«Mani pulite» tocca anche il msi

«Mani pulite» tocca anche il msi «Mani pulite» tocca anche il msi Ir ■ ~ ~ Avviso al senatore Resta, lo accusa un socialista MILANO. All'armi siam coinvolti. Un esponente missino - il senatore Giuseppe Resta - entra nel mirino di «Mani pulite». Ed è la prima volta. Il suo nome compare nel verbale di Angelo Rossi, socialista inquisito, ex assessore alla Provincia: «Gli ho consegnato una tranche di 80 milioni». Il senatore Resta che non ha ricevuto alcun avviso di garanzia - smentisce indignato: «Mi accusa falsamente per diffamare la mia persona». Si autosospende dal partito. Annuncia querele. Al segretario Gianfranco Fini scrive: «Sono disponibile a dimettermi dal Senato». Brutto giorno per la fiamma tricolore. Fini, al telefono, fa il pacato: «Io credo all'innocenza di Resta. Ma le pare possibile che uno come lui, dentista, docente universitario, economicamente solidissimo, debba chiedere a un assessore socialista 80 milioni? Non ricordo la dichiarazione dei redditi di Resta, ma credo si aggiri sul mezzo miliardo all'anno. Non scherziamo. Questa è una pro- vocazione. Gli italiani sapranno giudicare». Per il momento ci sono le dichiarazioni rese a verbale da Angelo Rossi, il 22 febbraio, al pm Gherardo Colombo. L'esponente socialisita parla di un episodio accaduto alcuni anni fa, lui membro della giunta provinciale (assessore alla Pubblica Istruzione), Giuseppe Resta, non ancora senatore, ma capogruppo missino. In ballo: una fornitura di gasolio per il riscaldamento di una decina di scuole. Protagonista dell'affare (e delle tangenti) l'imprenditore Nicola Longo, uno dei tanti pagatori già ospite di San Vittore. Dunque racconta Rossi: «I problemi iniziarono dall'allora capogruppo msi dott. Giuseppe Resta, oggi senatore. Costui, a più riprese, mi fece capire che, avendo dei problemi personali, aveva bisogno di un contributo. Credo si trattasse di una sua idea di fare un centro culturale a fini elettorali». «A quel punto, per sbloccare la situazione del senatore Resta che aveva bisogno del contributo, gli consegnai una tranche di 80 milioni. Lui si raccomandò di non far trapelare nulla, in modo particolare nel suo partito. E posso dire, avendolo appreso da Longo, che il presidente dell'amministrazione provinciale Giacomo Properzj era già a conoscenza del caso». Rossi rivela di avere consegnato personalmente i soldi a Resta, nel suo studio dentistico. Tutto falso per il senatore missino, 54 anni, docente universitario a Pavia e Ferrara, membro della direzione missina dal 1984, eletto senatore lo scorso 5 aprile con 5.404 voti. Scrive: «Sono del tutto estraneo a quanto incredibilmente addebitatomi». Annuncia: «Chiederò al Senato di privarmi immediatamente dell'immu¬ nità parlamentare per poter essere interrogato dai giudici, cui confermo piena fiducia. Per impedire che si coinvolga il partito in questa vicenda che mi addolora profondamente, ho già comunicato a Fini la mia decisione di autosospendermi fino a quando non avrò dimostrato la mia innocenza. Sono comunque disponibile, se la segreteria del msi ne ravviserà l'opportunità, a dimettermi dal Senato». Cosa deciderà il partito? Risponde Fini: «Apprezzo il gesto del nostro senatore. Valuteremo oggi in direzione. E' scontato che per noi la magistratura fa benissimo a indagare e Resta a mettersi a disposizione della giustizia». Riccardo de Corato, segretario provinciale milanese, protagonista in Comune delle battaglie contro la corruzione, non ha dubbi: «Un missino deve rinunciare a tutte le cariche e presentarsi ai giudici». Quindi? «Quindi Resta dovrà dimettersi da senatore. Anche se è e risulterà innocente», [p. cor.] «Gli diedi 80 milioni» Ma lui smentisce e si sospende dal partito «Se Fini vuole lascio pure il Senato» Sé'- Il senatore del msi Giuseppe Resta

Luoghi citati: Ferrara, Milano, Pavia