«Questo attentato è un avviso» scrive il leader serbo poi ritratta di Foto Ansa

Lettera aperta di Karadzic agli americani e Christopher ribatte: nessun attacco potrà mai fermarci BOSNIA «Questo attentato è un avviso» scrive il leader serbo, poi ritratta WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Non ci faremo bloccare dal fare ciò che è necessario da attacchi terroristici di alcun tipo», ha dichiarato il Segretario di Stato Warren Christopher a proposito della bomba lanciata contro l'ambasciata americana a Belgrado. Si è trattato di una reazione scontata, ma, anche se il lancio di aiuti umanitari sulla Bosnia continua, gli Stati Uniti sono sempre più preoccupati per gli sviluppi della situazione nella ex Jugoslavia. Non solo giungono terribili notizie sulla dimensione del massacro, in pieno svolgimento, di musulmani bosniaci da parte dei serbi. Ma, anche se successivamente ritrattata, la minaccia contenuta in una lettera aperta al popolo americano, scritta dal capo dei serbi bosniaci Radovan Karadzic ha creato allarme alla Casa Bianca. Nella lettera, Karadzic aveva avanzato una minaccia, che appariva anche un incoraggiamento a compiere atti terroristici contro gli Stati Uniti. «Il tragico e deplorabile incidente terroristico al World Trade Center è una fresca testimonianza della straordinaria inutilità e degli immediati pericoli di un coinvolgimento diretto da parte di Paesi stranieri». Poco importa che, proprio ieri, l'Fbi abbia compiuto, in riferimento all'attentato, un primo arresto che sposta l'attenzione su una pista fondamentalista islamica, dopo che, nei giorni scorsi, si era parlato di una pista serba. E poco importa che Karadzic, ieri, nel corso di un incontro alle Nazioni Unite, abbia detto: «Dimenticate quella frase perché non coglieva nel segno». Ma la frase era stata'srritta r sppiiita. Hi lì a stata scritta e seguita, di lì a poche ore, dall'attentato di Belgrado, risoltosi, per fortuna, senza gravi conseguenze. Karadzic, poi, non ha ritrattato un'altra frase contenuta nella lettera, quella in cui ammoniva che «una mal consigliata cooperazione umanitaria americana può, nel giro di una notte, trasformare un conflitto locale in una guerra balcanica, e forse in una guerra mondiale». Poiché, in effetti, l'operazione umanitaria americana sta facendo ulteriormente precipitare la situazione in Bosnia, rlnve i sprhi si annrnnriaTin rli dove i serbi si appropriano di quasi tutti gli aiuti e esercitano il tiro al piccione sui musulmani che cercano di recuperare i pacchi, gli Stati Uniti, pur non ammettendolo, sentono di essersi assunti una grave responsabilità. Christohper, poi, non è apparso particolarmente deciso e felice nel trovare l'aggettivo con cui definire la lettera di Karadzic, che ha semplicemente etichettato come «inutile». Il suo portavoce, Bichard Boucher, se ne è accorto e ha riconosciuto ieri che potrebbe¬ rn pssprp usati anrhp altri au- ro essere usati anche altri aggettivi come «irresponsabile e disgraziata». Ma la prudenza di Christohper è stata proprio il segno di una preoccupazione. I serbi hanno promesso che, tra sabato e domenica, permetteranno ai civili musulmani in Bosnia di abbandonare la regione per mettersi al sicuro, se prometteranno di non rientrare. Ma questo non è di grande aiuto. In pratica, è come avessero detto: «O ve ne andate o vi ammazziamo». Inoltre i serbi, per impadronirsi della Bosnia, hanno tutto l'interesse a ima rliasnnra rlpi l'interesse a una diaspora dei musulmani. Sadako Ogata, alto commissario dell' Onu per i rifugiati, ha detto di avere raccolto testimonianze di enormi «massacri e atrocità», che la condanna pronunciata mercoledì notte dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Uniti non ha neppure rallentato. La risoluzione approvata incoraggia anche il Segretario Generale a dispiegare nuove forze nella Bosnia orientale. Ma ne servirebbero molte di più di quante sono attualmente disponibili. Paolo Passarmi Lettera aperta di Karadzic agli americani e Christopher ribatte: nessun attacco potrà mai fermarci f Il leader dei serbi bosniaci Radovan Karadzic e, nella foto grande, un soldato serbo ispeziona un pacco di aiuti americani paracadutato nei pressi della città musulmana di Cerska [FOTO ANSA]

Persone citate: Boucher, Karadzic, Radovan Karadzic, Sadako Ogata, Warren Christopher

Luoghi citati: Belgrado, Bosnia, Jugoslavia, Stati Uniti, Washington