Le donne si contano è un gioco al massacro

Le donne si contano è un gioco al massacro Sta per uscire il «Chi è del '900» al femminile e già suscita polemiche Le donne si contano è un gioco al massacro ROMA L ' I' a Buttiglione, Gruber, m Maglie, Sampò e Sattani- I j no. No a Foschini, Dandi*s Ini e Pinnizzotto. Sì a Moana Pozzi, no a Rosa Fumetto e a Cicciolina, mentre Cuccarmi, Laurito e Panetti la spuntano su Martines e sulle, sorelle Carnicci. Insieme con loro, a far compagnia alle Aleramo, Duse, Serao, Vivanti, Osiris, Kuliscioff e Mozzoni, mescolandosi alle Morante, Levi Montatemi, Callas e Cederna, arrivano imprenditrici, sarte, terroriste e ambasciatrici della salute come Lambertucci, oltre a tante giovani come la top model Carla Bruni. A segnalarle è Le donne italiane, il chi è del '900, a cura di Miriam Mafai e con interventi di note giornaliste, scrittrici e studiose tra cui Lietta Tornabuoni, Natalia Aspesi, Miriam De Cesco, Marisa Volpi ed Elisabetta Rasy. Partendo da Abba Marta (1903-1988), attrice, interprete pirandelliana per eccellenza nonché ispiratrice ed erede del drammaturgo, per arrivare a Zincone Giovanna, classe 1944, docente universitaria, membro della Commissione per la parità uomo-donna, sono più di cinquecento le donne del nostro secolo che sembrano destinate a passare alla storia. O perché hanno avuto «un ruolo nella cronaca, nel costume, nello spettacolo» o perché «nelle battaglie civili e sociali, nella politica e nelle arti, nella letteratura e nella scuola, sono riuscite a imporre una presenza femminile». II volume, proposto dalla Rizzoli, esce a dieci anni di distanza da 11 chi è delle donne italiane 1945-1982 che Marina Ceratto curò per la Mondadori. Come allora, il tam tam delle indiscrezioni ha suscitato sorprese e mani- mori già prima dell'uscita del libro, annunciata per il 4 marzo. E sono bastati dieci anni per far cadere nel dimenticatoio le prime attrici Laura Adam e Wanda Capodaglio, la raffinata Nora Ricci e l'infaticabile Lea Padovani, Annamaria Ferrerò e Ilaria Occhini. Subentrano Ralli e Pam panini, De Sio e Kustermann, lasciando fuori Marisa Fabbri, Isa Di Benedetto, Pamela Villoresi e Monica Guerritore. «Il territorio è sconfinato - spiega un po' sec- cata Patrizia Carrano -. Ho segnalato cento nomi facendo una severa selezione tra le grandi senatrici del nostro immaginario, i personaggi di svolta o di disobbedienza come Tonina Torielli, Nula Pizzi e Laura Betti, le capocomiche come Dina Galli». Ricci, Occhini? «Comprimarie!». Parietti? «Ma se è l'evento delle ultime stagioni!». Attenta ai contributi più recenti, Gabriella Turnaturi nel settore scuola e istruzione ha segnalato la filosofa quarantacinquenne Adriana Cavarero che sostiene la necessità di un pensiero «sessuato». Maria Corti e Nadia Fusini. Ma purtroppo le è sfuggita Emma Castelnuovo, pioniera della matematica, vittima delle leggi razziali, che con i suoi studi ha rivoluzionato la didattica. E le è sfuggita Jacqueline Risset, poetessa, autrice di una recente traduzione della Divina Commedia e docente alla Sapienza di Roma che, alla notizia dell'esclusione, risponde: «No comment». Abbandonate in una terra di nessuno, a metà tra istruzioneaccademia e letteratura, sono rimaste fuori studiose, traduttrici, saggiste, spécialiste di generi considerati a torto o a ragione «minori», che non godono della celebrità di tante altre. Ma che dire dell'assenza di Eva Cantarella, di Rosa Calzecchi Onesti, traduttrice dell'Iliade e dell'Odissea, o della poetessa Giovanna Bemporad e della giallista Laura Grimaldi, o di due brave navigatrici solitarie come le sinologhe Rosanna Pilone e Renata