« Giulio ha acceso la miccia»

« « Giulio ha acceso la miccia» Craxi: è lui che ha avviato Tangentopoli QUELLE VOCI SUL COMPLOTTO CON questi discorsi Bettino Craxi ha intrattenuto mezzo partito socialista in questi 8 mesi in cui è stato in trincea. E, tutti quelli che gli sono stati accanto, da Acquaviva a La Ganga, da De Michelis a Garesio, si sono sempre sentiti raccontare che la genesi di «Tangentopoli» aveva avuto un regista occulto e cioè il solito incorreggibile Giulio Andreotti. «Sì, - raccontano ad esempio La Ganga e Garesio Bettino ci ha sempre detto: "Le vicende milanesi, almeno all'inizio, sono state messe in moto da Andreotti che voleva costringermi ad un patto alla vigilia dell'elezione del nuovo Presidente della Repubblica". Andreotti voleva per sé il Quirinale e avrebbe lasciato a Craxi Palazzo Chigi. Poi, però, la cosa è sfuggita di mano all'allora presidente del Consiglio ed ha finito per mettere nei guai i suoi stessi seguaci». Craxi, queste cose, non le ha mai dette in pubblico. Al massimo, nel descrivere in passato il «complotto» contro di lui, si era limitato a dire: «Si è partiti da una cosa, poi disegni e velleità si sono intrecciati e ci sono state alcune varianti...». Un riserbo che l'ex-segretario del psi ha tenuto fino all'audizione dell'altro ieri nella giunta per le autorizzazioni. Lì ha tirato fuori quello che Rino Formica aveva definito «il poker d'assi in mano a Bettino», quei documenti su «Proposta nuova», cioè un'associazione milanese che vedeva insieme personaggi dell'andreottismo meneghino come Ombretta Fumagalli Candii e l'implacabile nemico di Craxi, il giudice Di Pietro. In quella sede Craxi di più non ha detto, ma quei riferimenti non sono altro che la punta dell'iceberg, la parte emersa, di queste sue ipotesi. Ieri a chi gli ha chiesto sotto l'hotel Raphael la conferma se davvero fosse convinto che la miccia di questa rivoluzione fosse stata accesa incautamente dallo stesso Andreotti, ha risposto con un sorriso e una frase sibillina: «Per adesso ho fatto cadere solo alcune gocce». Con qualche intimo che ha parlato con lui nel pomeriggio, invece, è stato più chiaro: «Quello di Andreotti ormai è un capitolo chiuso. Lo sprovveduto senza accorgersene, invece di far saltare un sasso ha fatto saltare un'intera città. Ora dietro tutto questo si muove la "mano invisibile", qualcosa di potente come la grande finanza anglo-americana». E per essere più convincente, l'ex-segretario ha dato al suo interlocutore uno studio dal titolo significativo: «La strategia anglo-americana dietro la privatiz- zazione italiana: il saccheggio di un'economia nazionale», nel quale, manco a dirlo, la Lega di Bossi è l'insidioso strumento della grande finanza internazionale che è legata a tutto il mondo del male a cominciare dalla Cia. Ma, tornando agli albori di Tangentopoli, nessuno può togliere a Craxi dalla testa che tutto nasce da un avvertimento, calcolato male, inviatogli da Andreotti, cioè dalla vecchia volpe che l'ex-segretario socialista voleva «portare in pellicceria». In altre parole il grande terremoto sarebbe stato provocato dall'ultima battaglia, quella decisiva, scatenata proprio dal «divo Giulio» senza esclusione di colpi, all'ombra del caf giusto appunto un anno fa, non appena che l'allora presidente del Consiglio si accorse che «Bettino» voleva cedere il Quirinale ad Arnaldo Forlani. E la tesi di Craxi, la sua lettura dietrologica, è confermata da molti nel psi. Lo stesso Martelli, a proposito dell'esplosione di tangentopoli, ha detto in più di un'occasione al fido Raffaelli: «Qui c'è lo zampino di Andreotti». Per non parlare di Pillitteri, cognato dell'ex-segretario del psi, ex-sindaco di Milano e una delle