Il Boccaccio narrò della Griselda di Saluzzo di Luciano Curino

Il Boccaccio narrò della Griselda di Scingo Oggi in omaggio con La Stampa il nuovo fascicolo della «Storia del Piemonte a fumetti» Il Boccaccio narrò della Griselda di Scingo Era una guardiana di pecore e il marchese la volle in moglie Una stradina che sale alla vecchia Saluzzo e alla Castiglia si chiama Griselda, che è il nome della donna più celebre del De camerone di Boccaccio, entrata nella letteratura europea e che per secoli ha commosso la fantasia popolare. Saluzzo le ha dedicato una via: la Griselda del Decamerone è saluzzese. Era una guardiana di pecore. Un giorno se ne sta davanti alla misera capanna del padre, passa con il suo corteo Gualtieri marchese di Saluzzo e la vede, s'innamora, la sposa. Dopo qualche anno il marito vuole mettere alla prova la sua virtù: le toghe i due figli fingendo di averli uccisi, la ripudia in presenza dei vassalli, la rimanda alla capanna paterna con una sola camicia. Passano anni e Griselda ritorna a castello, chiamata da Gualtieri che finge un nuovo matrimonio: essa deve organizzare il lavoro delle ancelle per l'accoglienza della nuova sposa, più giovane e più bella. A questo punto il marito l'abbraccia, le rivela di averla sottoposta alla lunga e crudele prova per essere certo della sua fedeltà e ubbidienza, le presenta i figli ormai grandicelli, anzi la finta nuova sposa è la loro stessa figlia. Per l'ultima novella del suo capolavoro Boccaccio ha scelto il marchesato di Saluzzo per la sua notorietà, certamente uno dei più illustri dei tanti state■ relli di allora. Dei tre antichi maggiori Stati piemontesi (i marchesati di Saluzzo e di Monferrato, il ducato sabaudo) è il più piccolo, quello appunto di Saluzzo, che ci ha lasciato le più insigni testimonianze di raffinatezza feudale. Rude e guerriero perché i tempi erano quelli, ma anche con splendori e grazie insoliti, il più vicino al gusto e al costume di Francia. Una delle più insigni abbazie della valle padana è quella di Staffarda, voluta da Manfredo I e sempre i marchesi di Saluzzo vi ebbero stanze. Ma è soprattutto al castello della Manta, negli affreschi della sala baronale, che si trova l'espressione di una società raffinata. Sono dipinti gli eroi e le eroine cantati nello «Chevalier Errant» ed è rappresentata la «Fontana della giovinezza», tema frequente nelle tapezzerie trecentesche francesi: pittura edonistica in un salone di ozi eleganti. Nella storia dei castelli piemontesi, nota Bernardi, «questa sala della Manta è come una pausa fra tante vicende di guerra e di duro governo. Ed è la pausa che smentisce il pregiudizio di un Piemonte che non sappia alternare l'azione politica e guerriera col fascino di una civiltà artistica che pure al piede delle Alpi impervie dà frutti talori squisiti». Luciano Curino

Persone citate: Bernardi, Castiglia, Chevalier, Gualtieri

Luoghi citati: Francia, Monferrato, Piemonte, Saluzzo