Ruggeri una fuga dopo la vittoria di Gabriele Ferraris

La lunga notte del cantautore con moglie, musicisti, amici, fino alle prime ore di ieri La lunga notte del cantautore con moglie, musicisti, amici, fino alle prime ore di ieri Roggeri, una fuga dopo la vittoria Scherzo feroce a De Piscopo: «Sei terzo, preparati» SANREMO DAL NOSTRO INVIATO Teatro Ariston. Mezzanotte è passata da tre minuti. L'addetta stampa Dalia Gaberscik (figlia di Giorgio Gaber e Ombretta Colli) irrompe nel camerino, si lancia su Ruggeri, lo abbraccia ridendo «Enrico, hai vinto!». Ruggeri la squadra con gli occhietti da miope e pronuncia le prime parole famose: «Ma va'?». Amedeo Minghi è già andato. Raccontano che pochi minuti prima avesse pronunciato anche lui la sua frase celebre: «Se sono soltanto secondo o terzo, sul palco non ci torno». Fuori del teatro i sorcini inferociti chiedono la testa di Ruggeri. Zero s'è magicamente dissolto, per rimaterializzarsi in un ristorante della zona. Poco lontano, all'hotel Miramare, c'è Laura Ruggeri, 26 anni. Ha gli occhi lucidi, lotta con il trucco a prova di lacrime, si ripassa il rossetto. Stretta nel miniabito, arriva al ristorante e inizia l'inquieta attesa. Intanto, all'Ariston, Enrico scende in sala stampa per le interviste. Incontra la sconvolta Pausini, prima fra i giovani. Spaurita, incredula. «Enrico - balbetta - e adesso che faccio?». E Rouge, con la calma dei vecchi soldati di ventura: «Ti togli il cappottino, posi la borsetta e vai». Sono le 2, il ristorante è affollato di sopravvissuti, di vincitori e di vinti. C'è De Piscopo che racconta lo scherzaccio subito: ((Arriva uno e mi dice che so' terzo, dopo Zero e Antonacci. E di tenermi pronto per tornare sul palco. So' asciti pazzi...». Laura sta rannicchiata in un angolo, e spia nervosa la porta. Enrico ancora non si vede, e al telefono non risponde. I ragazzi della band tentano di distrarla, fanno battute, i musicisti di Ruggeri fanno battute buffe a raffica, sempre, e se non suonano li crederesti una compagnia di cabarettisti. Enrico, finito l'Ariston, è passato in albergo a cambiarsi, poi da «Tv Sorrisi e Canzoni» per le foto. Arriva, infine: onusto di premi, Telegattone compreso. E i ribaldi musici gli danno la baia, «bel pezzetto d'arredamento, newero, nella bachechetta fa la sua figura». Laura lo abbraccia, piange e ride. Squillano i cellulari, è Morandi. «Grazie, Gianni, va bene, ci vediamo a Lucca con la squadra». Diavoli di cantanti, pensan solo alla loro Nazionale di calcio. Luigi Schiavone, il chitarrista, è processato sul campo. Quando Baudo, alla fine, ha ordinato di rifare la canzone, lo schivo Schiavone era scomparso. «Che ne sapevo io?». Pace, lo ha sostituito SuperPippo battendo le mani e facendo il coro. Entrano la Casale e la Di Michele, preannunciate da odor di friggitoria: erano andate a farsi una pizza, manco pensavano più al Festival. Ancora abbracci. Ma la festa è tranquilla, una tavolata d'amici, «(pare la sera di Capodanno» dice Alberto Tafuri il tastierista. Solo Vittorio Cosma, l'arrangiatore di «Mistero», trama vendette a lungo covate, «mi viene da telefonare a quel preside cattivo che a scuola mi ha bocciato due volte...». Un salto in discoteca, una bottiglia di champagne da bere, un'altra da spruzzare, stile Formula 1. Il locale è pieno di gente, la Turci, Canino, i Matia Bazar. Rouge se ne sta in disparte, i duri non ballano. Alle quattro e mezzo, il pulmino che trasporta l'allegra comitiva cigola lamentosamente per le vie ormai deserte di Sanremo. Sono una ventina, dentro, accatastati., Qualcuno invoca il letto, Ruggeri decide che la notte è ancora lunga. «Sì, sior Enrico, lei ha vinto il Festival, comandi» s'adeguano gl'improvvisati cortigiani. «Sior Enrico, facci quel che vuole». Lui vuole andare a Radio Italia, che tiene studio aperto all'hotel Lolli. Fino alle 5,30 risponde alle telefonate degli ascoltatori, discetta d'arte calcistica, chiacchiera con Vandelli, si collega con Franz Di Cioccio. Le truppe barcollano, Dalia Gaberscik giace su una poltrona, ma quando la radio trasmette «Mistero» si scuote e agita le braccia a ritmo: «Ormai è un riflesso condi¬ zionato...». Le sei meno un quarto. Rossana Casale sta rientrando, biancovestita creatura dell'alba. Rouge l'arruola. «Ma ho fame», supplica la ragazza. «Dai, ti troviamo qualcosa da mettere sotto i denti!», ulula la soldataglia. Finalmente l'albergo. «Uhei.ragazzi, l'Eurofestival lo fanno in Irlanda, io ci vado, che dite?». In macchina, naturalmente. Dopo uno scampato incidente aereo nell'88, Rouge non vola più. «Vediamo la registrazione dello spettacolo», esclama Enrico l'Insonne. Le ragazze sonnecchiano. Rossana si getta su una sedia, stravolta, si toglie le scarpe. Laura prende i bicchieri. E sorride. Fuori, la promessa di un giorno nuovo. Gabriele Ferraris Ruggeri, con Lorella Cuccarmi, sorride e mostra il premio dopo la vittoria

Luoghi citati: Casale, Irlanda, Italia, Lucca, Sanremo