Colombiadi indagato il dc Botta di Enrico Martinet

Colombiadi/ indagato il de Botta L'accusa: tangenti per i lavori della superstrada del Gran San Bernardo Colombiadi/ indagato il de Botta Secca replica delparlamentare: nessun illecito AOSTA. Sette miliardi in tangenti pagate per ottenere lavori sicuri e con procedura d'urgenza con la complicità di due parlamentari. E' il ramo valdostano dell'inchiesta Tangetanas cominciata dai giudici di Lucca. Dieci le persone coinvolte, due imprenditori in carcere e un terzo latitante, un deputato de raggiunto da un avviso di garanzia in cui il sostituto procuratore di Aosta, Pasquale Longarina, ha ipotizzato il reato di corruzione. L'onorevole Giuseppe Botta, de, torinese, alla Camera dal 1968, ha ricevuto ieri mattina per posta l'informazione dal magistrato. Per l'accusa sarebbe coinvolto nella vicenda legata all'assegnazione dei lavori della superstrada del Gran San Bernardo che fa parte delle opere decise per le «Colombiadi». Lavori dati in appalto dalla Sav (società austrade valdostane). I reati sarebbero stati commessi tra il 1990 e il 1991. Ma Botta si dice «estraneo ai fatti». «Non ho commesso alcun illecito. Nel passato ho avuto modo di partecipare a interventi politici e legislativi concernenti la Valle d'Aosta, ma rivendico l'assoluta piena legittimità. Escludo categoricamente che detti interventi possano anche solo astrattamente ricollegarsi all'ipotesi di reato che mi viene addebitata». Tuttavia il suo nome sarebbe stato trovato nel taccuino di Giampiero Marcassoli, genovese, ragioniere della Salt (Società autostrade ligure-toscana), accanto a quelli di un altro parlamentare e di parecchi imprenditori che avrebbero pagato tangenti per poter far inserire i lavori per il Gran San Bernardo in quelle delle «Colombiadi». Botta nega di aver mai conosciuto il ragioniere: «Non so chi sia, poi lavora per una zona di cui non mi sono mai interessato». Marcassoli sarebbe il «pentito» di questa storia, lui avreb¬ be spiegato ai giudici il perché di quel taccuino. Accanto ai nomi vi sono le cifre dei lavori e quelle delle «bustarelle». Anche in base a questa prova sono in carcere gli imprenditori Giovanni Benino, di Quincinetto, e Bruno Binasco, di Tortona (Alessandria). Avrebbero pagato 900 e 350 milioni perché i lavori fossero inseriti fra i «Colombiani». Un terzo imprenditore, il valdostano Giuliano Follioley, è latitante. Avrebbe versato 225 milioni. Sarebbero altri cinque gli impresari coinvolti, ma per il momento non si conoscono i loro nomi. Per Bruno Binasco è la seconda accusa per corruzione, la prima è dello scorso agosto quando finì in carcere come presidente e amministratore delegato dell'Itinera finanziaria, società per azioni che aveva ottenuto appalti per la terza corsia della Serravalle-Milano, l'interconnessione dell'Autosole con la tangenziale Est di Milano, un lotto della tangenziale di Possano e due dell'autostrada del Fréjus. Allora si parlò di una mazzetta di 300 milioni che Binasco avrebbe versato per le elezioni di aprile all'ex segretario regionale della de lombarda Gianstefano Frigerio. Bertino e Follioley sono invece coinvolti nell'inchiesta di appalti truccati Arias in Valle d'Aosta cominciata nel 1991. Dei sette miliardi in mazzette per il lavori del Gran San Bernardo il 2,5 per cento sarebbe andato ai politici: l'un per cento alla de, pari percentuale al psi e lo 0,5 a due parlamentari, uno dei quali sarebbe il deputato Botta. Enrico Martinet Da sinistra, Con. Giuseppe Botta, de ex presidente della commissione Lavori Pubblici della Camera e Salvatore Ligresti

Luoghi citati: Alessandria, Aosta, Lucca, Milano, Quincinetto, Serravalle, Valle D'aosta