«Prendi uno zippo, andiamo a bruciare la villa di Pippo» di Gabriele Ferraris

«Prendi uno zippo, andiamo a bruciare la villa di Pippo» «Prendi uno zippo, andiamo a bruciare la villa di Pippo» SANREMO DAL NOSTRO INVIATO In trecento, e morti di freddo. S'aggiravano spersi nel vecchio mercato dei fiori, gelida spelonca concessa da un'amministrazione comunale per nulla entusiasta di ritrovarsi tra i piedi la rabbia dei disoccupati nei giorni lieti del Festival. La gente dell'Altrofestival, gli operai e i Cub di «Giù l'orario su la testa», alla fine hanno arruolato il fiore della bella gioventù arrabbiata, i fuorilegge dei centri sociali, i rapper e i raggamuffer. Quanto al presentatore, che fare? U sor Pippo dal multiforme ingegno vale per quattro? Abile contromossa: all'Altrofestival, i presentatori sono cinque. I cinque musicisti di C'è Quel Che C'è, la band di «Su la testa». Degni alievi di Paolo Rossi, esordiscono annunciando: «Si sta meglio qui che all'Ariston, siamo andati a vedere e si rompono le palle, è pieno di facce da pirla, i fiori sono marciti e c'è un tanfo bestiale». Mentono, i reprobi: i fiori erano freschissimi. I cinque piccoli Paolirossi hanno dato la carica alle truppe infreddolite. E il fuoco ce lo ha messo Ivan Della Mea: l'antico eroe della protesta in musica ritrova gli accenti dei giorni duri, quelli di «mi han licenziato perché ho scioperato / per la difesa dei nostri diritti». Incoraggiati dal canuto maestro, i feroci salatimi del rap e dello ska, imbacuccati negli eskimo, sparano musica tosta e male parole. Si rivedono gli Statuto in gran forma: e per bilanciare le tendenze del Festival antiabortista, estraggono dal loro repertorio «Contro te», onde ribadire che la donna dev'essere libera di scegliere, senza dar retta a Nek. E' arrivato pure Nico Di Palo. Lo ricordate con i New Trolls? Adesso fa contaminazioni rock e canta «Ci vorrebbe una fabbrica». E dopo secoli s'è risentito scandire «Il potere dev'essere operaio»: però a ritmo di tammurriata. I tempi cambiano, e - ascoltate i romani Extrema - «passano gli anni/si uccide la memoria / tutti in piazza a riprenderci la storia». Bandiere di Rifondazione al vento (vento vero, entrava dai finestroni senza vetri e stroncava i corpi, se non gli spirti) e striscioni dei centri sociali, pugni tesi, stile giunge naturale: a proposito di moda, anche all'Altrofestival hanno fatto la passerella dell'haute couture. Non disponendo di stilisti di regime, presentano un defilé di «modellini operaistici, giacchetta Standa-saldi e polacchine di una volta». I Fratelli di Soledad cantano «ci piace chi lavora e non chi sta al potere / ci piaccion Malcom X e le pantere nere». No, forse questa al Festival non la prendevano. Invece, a quel filone di Baudo magari piacerebbe ingaggiare il mitico Madaski, il leader degli Africa Unite: capelli resta scompigliati, raccoglie liberatorie ovazioni intonando «prendi uno zippo prendi uno zippo / andiamo a bruciare la villa di Pippo». Epperò l'epigrafe definitiva per Sanremo, Italia, arriva dai Punkreas : con tutta la furia del combat rock, con tutto il ritmo dello ska, ringhiano «chi offre di più si aggiudica il potere / davanti a questi stronzi non ho nulla da temere». Qui mercato dei fiori, a voi teatro Ariston. Gabriele Ferraris

Persone citate: Baudo, Ivan Della Mea, Malcom X, Nico Di Palo, Paolo Rossi

Luoghi citati: Africa Unite, Italia, Sanremo