Settemila allegri coristi
Settemila allegri coristi Settemila allegri coristi m- -fi ■ M IL Piemonte ha circa 4 milioni e 300 mila abitanti e almeno 250 cori; quelli censiti sono a dir la verità 230, (la parte del leone la fa la provincia di Torino con 116 gruppi), ma come minimo una ventina non figurano nell'elenco. Quindi la regione conta più o meno un coro ogni 17.000 abitanti. Non poco. E se si pensa che ogni formazione comprende dai venti ai trenta coristi, si ha un totale che va dalle 5 alle settemila persone che una volta la settimana si trovano, provano, discutono, insomma dedicano una sera alla musica, senza guadagnare una lira, anzi, spesso rimettendoci qualcosa di tasca propria. Il primo censimento ufficiale dei gruppi amatoriali esistenti è stato fatto tre anni fa, con la pubblicazione del volumetto «Voglia di coro in Piemonte», edito in collaborazione tra Regione, comune di Torino, e Associazione Cori Piemontesi. L'associazione è nata nel 1979, fino all'84 il presidente è stato Angelo Agazzani direttore de La Grangia. Seguito da Danilo De Giorgis e Roberto Bertaina; attuale presidente è Bruno Fierro del Musica Laus di Oneri. Per quest'anno l'Associazione Cori Piemontesi (Acp), intende organizzare corsi per direttori di coro, un ciclo di lezioni di «alfabetizzazione musicale» per coristi, e alcune manifestazioni. In giugno a Vinovo ci sarà il primo Raduno regionale dei cori Pie¬ montesi, mentre in ottobre è previsto ad Alba il primo Concorso corale regionale. Per l'occasione saranno premiati i vincitori del primo Concorso nazionale di composizione, con una sezione dedicata ai canti piemontesi. L'associazione è completamente autofinanziata (costo annuale per formazione 150 mila lire). Il mondo dei cori è un universo sconosciuto ai più. Far musica solo con la voce è un'attività affascinante, difficile e che non rende una lira. Ma chi non ha mai provato a fare parte di una compagnia corale, non riesce nemmeno a immaginare il piacere perfino fisico, che nasce dalla fusione armonica delle quattro parti che compongono - in genere - l'impalcatura sonora di un brano. Questo per le formazioni che si dedicano alla musica popolare, perché nella musica colta, polifonica, barocca, le parti possono anche essere otto o più. Le partiture a canone, a cappella, i mottetti, possono essere di grandi difficoltà, impossibili da cantare se non si sa leggere uno spartito. Nei cori popolari, dove appunto le parti non sono mai più di quattro (distribuite fra tenori primi, secondi, baritoni e bassi), queste vengono insegnate «a voce» dal direttore (di solito l'unico a conoscere la musica), e imparate a memoria. Va da sé che ci vuole orecchio fino, musicalità innata, e capacità di non farsi distrarre dalla diversa me¬
Persone citate: Angelo Agazzani, Bruno Fierro, Danilo De Giorgis, Laus, Roberto Bertaina
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