Pisu? Restano fuori dalle scelte di Elisabetta Rasy anche le letterate Clotilde Marghieri, Antonietta Drago, che nel suo fìtto curriculum editoriale conta un Dizionario delle italiane per bene e per male, e Milena Milani, protagonista nel 1964 di un clamoroso processo per la «pornografia» del suo La ragazza di nome Giulio. Rasy, a parte qualche eccezione, ha scelto soprattutto scrittrici e poetesse secondo un'ottica equilibrata che alla fine tiene conto, forse troppo, del «fuoco d'artificio degli ultimi ventanni». Spariscono le pittrici Anna Salvatore e Novella Parigini, ultrasettantenni. Ma finalmente conosciamo almeno i nomi e i curriculum di artiste trascurate. «A parte Edita Broglio, Benedetta Cappa o Antonietta Raphael, le altre sono tante ma poco considerate», dice Marisa Volpi che penalizza le fotografe e le architette. Accanto a Tina Modotti, entrano Grazia Neri ed Elisabetta Catalano, ma tra le escluse c'è la bravissima Paola Agosti. Fra gli architetti ci sono Gae Aulenti e Cini Boeri, ma non Afra Scarpa e Luisa Anversa, urbanista apprezzata anche in campo internazionale. «Forse è una deformazione professionale - si giustifica Volpi -. Ritengo la fotografia una forma d'arte minore...». In campo giornalistico, il Chi è del Novecento rizzoliano promuove Bignardi e Libi, boccia, Daniela Pasti e, inspiegabilmente vista l'ottica femminista, Chiara Valentini e Fiamma Nirenstein, attivissime oltre che autrici di libri di grande interesse. L'elenco delle bocciate s'allunga e alimenterà polemiche da salotto e non. Certe scelte di taglio giornalistico che privilegiano l'attualità e la notorietà rischiano insomma di appannare il valore del libro che invece fornisce un utilissimo contributo alla storia delle donne nel nostro secolo anche grazie ai saggi introduttivi di Miriam Mafai e delle donne che hanno collaborato con lei. Però - ed è l'ultima critica? - perché trascurare l'apporto in campo religioso e cattolico, tacendo suor Mida Barelli, fondatrice nel 1917 dell'Azione Cattolica femminile? Dove le scelte non sono viziate dall'ottica della notorietà, e cioè soprattutto in campo politico e sindacale, curati rispettivamente da Lietta Tornabuoni e da Bruna Bellonzi, il volume fornisce le novità più interessanti sul lavoro e sull'esperienza di vita di donne che più hanno faticato e si sono generosamente spese senza contropartita personale. Tra i destini più tragici, quello di Rita Montagnana, moglie di Togliatti: operaia a 13 anni, attiva nell'occupazione delle fabbriche, poi nella lotta clandestina nelle file del pei, nel 1948, abbandonata dal marito, si vide messa fuori anche dal partito. Di operaie o fighe del popolo ne troviamo poche e soprattutto nella politica, nel sindacato, nella scuola, nello spettacolo. Ma c'è anche chi, verosimilmente per scelta, rinuncia a indicare fratelli e padri ben noti, come Ludovica Ripa di Meana, tutt'altra pasta della cognata Marina che appare più giovane di tre anni, e Giovanna Zincone. Fleur Jaeggy, scrittrice raffinata e moglie di Roberto Calasso, tralascia il suo passato di mannequin e non indica l'età, seguita da una manciata di altre tra cui la manager Federica Olivares e la poetessa Gabriella Sobrino, infaticabile animatrice di incontri e premi letterari. Paola Decina Lombardi I Fra le escluse Monica Guerritore Rosa Fumetto Pamela Villoresi Lea Padovani, Serena Dandini e Nora Ricci Tre signore agli albori del '900 fra eleganza e primo femminismo in un manifesto realizzato da A. Villa nel 1903 per il magazzino napoletano Mele. Sotto tre esempi di escluse eccellenti dal «Chi è del '900»

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