Steffi e Manu oro e argento di Cristiano Chiavegato

Belmondo e Di Centa trionfano nella 30 km mondiale (Paruzzi 6a) : è l'impresa più bella del fondo azzurro Belmondo e Di Centa trionfano nella 30 km mondiale (Paruzzi 6a) : è l'impresa più bella del fondo azzurro Steffi e Manu oro e argento Insieme per venti chilometri e alla fine un forzato abbraccio FALUN DAL NOSTRO INVIATO La valanga azzurra, smarritasi nello sci alpino, si è riformata ai Mondiali di fondo. Prima Stefania Belmondo, seconda Manuela Di Centa, sesta Gabriella Paruzzi. Un trionfo per l'Italia, che neppure il tifoso più ottimista avrebbe osato sognare. Non era mai successo nello sci nordico, ai Mondiali e alle Olimpiadi, che due atleti italiani salissero sui due gradini più alti del podio. E il farlo proprio qui, in Scandinavia, nella terra che ha dato i natali a questo sport e quindi ai più grandi campioni, ha un significato tutto particolare, un sapore forte ed eccitante. Se poi pensiamo al femminile, questo è un risultato quasi unico. Un'altra barriera che cade, perché le azzurre non hanno dominato in una gara senza rivali, e non c'erano né ammalati né infortunati. Le nostre hanno messo alle spalle le sei russe presenti, cecoslovacche e polacche, per non parlare delle scandinave, ormai relegate al ruolo di comparse, con la svedese Anna-Lena Fritzon al decimo posto. E distacchi pesanti, considerando che Ljubov Egorova, medaglia di bronzo, è giunta al traguardo con una voragine di VOI" al passivo, mentre Elena Vialbe, l'eroina di tante corse, si è piazzata al diciottesimo posto. Insomma stavolta i mostri siamo noi. La 30 chilometri che ha concluso le fatiche delle ragazze, disputata sotto una nevicata fine, e davanti a 60 mila spettatori, si è ridotta ad una doppia sfida: quella per l'oro fra Stefania Belmondo e Manuela di Centa e quella per il bronzo fra la Egorova e le altre concorrenti. Lo scricciolo di Pietraporzio non ha avuto esitazioni: Steffi, che scattava 30" dopo la compagna di squadra, ha spinto subito sull'acceleratore, al massimo: «Non avevo studiato tattiche. L'unica cosa da fare per vincere era dare fondo ad ogni briciola di energia». Prima ai 2 km con 3"4 sulla Di Centa e 9"8 sulla russa, la piemontese ha allungato al km 7,6 ( 15"5) e ha raggiunto la friulana all'undicesimo. A quel punto le due italiane hanno cominciato a viag- fiare in coppia. La Belmondo a poi pagato leggermente lo sforzo, e la bella Manu non ha resistito alla tentazione. «Ho visto che Steffi era un po' stanca e ho pensato che io avevo ancora energie da spendere. E ci ho provato». Ma l'attacco finale della generosa Principessa di Paluzza è fallito. Lo scricciolo aveva ancora una riserva di fiato da consumare. Pattinando con gli occhi ormai sbarrati, ma perfettamente conscia di potercela fare, è arrivata al traguardo 22"3 dopo l'amica rivale, cioè con 13"7 di vantaggio essendo partita mezzo minuto dopo. Al traguardo entrambe hanno trovato la gran festa dello sparuto ma rumorosissimo gruppo di tifosi italiani e delle avversarie battute. Egorova, Lazutina, Havrancikova, Westin, la delusissima Vialbe si sono inchinate alle due azzurre. E hanno guardato con gran rispetto anche Gabriella Paruzzi, la bella brunetta di Tarvisio, 23 anni, che in sordina, quatta quatta, dopo aver navigato fuori dalle prime dieci, si è fatta sotto, fino a conquistare un sesto posto per lei meraviglioso, che vale quasi una vittoria. Così siamo arrivati a sei medaglie, con un bottino che oggi potrebbe anche aumentare con la 50 km maschile, vicinissimi al miracolo dei Giochi di Albertville, quando gli azzurri salirono otto volte sul podio del fondo. E, fra l'altro, proprio ieri, sull'onda dell'entusiasmo il diciannovenne Ivan Lunardi, di Asiago, ha sfiorato il bronzo nel trampolino da 90 metri, classificandosi in quarta posizione dietro al giapponese Harada, all'austriaco Goldberger e al ceko Sakala. L'azzurrino ha fatto segnare la seconda misura ■fon 91.) nel primo salto e si è leggermente appannato nel secondo. Ma bisogna anche dire che i giudici lo hanno penalizzato nei punteggi a favore di Goldberger. Si tratta comunque del miglior risultato di sempre dei saltatori italiani in una sfida mondiale. La qualità dei metalli che portiamo è comunque già superiore a tutti i precedenti. Merito pure della Federazione che offre agli atleti il massimo dell'assistenza e dei mezzi a disposizione. Anche se la Fisi ha la colpa - per noi grave - di seguire meno il fondo dello sci alpino, che fa più vetrina, sul piano affettivo e pratico: a Falun non c'era neppure un addetto stampa e la squadra italiana è stata una delle pochissime che non ha portato il solito librettino nel quale si possono trovare dati e caratteristiche degli atleti. Sono piccoli particolari che però indicano una mancanza di riguardo e forse anche di considerazione. Per fortuna sciatori e tecnici hanno sopperito con la loro cortesia alle carenze federali. Cristiano Chiavegato La felicità di Stefania e Manuela sul podio: le azzurre (riquadro) si baciano dopo l'arrivo ma nel gesto c'è qualcosa di forzato perché le due rivali non si amano

Luoghi citati: Asiago, Italia, Paluzza, Pietraporzio, Tarvisio