Tra Tangentopoli e «cleptocrazia» lo Stato padrone mangia il Paese

r- NOMI E COGNOMI Tra Tangentopoli e «cleptocrazia» lo Stato padrone mangia il Paese I contano ormai a decine i dirigenti e i funzionari della pubblica amministrazione incarcerati o inquisiti nell'inchiesta Mani pulite e nelle altre inchieste giudiziarie proliferate in ogni parte d'Italia. Ma, tolti i casi più eclatanti, quelli che hanno coinvolto i responsabili burocratici dei ministeri delle Finanze, dei Lavori pubblici, dell'Anas, dei grandi Enti previdenziali, non fanno quasi più notizia, come se si trattasse dell'ovvio prolungamento delle responsabilità del ceto politico nella Tangentopoli nazionale. Il grand commis sembra considerato dall'opinione pubblica nient'altro che la controfigura del potente politico di turno. E del resto gran parte delle malversazioni venute alla luce non avrebbero potuto essere compiute senza la piena complicità burocratica. Il consiglio d'amministrazione dei Lavori pubblici ha assistito senza fiatare alle gesta dell'ex ministro Prandini, quando non vi ha partecipato, e alcuni direttori generali del ministero delle Finanze si erano trasformati in ben retribuiti mediatori di compravendite immobiliari. Il professor Sabino Cassese, massimo esperto di pubblica amministrazione, direbbe che la burocrazia italiana, a differenza di quella francese, non possiede né grands corps, né grandes écoles e che il suo smarrimento è l'effetto del ciclone politico, che la priva di una guida e di un'adeguata protezione. Bisognerebbe forse riflettere, a questo proposito, sulle singolari circostanze del suicidio di Sergio Castellari, l'ex direttore generale delle Partecipazioni statali che la mattina va a conferire con il suo ex ministro ed ex presidente del Consiglio Giulio Andreotti e il pomeriggio, soltanto poche ore dopo, si spara in testa. La politica non è più capace di garantire o riformare neanche se stes¬ sa, figurarsi se può tutelare o redimere un'appendice burocratica che ne ha mutuato i vizi. I dipendenti pubblici in servizio in Italia, secondo le ultime stime, sono 3.763.647, perciò guai a generalizzare. Ma le patologie burocratiche, come quella della corruzione, non vengono mai da sole. Gerald E. Caiden, uno studioso della materia, ne ha censite ben 175. La relativa tabella riempie quattro pagine di «Problemi di Amministrazione Pubblica», la rivista edita dal «Mulino», che ha pubblicato in italiano la ricerca. Si va dall'«arroganza» al «lassismo», dalla «decidofobia» all'«astigmatismo sociale», dalla «cleptocrazia», per l'appunto, all'«estorsione». Tutte le organizzazioni burocratiche soffrono di alcune di queste patologie, ma quelle che ne assommano troppe sono, secondo Caiden, al di là di ogni possibilità di recupero. A dispetto dell'ormai celebre e in qualche modo consolante paradosso di Hans Magnus Enzensberger sull'«Italia, anarchia che funziona», sono queste le nostre condizioni? Certo, a scorrere la tabella delle 175 patologie burocratiche, si ha l'impressione che neanche una di loro abbia risparmiato la pubblica amministrazione italiana. E' forse esente da «arroganza», «inintellegibilità», «confusione», «ignoranza» o «incompetenza»? Non sembra proprio a chi ogni giorno, con furore, è costretto a convi¬ verci. Mentre il vertice del ministero delle Finanze veniva decimato per gli effetti di vari rami di Tangentopoli, alcuni stampati ministeriali dovevano essere ritirati per errori di fatto. Niente di straordinario, capita quasi sempre. Ma come biasimare la collera del destinatario dell'innovativo e mitico «redditometro» antievasione, quando scopre che, non per un errore, il suo appartamento nell'hinterland milanese, gravato da un mutuo di 800 nula lire mensili, vale 52 milioni di reddito, contro i 14 milioni e 400 mila del possessore di una villa di 200 metri quadri a Porto Cervo? Le stravaganze del nostro Fisco sono un classico, ma le altre amministrazioni si rivelano non meno «inette», secondo la patologia classificata dal professor Caiden. Nel nuovo Codice della strada, costato anni e anni di lavoro ministeriale, sono stati contati ad esempio 90 errori, compresa la possibilità di sospendere la patente a chi venga sorpreso alla guida senza averla ancora conseguita. Si saprà mai chi sono quei funzionari capaci di inzeppare un testo di tante sciocchezze? O il nome di quel grand commis demente che ha inventato il nuovo sistema dei ticket sanitari? In Italia vigono 100 mila leggi, contro le 7325 della Francia, il che ci fa pensare che se il professor Caiden mirasse la sua ricerca sulla pubblica amministrazione italiana, che quella sconfinata accozzaglia legislativa in qualche modo applica, potrebbe significativamente incrementare la sua tabella delle patologie. E anche spiegare la furia iconoclasta esplosa in modo «patologico» con Tangentopoli non 'solo nei confronti della politica in senso stretto, ma verso tutto ciò che rappresenta il Potere Alberto Staterà sra^J

Persone citate: Alberto Staterà, Giulio Andreotti, Hans Magnus Enzensberger, Prandini, Sabino Cassese, Sergio Castellari

Luoghi citati: Cognomi, Francia, Italia, Nomi