Così l'Air Force beffò Stalin di Domenico Quirico

Così l'Air Force beffò Stalin Così l'Air Force beffò Stalin Ma a Stalingrado e Dien Bien-phu missione fallita LA SALVEZZA IN PARACADUTE PER i piloti dell'Affi Force l'ordine è lo stesso di 45 armi fa: salvare dal cielo una popolazione assediata, stremata dal freddo e dalla fame, combattendo una battaglia dove i nemici sono il tempo e lo spazio. Il 26 giugno del 1948, su quella che era appena diventata la frontiera della Guerra fredda, Stalin aveva lanciato uno dei suoi magistrali azzardi da consumato giocatore. I treni che portavano, attraverso i 150 chilometri di Germania «sovietica», i rifornimenti a Berlino furono rimandati indietro. Il piano era chiaro: strangolare la città. Sembrava una facile vittoria, i lenti Dakota dell'Air Force la trasformarono in una delle poche sconfitte di Stalin. Ogni giorno, oltre mille DC-4 americani scaricano a Tempelhof, Gatow e Tegel 5000 tonnellate di viveri, medicine, carbone. Una intera città fu alimentata artificialmente dal cielo, fino a quando Stalin non si arrese. Ma non sempre gli aerei hanno vinto le battaglie dei rifornimenti. Come può testimoniare Hermann Goering. «Fuhrer, l'impresa è molto difficile, ma i miei piloti la compiranno»: quando il 22 novembre, del„'42,,il maresciallo pronunciò quella frase era certo di essersi conquistato un altro capitolo nella storia del Reich millenario. Nel tragico kolossal della battaglia di Stalingrado il capitolo chiave è stato scritto dalla gigantesca operazione di rifornimento aereo alla Sesta Armata assediata. Era l'arma segreta con cui i tedeschi avrebbero dovuto capovolgere all'ultimo minuto la sconfitta in vittoria: non funzionò. Dal novembre del '42 al gennaio del '43 la quarta flotta aerea della Luftwaffe si suicidò per tenere in vita uh Forte Alamo che misurava 50 chilometri di lunghezza e 40 di larghezza. Goering aveva giurato che sarebbe riuscito a portare a Stalingrado 750 tonnellate al giorno di rifornimenti. Poi più prudentemente face calare le sue vanterie a trecento tonnellate. Soltanto un giorno riuscì ad andare vicino alla sua promessa, quando 154 aerei da trasporto in 24 ore scaricarono 289 tonnellate di cibo e munizioni. Eppure per trasportare questa miseria bisognava percorrere i 350 chilometri di quella che i piloti tedeschi ribattezzarono subi¬ to «la rotta della morte», segnata dalle carcasse degli Junker 52 e degli Heinkel 177 abbattuti dai russi o caduti per guasti. Alla fine alla Luftwaffe non restò altro mezzo che ricorrere ai lanci paracadutati. In una delle ultime casse lanciate i soldati tedeschi allo stremo non trovarono cibo o munizioni: era piena di profilattici. Nel novembre del '53, quando il tenente colonnello De Castries arrivò in uno sconosciuto villaggio perduto tra le colline dell'Indocina francese chiamato Dien Bien Phu, portava al collo un foulard di seta, e faceva servire alla mensa ufficiali rossi di Bordeaux e bianchi d'Alsazia. Era sicuro ohe non avrebbe fatto la fine di Goering, ma non sapeva che stava per combattere l'ultima battaglia dell'epoca coloniale e che l'avrebbe perduta. La sua arma segreta era un goffo aereo americano da trasporto, il Dakota C-137, lento ma solido e resistente come un mulo. Dalla sua pancia avrebbe dovuto uscire quanto serviva per rendere invulnerabile quel fortino perduto in terra nemica che aveva ribattezzato con guascona galanteria con i nomi delle sue amanti. Ma il tallone d'Achille di De Castries era proprio la pista aerea, costruita al centro dei ridotti. Bastarono poche ore ai soldatini in tuta verde e sandali di paglia guidati dal generale Giap per ridurla a una groviera di terra e asfalto. Per più di un mese gli aerei tennero in vita Dien Bien Phu con lanci paracadutati. Ma la maggior parte del materiale cadeva nelle linee nemiche. Vi cadde anche la cassa che conteneva il decreto di nomina a generale di De Castries, le insegne del grado e una confezione di bottiglie di champagne per festeggiare la promozione. Domenico Quirico La carlinga stipata di viveri di uno dei C-130 americani che hanno partecipato ai primi lanci sulle città della Bosnia assediata [foto apj

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