a domicilio - che «Liberation» riproduce non svelano grandi cose. Il reporter parla di inchieste, relazioni professionali, idee. Non manca qualche dettaglio intimo: ritenendosi lesa, anche la sua compagna firma l'esposto. I verbalizzatori riproducono (con godibili svarioni ortografici) il testo, più una griglia riassuntiva per i nomichiave. Lavoro sistematico, preciso, implacabile. Che cosa vuole sapere da Plenel l'antiterrorismo? Tra il 30 dicembre '85 e il 28 febbraio successivo - i termini entro cui si dipanano le chiamate - il giornalista indagava su due temi principali: «Raimbow Warrior» e i cosiddetti (Irlandesi di Vincennes). Erano tre, li arrestano i «servizi» spacciandoli quali membri Ira. Ma poi emerge che proprio gli 007 avevano messo armi nel loro «covo» per incastrarli. Una montatura totale. Meglio nota la prima storia. Lo spionaggio francese fece esplodere in uno scalo neozelandese la barca di Greenpeace che disturbava i test a Mururoa. Saltò il ministro Hernu (Difesa) e i rapporti con Wellington sono tuttora velenosi. E' inverosimile che l'Eliseo sospettasse Plenel di collusioni. Voleva, semmai, conoscere le sue fonti per torchiarle a dovere impedendo se possibile nuove fughe. Pur ammettendo che la cellula presidenziale avesse qualche ragion d'essere - all'epoca fu ipercontestata - l'attività spionistica sui media ne esula senza alcun dubbio. Doveva proteggere Mitterrand e la sicurezza nazionale, non baloccarsi con l'informazione giornalistica. Chi diede ordini in merito? «Non lo so» dichiara Gilles Ménage, allora vicecapogabinetto all'Eliseo. E' pre¬ sumibile fosse Christian Prouteau, il «capo» del minuscolo ufficio, da 24 ore taciturno con radio, tv e quotidiani. Il suo vice si chiama Paul Barrii. Smentisce ogni partecipazione, ma osserva: «E' verosimile quanto rivela "Libé". L'Eliseo intercettava anche me. Peraltro non ha smesso». Occorrerà forse attendere il dopo-elezioni per conoscere sviluppi significativi, incluso il ruolo che giocò Matignon nel concedere all'Eliseo il via libera per quei giochini telefonici. Ma lo scivolone dello staff mitterrandiano non trova scuse. Anzi, finisce per risultare comico. E qualcuno già rievoca gli idraulici fasulli che nel '73 si fecero beccare a mettere sotto controllo il «Canard Enchainé». Più seria, la Gestapo intercettava dalle fogne parigine. Enrico Benedetto Un candidato: «Sono socialista, non ho nulla da nascondere» [FOTO ANSA]

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