Adesso Zoff può ripagare Maifredi
SPORT L A SFIDA Il licenziamento del tecnico genoano dipende dall'uomo cui prese il posto alla Juve Adesso Zoff può ripagare Maifredi Ma anche per il laziale sono giornate decisive Con tre anni di ritardo, Dino Zoff ha ritirato ieri a Rapallo il premio internazionale «Fair Play», che gli era stato assegnato nel 1990 per il suo comportamento di sportivo. In quell'anno, effettivamente, nessuno meritava più di lui quel riconoscimento: la Juve lo aveva silurato per affidare a Maifredi la rivoluzione del gioco e del look e Zoff aveva soltanto borbottato in austroungarico. Altri, al suo posto, avrebbero sfasciato la panchina, pensando ai tempi e ai modi della decisione, maturata mentre la Signora si avviava a vincere la Coppa Italia e la Coppa Uefa. Maifredi, tuttavia, non ebbe da rallegrarsene a lungo. Quando arrivò a Torino dal Bologna era il nuovo talento della panchina, la risposta più credibile a Sacchi, che ammira e del quale dice di essere stato un precursore per certe intuizioni tattiche. L'avevano chiamato alla Juve per un'impresa ciclopica, se ne andò dopo appena un anno lasciando testimonianze indelebi- li: la gabbia da 220 milioni per gli allenamenti a Orbassano; i coprimaglie color fucsia per il training; i bianconeri fuori dall'Europa dopo 28 anni. «Non mi hanno dato il tempo sufficiente per impostare i miei programmi», si difende ancora oggi l'Omone. Rimpiange di non aver goduto della fiducia che nonostante tutto circonda il Trap. Ma contro Maifredi hanno giocato i comportamenti almeno quanto i risultati, quel modo di essere che gli faceva confessare di aver avuto da giovane tre paure: di ingrassare, di perdere i capelli e di portare gli occhiali. L'Avvocato, per quanto ne dica lui, lo considerava troppo lontano dalle tradizioni bianconere. Da quel colpo, Gigione l'ottimista non si è più risollevato. L'anno scorso fu licenziato dal Bologna, ora è in zona retrocessione con il Genoa. Una sconfitta contro la Lazio di Zoff potrebbe cancellarlo un'altra volta dalla serie A, perché Spinelli non sa più come tenere buona la piazza e anche i rapporti con i giocatori si sono deteriorati in fretta. Tacconi e Branco l'hanno contestato apertamente, gli altri non apprezzano il fatto che l'Omone spesso divida i meriti e le colpe con un criterio molto personale. Anche nella Juve si trovò nella stessa situazione. All'inizio lo trovavano divertente, un amicone. Quando se ne andò restavano macerie dello spogliatoio. Un percorso inverso a quello di Zoff, il cupo Zoff. Sul finire del suo percorso bianconero trovò la solidarietà dei giocatori: sapevano che l'avevano ormai epurato, forse capivano che la rivoluzioe maifrediana avrebbe toccato molti di loro. D'incanto la Juve di Barros, Zavarov, di Schillaci e Casiraghi al primo anno in serie A trovò il gioco e i risultati, vinse la Coppa Italia in finale sul Milan, la Uefa sulla Fiorentina. Da allora la stella di Zoff si è appannata nel contatto con Roma dove ha moltissimi detrattori. Dicono che non dà spettacolo, per quanto la Lazio sia tra le squadre più offensive del campionato. Non ne digeriscono i silenzi e l'incapacità di accettare un modo a volte spregiudicato di porsi davanti ai problemi. Gli rimproverano alarne scelte: l'aver creduto in Fiori e la fiducia in giocatori modesti, come Bacci. Ora ha pure la contestazione dei tedeschi. L'Omone rischia il posto subito, Superdino forse a giugno. Chi ha toccato la Juve negli ultimi tempi non ha avuto troppa fortuna. [m. a.] Dino Zoff ha ritirato ieri il premio «Fair play» assegnatogli nel'90: nessuno più di lui meritava questo attestato
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