Le fiamme di Berlino gli errori della sinistra

discussioni. Sessantanni fa bruciava il Reichstag: incendio senza colpevoli discussioni. Sessantanni fa bruciava il Reichstag: incendio senza colpevoli Le fiamme di Berlino gli errori della sinistra I w il INCENDIO del Reich- II j\stag, il palazzo del Parlali mento tedesco, avvenuto I i sessant'anni fa a Berlino, LJM_Jnon ha perso nulla della sua carica simbolica. Ma continua a sollevare interrogativi molto istruttivi. Infatti, se sono note le conseguenze politiche che ha provocato (come risposta all'incendio si istaura legalmente la dittatura hitleriana), l'episodio in sé rimane non chiarito soprattutto per le responsabilità materiali. Davanti a perizie tecniche contrastanti e controverse, gli storici dibattono ancora se l'incendio, nella sua dinamica di fatto e nelle sue dimensioni, possa essere imputato ad un solo autore o a più autori. E' un dettaglio decisivo per chi non si accontenta del principio cuiprodest - con il sottinteso che, siccome a trarne vantaggio sono stati i nazisti, è inutile sprecare tempo a chiarire il mistero. Facciamo un altro ragionamento con assunti diversi. Dopo tutto i comunisti tedeschi, incolpevoli ma politicamente emarginati se non sconfitti, hanno saputo trasformare essi stessi quell'episodio in una grande operazione propagandistica, raccogliendo le simpatie di tutti i democratici d'Europa. Un gesto occasionale? Sono riusciti in qualche modo a mettere in ombra i terribili errori politici da essi compiuti durante la Repubblica di Weimar. Se si accetta l'ipotesi che l'autore dell'incendio del Reichstag sia stato l'unico reo confesso (il giovane ultrasinistro olandese Van der Lubbe, che voleva compiere un atto clamoroso contro «il cuore del sistema» e svegliare così il proletariato tedesco), allora ci si trova davanti ad un gesto occasionale che non solo stravolge le intenzioni del suo autore, ma innesca un processo di proporzioni inattese, che ha radici e moventi diversi a destra come a sinistra. E' qui che si inserisce «l'astuzia» dei capi nazisti e di Hitler in particolare. Coglie immediatamente l'occasione per presentarsi come l'uomo d'ordine contro i sovversivi comunisti, anche se è grottesco che il pretesto sia il fuoco ad un simbolo (il Parlamento) odiato da entrambe le parti. Ma dietro ai comunisti sono accusati tutti gli oppositori: i liberali, i socialdemocratici, i cattolici. Sono imminenti le elezioni generali (5 marzo) e i nazisti si attendono una maggioranza schiacciante, con le lusinghe o con il terrore. Di fatto il presidente del Reich emana una serie di decreti d'emergenza che, annullando alcuni diritti fondamentali dei cittadini, creano legalmente le basi del regime totalitario. Non va trascurato il fatto che la creazione di uno stato di emérgenza politica, affidato e gestito selvaggiamente dalle SA e dalla polizia sotto il controllo nazista, è anche ima mossa d'anticipo contro un probabile stato di emergenza dichiarato e governato dai militari. Nei primi mesi del suo cancellierato le insidie più pericolose per Hitler vengono dalla vecchia destra militare. In questa ottica, nella prospettiva di garantirsi direttamente il massimo consenso popolare, si inquadra l'iniziativa di imbastire, settimane dopo l'incendio del Reichstag, un processo-spettacolo, trasmesso per radio, costruito senza prove di fatto su un classico «teorema» politico-giudiziario di colpevolezza di alcuni comunisti. Ma gli accusati dimostrano la loro estraneità al fatto. Il bulgaro Dimitrov, esponente del Komintern, tiene testa bravamente a Goering in persona, acquistando una insperata fama e simpatia, non solo tra i militanti comunisti. Così l'unico condannato (a morte) è Van der Lubbe, senza che venga chiarito dai giudici se e come avesse avuto complici. A partire da qui meritano attenzione due fatti. Il verdetto giudiziario che scagiona i comunisti non cambia retroattivamente le conseguenze politiche che erano state tratte dopo l'incendio: la diffamazione della sinistra, la messa fuorilegge'dèi partito comunista, primo passo per l'interdizione di tutti i partiti di opposizione o non allineati. Di fronte a questa scandalosa situazione è naturale che si sia confermato il sospetto che l'incendio del Reichstag fosse stato programmato dai nazisti, che ne avevano poi occultato le prove. Su questa strada si sono mossi i comunisti, istituendo più volte nei mesi e negli anni successivi tribunali in cui venivano esibite presunte prove di colpevolezza dei nazisti. Senza certezze In realtà troppo spesso in queste circostanze il «buon fine» dell'antifascismo ha portato a manipolazioni e imbrogli che alla lunga hanno inquinato e danneggiato la verità. Così a sessant'anni di distanza non abbiamo certezze giudiziarie. Ma forse anche questa è l'amara conferma del carattere esemplare per il nostro tempo dell'incendio del Reichstag. Gian Enrico Rusconi Ai comunisti «innocenti» è bastata la propaganda Dimitrov, scagionato; sotto Van der Lubbe. Nell'immagine grande, il Reichstag: bruciò nella notte del 27 febbraio «Furono i nazisti? Troppo spesso il "buonfine" dell'antifascismo ha portato a manipolazioni e imbrogli»

Persone citate: Dimitrov, Gian Enrico Rusconi, Goering, Hitler, Lubbe

Luoghi citati: Berlino, Europa, Weimar