«Il quadro della Callas? Ma ne abbiamo già due» di O. R.

«Il quadro della Callas? Ma ne abbiamo già due» Il ritratto rifiutato e la precisazione della Scala «Il quadro della Callas? Ma ne abbiamo già due» MILANO. Giampiero Tintori, direttore del Museo teatrale alla Scala, è esplicito: «Abbiamo ritratti di tutte le voci più famose della lirica, uno per ciascuno tranne che per Maria Callas e Giuditta Pasta le quali ne hanno due. Non era il caso di prenderci un terzo quadro di Maria». La polemica è con «Il Giornale» di ieri, dove si raccontava che la Scala aveva rifiutato l'unica opera per cui la soprano avesse mai posato, aggiungendo che le spese per la donazione sarebbero state sostenute dalla Carìplo. L'opera fu realizzata da Silvano Caselli a fine Anni 50, commissionata dal marito Giambattista Meneghini il quale se ne disfece appena Maria si mise con Onassis. Il dipinto finì in mano a privati, e fra il 1990 e il 1991 fu offerto all'ente scaligero. La direzione del teatro ritenne di deferire la vicenda, per competenza, al Museo. E Tintori precisa: «Non siamo né un museo dell'o¬ pera né tantomeno il museo della Scala. Siamo un ente autonomo, per di più privato, dove sono esposte opere che vanno da monete e vasi greci fino alla biblioteca teatrale di Renato Simonis. Alle pareti sfilano le fattezze di tutti i più grandi della lirica fra cui la Malibran, Stolte, Caruso, Gigli, Del Monaco. I ritratti di Maria Callas sono rispettivamente di Ulisse Saltini e Chicca Gambaro. Nel primo si vede la soprano vestita di nero; nel secondo, un primo piano del volto. «Il dipinto di Gambaro, che alla Scala lavorava quale scenografa - spiega Tintori - ci fu regalato qualche tempo fa dagli eredi. Non sono sicuro che la Callas abbia posato per Saltini, ma per Chicca sì. Dunque l'opera di Caselli non è l'unica per cui Callas abbia posato. Comunque sia, io non ho rifiutato Maria Callas: semplicemente ho ritenuto superfluo inserire un terzo ritratto in pareti già stracolme», [o. r.]

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