Nel futuro la sfida del Filadelfia a Milanello

Nazionale cresciuta nelle scuole granata e rossonera, ma solo il Milan ha saputo tenere i suoi gioielli Nazionale cresciuta nelle scuole granata e rossonera, ma solo il Milan ha saputo tenere i suoi gioielli Nel futuro, la sfida del Filadelfia a IHilanello Goveani: ultime sofferenze, poi i nostri assi resteranno qui L'IMPORTANZA DEL VIVAIO TORINO. Il risultato, come sempre, tiene banco. Il 3-1 della Nazionale in Portogallo elegge «quella squadra» il team ideale. Sino a prova contraria. Ma restiamo ai fatti. Dell'undici di Sacchi trionfante ad Oporto facevano parte tre ragazzi usciti dalla fucina del Filadelfia: Dino Baggio, Fuser e Lentini. E altri tre forgiati nella scuola-Milan: Albertini, Costacurta e Maldini. Sarebbero stati quattro senza la squalifica di Baresi. La gente si domanda, allora, se davvero nel calcio contano solo i soldi. Chi costruisce campioni e non ha preoccupazioni economiche, può farli maturare e tenerli in casa. Chi non è nella stessa situazione deve creare e vendere? Dino Baggio all'Inter (ora Juve), Fuser al Milan (poi Fiorentina, di nuovo Milan ed ora Lazio) e Lentini ancora al Milan. Partito assieme a Graverò, Benedetti e Bresciani, tutti del Filadelfia, ma fuori dal giro azzurro che di questo confronto è la base (di discussione). Il Milan ha fatto e disfatto secondo le voghe proprie, sul mercato, almeno sino a ieri. Ci sarebbe anche Evani nei prodotti rossoneri da Nazionale, se non accusasse un calo di tensione. Per il Toro, il rapporto con il calcio è diverso. Nelle ultime stagioni, i pezzi grossi confezionati in casa se ne sono andati, uno dopo l'altro. I tifosi granata sanno distinguere. Pochi i rimpianti passati per la cessione di Diego Fuser trasferito al Milan nell'estate '89 per una cifra che parve un regalo: 7 miliardi. Ora farebbe comodo (Fuser, anche il regalo) ma è acqua passata. I rimpianti sono ancora cocenti per Dino Baggio, che Mondonico aveva lanciato come centrocampista centrale. Il ruolo che gli affida Arrigo Sacchi. Un giocatore da non mollare. Una partenza accompagnata da un pasticcio storico (destino Juve, poi parcheggio di un anno all'Inter come nulla osta al rientro di Trapattoni) e da uno dei giochi di prestigio della gestione Borsano. Venduto pare per 8 milardi dei quali solo 4,5 risultano a bilancio. Attorno a Lentini la bagarre è ancora fresca. E qui stiamo dalla parte di Borsano, siamo certi che era convinto di poter tenere il fantasista ancora per un anno (era comunque promesso al Milan, dietro cauzione...) una volta ceduti Graverò, Policano e Benedetti. La gente granata non crede ancora all'ex presidente. La verità storica arriverà. Siamo curiosi anche noi, malgrado le convinzioni. Il Toro continuerà sulla strada del costruisci e vendi? Adesso i nomi di Sordo, Sottil, Cois e Vieri sono nei taccuini dei general manager di mezza Italia che conta, m football (oltre a quelli di Arnioni e Marchegiani che non sono «del Filadelfia»). Il neopresidente Goveani non è del tutto rassicurante sul domani (giugno) dicendo: «La stagione che sta per finire con conta. Il bilancio potrebbe costringere ad impegni (Marchegiani e Annoni?, ndr) anche dolorosi». Ma promette: «Dalla prossima tutto cambierà. Rafforzeremo il settore giovanile, non per farne mercato ma la base del Toro. So che abbiamo una squadra allievi con almeno cinque elementi destinati alla serie A, saranno la nostra forza. Li aspettiamo. E aspettiamo Sergio Vatta, confidando nella comprensione della Figc che non a caso se lo è assicurato. Vatta sarà di nuovo il capo del settore giovanile e degli osservatori. Chiaro?». E Mondonico, l'uomo che deve gestire cosa passa (e cosa gli lascia) il convento? Il tecnico è realista. «L'iter dei giovani promettenti è sempre lo stesso. Una strada obbligata. Dopo la Primavera, un anno fuori in prestito per farsi le ossa. L'importante è non perderli. Forse è meglio la C, come rodaggio. Adesso siamo preoccupati per Vieri, forse il salto nel Pisa è stato troppo grande. Vedremo. I migliori torneranno». A tutt'oggi, 83 prodotti del Filadelfia giocano fra A, B e C. Carbone (Ascoli), Delli Carri (Lucchese), Pastine (Casertana) sulla strada del ritorno all'ovile. «Comunque - ammette Mondonico - non possiamo illuderci. L'importante è che il settore giovanile continui a produrre, il Toro non deve svendere ma neppure rischiare il fallimento. Milan, Juve, Inter, Samp, Roma, Lazio, anche Fiorentina e Parma più ricche di noi. Il nostro impegno è di essere competitivi, con cambi tecnicamente validi. Essere sempre da prima fascia, senza magnati o finanziarie alle spalle». Bruno Perucca