prime vittime di tangentopoli: «Craxi - ha spiegato in transatlantico - non dice cose a vanvera, avrà le prove per dirlo. Del I resto la Fumagalli non è stata quella che aveva scatenato il finimondo per la Duomo Connection, cioè per una cosa finita in una bolla di sapone? E non è sempre stata la Fumagalli quella che a Milano combatteva la mafia e poi telefonava a Caponnetto in Sicilia per consigliargli prudenza nelle indagini? E non è sempre la Fumagalli la grande accompagnatrice di Andreotti a Milano? La verità è che Andreotti ha voluto lanciare un avvertimento senza badare al rischio che, per farlo, doveva mettere una scheda in un grande computer che alla fine, come in "2001 odissea nello spazio", ci ha ammazzati tutti». Così, anche in questo psi ridotto a pezzi, Andreotti continua ad essere l'origine di tutti i mali. E tutti i socialisti, e non solo loro, ieri nel transatlantico hanno ricordato le fasi della battaglia sot¬ terranea combattuta all'ombra del Caf. «Ma è chiaro - ha spiegato Mauro Del Bue - che non tutte le cose avvengono alla luce del sole: ad esempio, un mese fa, Martelli ci disse di essere convinto che la storia del conto protezione l'aveva ritirata fuori la P2 in combutta con la mafia. Mentre Formica fece il nome della Cia. Ma, a parte questo, a tutti noi in privato fu spiegato nella primavera del '91 che non si poteva andare alle elezioni anticipate perché Andreotti ci aveva promesso come contro-partita, se non le avessimo provocate, la messa a tacere delle vicende legate alla Duomo Connection». «Io - ha rammentato Carlo Vizzini, segretario del psdi - mi ricordo, invece, quando Franco Piro, rimasto solo dopo aver sparato mesi e mesi contro andreottiani come Pomicino e Cristofori, mi confidò: "L'ho fatto perché me lo ha ordinato Bettino. Mi ha chiesto di dare fastidio agli andreottiani visto che a Milano gli andreotti anni tipo la Fumagalli danno fastidio a lui"». «A me queste storia me l'hanno raccontate sette volte - dice Paris Dell'Unto - ma non ci credo. Aggiungo, però, che non si sa com'è ma Andreotti è l'unico che non ha ricevuto un avviso di garanzia. E non si sa perché tutti quelli che si suicidano, come Castellari, vanno a confessarsi prima da An- dreotti. Eppoi sono capaci dopo aver premuto il grilletto per suicidarsi, di rimettere la rivoltella a posto e magari di abbottonarsi la giacca». E i seguaci di Belzebù, i cospiratori come si difendono, se si difendono? La Fumagalli dice che Craxi «ha perso la testa», che quel convegno di cui parla «non è stato mai fatto» e che, anche se è amica di Di Pietro, «questo non vuol dire niente». Stesso discorso fa anche Luigi Baruffi, il capo degli andreottiani milanesi raggiunto da avviso di garanzia, cioè uno di quelli che - secondo le tesi di Craxi - Andreotti avrebbe mandato al massacro. Ma, in fondo in fondo, qualche dubbio ce l'ha anche lui: «Quella di Craxi può essere una tesi che però non ha conferme. Certo però che la storia di Chiesa per diversi mesi è rimasta sommersa e che le indagini hanno avuto un grande impulso dalla sconfitta elettorale di de e psi. Mah...». Un discorso che un ex-andreottiano come Formigoni riprende. «Non dico che l'intuizione di Craxi sia sbagliata, ma non mi sembra che dietro ad un complotto del genere possa esserci quel cavallo pazzo della Fumagalli. E allora perché Craxi non ha fatto il nome di Andreotti? O non ha coraggio o non ha elementi per provarlo». Augusto MinzoJini «Voleva costringermi ad un patto per il Quirinale Ora la regia è passata alla finanza anglo-americana» Arnaldo Forlani A sinistra, Rino Formica Sotto, l'ex ministro Claudio Martelli A sinistra, Bettino Craxi insieme con Andreotti

Luoghi citati: Milano, Sicilia