Goria quattro ore dal giudice per il nuovo ospedale di Asti

Si è presentato spontaneamente con il suo legale: è «indagato a chiarimenti» 4 Si è presentato spontaneamente con il suo legale: è «indagato a chiarimenti» Goria quattro ore dal giudice per il nuovo ospedale di Asti L'ex ministro delle Finanze Giovanni Goria è stato interrogato, non più come testimone, dai magistrati Marcello Maddalena e Vittorio Corsi che indagano sulla vicenda dell'ospedale di Asti. La sua posizione è quella di «(indagato a chiarimenti», una formula a metà strada tra il teste e l'inquisito per reati di corruzione e abuso in atti d'ufficio. Goria è il terzo politico coinvolto nell'inchiesta: prima di lui sono stati inquisiti con avviso di garanzia l'ex capogruppo psi alla Camera La Ganga (per corruzione), il sottosegretario de al Bilancio Bonsignore (concussione). L'interrogatorio di Goria è avvenuto nella massima segretezza: giovedì i magistrati lo hanno sentito dalle 16 alle 19,30, ma non in Procura, per evitare all'ex ministro de un fastidioso incontro con fotografi e giornalisti. Goria ha pranzato al Cambio, in compagnia di alcuni amici di corrente. Poi ha incontrato i magistrati, forse in una caserma. Il difensore Sergio Badellino ha dichiarato: «Goria si è presentato spontaneamente per completare le dichiarazioni già rese due mesi fa, quando era stato sentito tome teste. Non gli è stata mossa alcuna contestazione di partecipazione ad un reato». In realtà, a Goria sono state contestate le dichiarazioni di Marco Borirli, imprenditore a capo della cordata vincitrice dell'appalto per l'ospedale, tuttora in carcere per corruzione. Borirà (difeso dall'avvocato Giordanengo) avrebbe tirato in ballo l'ex ministro, raccontando di averlo incontrato due volte ad Asti. Nel primo incontro - secondo Borini - si sarebbe parlato dell'ospedale in termini vaghi. La seconda volta il discorso sarebbe stato più preciso: «Il ministro ha dimostrato interesse per la vicenda, mi ha detto però che non voleva problemi in sede locale. E che in ogni caso era meglio rivolgersi a Roma». Secondo i magistrati, le parole di Goria si possono intendere in questo modo: non voglio sapere se fate pasticci ad Asti. Rivolgetevi al segretario amministrativo de Citaristi. Sullo sfondo dell'appalto di Asti c'è il patto di ferro dc-psi per spartirsi 30 mila miliardi destinati alla sanità. Goria sapeva di quell'accordo? Un fatto è certo: la commissione che assegnò l'appalto alla cordata Borini (come previsto dal patto dc-psi) era stata nominata da Bianca Dessimone, fedelissima di Goria, allora presidente del comitato di gestione nell'Usi di Asti. La Dessimone è detenuta alle Nuove da 10 giorni. Sarebbe stata lei a gestire l'affare, assieme all'ex assessore regionale alla sanità Maccari (stessa accusa, ora agli arresti domiciliari). Maccari prima, dopo di lui Borini, hanno spiegato tutti i retroscena dell'appalto. La Dessimone respinge l'accusa di comizio- ne. Ancora l'altro giorno, sentita per la seconda volta dal pm, ha parlato dell'ospedale, ma in questi termini: «E' una mia creatura. Avevo scelto il progetto migliore». L'unica ammissione: «Sono sempre stata appoggiata da chi stava sopra di me». Ieri il pm Corsi ha sentito Vittorio Valenza, braccio destro di Vincenzo Balzamo, segretario amministrativo psi. L'uomo, che è amministratore unico della Sofìnim (gestione del patrimonio immobiliare psi), è in carcere per corruzione: sarebbe stato presente all'incontro tra Balzamo, Maccari e Borini per concordare la tangente di 6 miliardi. «Non ero presente - ha detto ieri -. Una volta sola sentii Balzamo parlare di un affare di Asti». Brunella Giovani NinoPietropinto Chiamato in causa dall'imprenditore Borini: «Due volte abbiamo parlato dell'appalto»

Luoghi citati: Asti, Roma