il Cremlino ordina cirillico è bello

r DIARIO DI MOSCA 77 Cremlino ordina cirillico è bello MOSCA ITELO in russo! Il sindaco di Mosca - ancora per poco - Jury Luzhkov si è arrabbiato e ha emesso un decreto: dal 1° aprile (anche qui in Russia giorno fatidico del «pesce», ma forse se lo è dimenticato) tutte le insegne pubblicitarie esposte nella capitale dovranno essere traslitterate in cirillico o avere una traduzione in russo. E' l'ultima «grida» manzoniana (se Luzhkov sapesse chi fu Alessandro Manzoni) della serie. Ma minaccia di creare grossi problemi ai pubblicitari che prosperano in questa nuova Russia che sta scoprendo l'«advertisement». Solo che anche in questo campo, come in molti altri connessi al marketing, i russi non hanno ancora il «know-how» e, nella fretta, devono ricorrere... a chi? Agli americani, naturalmente, che il marketing l'hanno insegnato a tutto il mondo. Così le ditte Usa si sono precipitate a Mosca, hanno aperto filiali, creato joint-ventures. C'è la ressa. La Bbdo si è appropriata del marchio della Pepsi e dei chewing-gum Wrigley's. La Young & Rubicam si occupa di sigarette Marlboro e di un'altra infinità di prodotti, ovviamente stranieri. La Dmb&b veicola il cioccolato Mars e altre leccornie. Ed è solo il vertice dell'iceberg. Ma si dà il caso che gli americani scrivono e pensano in inglese. E se cammini nelle vie del centro vedi a tutte le fermate degli autobus (appaltate da una ditta tedesca) la pubblicità delle Peter Stuyvesant, con due signori (facce tipicamente yankee) che guardano un pacchetto di sigarette, sormontati dalla scritta «come together». Ve lo figurate l'operaio russo, fumatore incallito, che cerca di capirci qualcosa? E fosse solo «come together». E' una grandinata, a ogni angolo di strade un tempo grigie e ora scintillanti di luci e di scritte colorate. «Enjoy Coca Cola», più o meno si capisce. Ma che ne facciamo dello «Stop & Shop»? O dello «Shop Number One»? O di «All for You?» I commercianti russi fanno a gara tra loro per copiare. E copiano anche loro in inglese, certi coI me sono che il pubblico dei I compratori non sogna altro che di trovarsi in un supermarket di New York. Un negozio innalza la scrita «Thriller». Un altro, sulla via Gorkij, informa di essere diventato un «Food store», un erzo, cento metri oltre, ha deciso di chiamarsi «Smile», ma, preso da compassione per l passante ignaro, ha aggiunto all'insegna il disegno di una sensuale bocca femminile che sorride. E gli americani, vincitori senza dubbio, hanno un codazzo di imitatori. I francesi hanno aperto la loro «Galene du vin». Un trionfo. Invece il grande magazzino «Gomme il faut» offre anche la traslitterazione in cirillico. Ma, dalle facce stupite dei passanti, non sembra proprio che quel «comilfò» appaghi la loro sete di conoscenza. I tedeschi della Wella, prodotti per capelli, offrono anche la traduzione russa vera e propria, ma in piccolo, accanto a un gigantesco «Wir Machen Haare Schòn». E c'è perfino un italiano che sfida il buon senso (e la grammatica), chiamando il suo negozio di abbigliamento - chissà perché - «Vero Moda», quando sarebbe stato così facile ricordare che la moda è femminile anche a Mosca. Ma queste sono storie di or-. dinaria «colonizzazione» di un Paese che un tempo aveva orgoglio - se non prodotti di consumo - da vendere. Quisquilie al confronto di ciò che accade la mattina quando ci si fa la barba e si accende la radio. Da «Europa Plus» a «Radio Seven», si sente parlare solo in inglese. Perfino i notiziari d'informazione, perfino le previsioni del tempo (di Mosca, non di Washington) e le notizie sulla viabilità. Unica concorrente sulla modulazione di frequenza è «Radio Moscou Nostalgie», che parla in francese. «Un amour de radio». Giuliette Chiesa

Persone citate: Alessandro Manzoni, Giuliette Chiesa, Jury Luzhkov, Luzhkov, Machen