come restituire quei soldi?

DIBATTITO restituire quei «Il partito aiuti il politico che non li ha» DIBATTITO TANGENTOPOLI E SANATORIA SI scrive «soluzione politica» e c'è chi legge «sanatoria». Ma chi è responsabile dei. reati messi in luce dal benemerito processo «Mani pulite» non può sperare di cavarsela a buon mercato, e monsignor Mario Canciani, reggente di San Giovanni dei Fiorentini, chiesa frequentata dall'aristocrazia romana, scaglia quasi un anatema e precisa che «l'assoluzione a un penitente tangentista va studiata caso per caso». Perché? Ma perché «a volte il maltolto è finito nel mare magnum delle casse dei partiti e quindi risulta difficile riprenderselo». E allora? «Noi parroci non possiamo assolvere questi peccatori se prima non restituiscono ciò che hanno rubato. E' una misura prevista dalla morale cattolica». Ma c'è chi i soldi li ha intascati o manovrati non per sé o per la propria azienda, ma per dare una mano al proprio partito. «Quando ci si trova di fronte a peccati come il ladrocinio o la calunnia, le preghiere non bastano per essere perdonati. Il peccatore deve anche reintegrare la giustizia, mondarsi, far opere buone». Soprattutto: «risarcire i danni». «Il problema delle restituzioni è di diversissima soluzione, se si equiparano i due comportamenti», osserva Gian Carlo Caselli, procuratore della Repubblica di Palermo. «Nel caso dei reati commessi da politici, occorrerebbe trovare forme sostitutive, equipollenti ed equilibrate, tenendo conto della complessità della situazione». E' proprio questo della restituzione «il nodo più grave», conferma Pier Luigi Vigna, procuratore della Repubblica a Firenze. «Come scioglierlo? 0 ci sarà qualche parte civile nel processo e si verrà a una quantificazione del danno, oppure, come avviene nei normali processi, dopo quello penale si farà un procedimento civile per ottenere il risarcimento». E se uno non ha soldi? «Succede spesso, e allora bisogna trovare i beni che possiede e si agisce su quelli. Se è nullatenente, beh!, non risarcisce e non per questo finirà in prigione. Ma non mi pare che sia il nostro caso». Sembra un discorso prematuro, in ogni modo. Dice Vigna: «Non so se stiano pensando a una differenziazione tra corruzione, concussione e abuso d'ufficio e il finanziamento dei partiti, insomma tra certi reati da un lato e l'inosservanza delle regole dall'altro. Nella prima ipotesi c'è un arricchimento illecito, personalizzato, individualizzato, nell'altra la questione è differente. E probabilmente questo può far pensare a diversi sistemi di restaurazione del danno». Per i politici nella palude Vigna prevede «una estraniazione dalle funzioni pubbliche» e immagina «un'invenzione processuale che consenta di definire con un procedimento accelerato questi processi che potrebbero esser causa di turbativa se, come tutti si augurano, si rinnoverà il modo di far politica. Quindi, senza amnistie: parlo di processi, di condanne». E' talmente vasto il labirinto nel quale si è infilata inevitabilmente l'inchiesta milanese che una strada per uscirne bisogna pur trovarla, e breve, possibilmente. Non il colpo di spugna, non la «sanatoria», in ogni modo. «Ma non la chiamerei così», dice Luciano Violante, presidente della commissione parlamentare Antimafia. «In sostanza, a chi ritiene di aver commesso uno di questi reati, o a chi è stato indagato, viene data la possibilità di dire come sono le cose. Rinuncerà all'appello e avrà la garanzia che la pena sarà sospesa. Naturalmente non potrà ricoprire cariche pubbliche di alcun genere nella direzione di imprese e dovrà restituire la somma nella quantità stabilita dal giudice. Uno è libero di accogliere, altrimenti accetta la procedura ordinaria, rischia il carcere». Restituire la tangente, ma come, se uno i soldi li ha dati al partito? «Se uno non ha denaro, verranno sequestrati i beni. Esistono forme previste dal codice. A quel punto, se il partito del quale fa parte l'imputato ritiene d'intervenire, può farlo». Dunque, un vantaggio per l'imputato, che comunque rimarrà tagliato fuori dalla vita politica, ma un vantaggio anche per la collettività, sottolinea Violante: «Perché si libera subito di una certa serie di persone e libera dalla loro presenza anche le istituzioni). Il socialista Valdo Spini, fiorentino, invoca da anni trasparenza: più volte ha presentato al Parlamento una proposta di legge per la riforma del finanziamento ai partiti e dal 1985 ha fatto le sue campagne elettorali sotto il controllo dei garanti. Ma ora ammette con amarezza: «Si è rotto il circuito della credibilità». Ci saranno i pentiti, in questo mega-processo? Spera di sì Giulio Catelani, procuratore generale di Milano, e dice che «si può anche ipotizzare una forma di trattamento premio per chi confessa». A patto che il sacco venga vuotato del tutto. «Soluzione politica» o «sanatoria» che sia, ad Adriano Sansa, procuratore aggiunto presso la pretura di Genova, la cosa non piace né poco né punto. Perché? «Ma perché questa famosa legge sul finanziamento dei partiti che cos'era? Era una legge. Ora, tutti stanno parlandone come se fosse stata una specie di vessazione di un ancien regime che ha dato ai partiti questa sorta di ceppi. Invece no. Questa è una legge che prevedeva delle sanzioni penali per chi la viola, approvata non solo dal Parlamento, ma direi approvata da quegli stessi che erano poi direttamente i destinatari. Quindi sapevano tutti che questa è una legge della Repubblica con sanzione penale. Adesso Martinazzoli dice: "La violazione è un'irregolarità". Che è un'espressione tecnicamente errata e lui, come avvocato, dovrebbe saperlo. La violazione è un reato, anzi, tecnicamente si chiama: delitto». Vincenzo lessandoti Caselli: problema di diverse soluzioni Violante: rinunciare alla carica pubblica Vigna: no amnistia Sansa: la violazione è un delitto CINO o di spugna» er Tangentopoli, intesa come sa il ministro dell'Interno, Nicola nalisti a Taranto dove ieri sera ha libro del presidente del Formez, olitica - ha detto Mancino - si in non è una soluzione. La soluzioo istituzionale: si può cioè affrone, il problema del finanziamento oi di un parere sull'ipotesi di incoinvolti in vicende di tangenti, a seguito di un giudizio non di un Piero Luigi Vigna, procuratore della Repubblica a Firenze Più a sinistra, Valdo Spini

Luoghi citati: Firenze, Genova, Milano, Palermo, Taranto