Inail, in fuga Kex presidente
Inail, in fuga Kex presidente Inail, in fuga Kex presidente Tomassini, psdi: nell'89 ingoiò un foglio davanti ai carabinieri VENEZIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Latitante il direttore, latitante il presidente dell'Inail. Erano passate da poco le 14 quando le agenzie hanno battuto la notizia che Alberto Tomassini, 47 anni, laureato in Ingegneria elettronica, una moglie e due fighe, socialdemocratico, era ricercato: latitante come il direttore generale dell'istituto, Mario Palma, accusato di concorso in concussione per aver intascato tangenti pari a un miliardo e mezzo. Tomassini, presidente dell'Inail dal 1986 fino allo scorso 3 gennaio, secondo l'accusa avrebbe contrattato tangenti, tra cui quella di 200 milioni per la quale martedì era finito in carcere il vicepresidente Franco Pesci. Ma chi è Alberto Tomassini, questo veneziano della campagna di San Dona di Piave, arrivato a Roma dopo anni di gavetta? Un cameade della politica, fuori del Veneto: noto più che altro negli ambienti socialdemocratici, è divenuto presidente dell'Inail grazie a quella tessera. Ha ottenuto le prime pagine dei quotidiani nazionali soltanto una volta: il giorno che ha ingoiato un foglio di carta durante una perquisizione dei carabinieri, i quali ritenevano di poter trovare nel suo appartamento un appunto su un misterioso conto in banca. Lui ha smentito di avere alcun conto segreto e ha smentito pure di aver mangiato quel foglio. Anzi, ha citato una decina di giornalisti, da Enzo Biagi in giù, per 50 miliardi di risarcimento danni. Ma il rapporto dei carabinieri ai giudici parla chiaro: non pare che Tomassini abbia troppe possibilità di vincere la causa. Uomo forte del sole nascente a Alberto Tomas ni Venezia, ancora adesso vanta fra i suoi uomini un assessore regionale e un assessore al Comune capoluogo. Personalmente, ha preferito mantenere un basso profilo dopo essere stato inquisito per peculato, concussione e corruzione, sebbene le accuse siano poi cadute. Al tribunale di Roma è finito il fascicolo di indagine sull'uso della sua segreteria: telefoni, impiegate, auto blu, fax e fotocopiatrici sarebbero stati in servizio più per gli affari privati che per quelli di istituto. Le altre accuse riguardavano due episodi per i quali Tomassini era stato chiamato in causa nella sua veste, all'epoca, di assessore regionale ai Lavori pubblici. Favori a qualcuno, bustarelle che qualcun altro avrebbe intascato. Al processo, Tomassini si era difeso: «Quella tal persona mi era stata raccomandata dal capogruppo alla Camera Alessandro Reggiani. Non potevo dirgli di no: mi sarebbe costato la carriera politica». E' stato assolto. Trombato alle elezioni europee e anche a quelle amministrative, ha conservato la carica di presidente dell'Istituto per gli infortuni sul lavoro grazie alla fedeltà per il segretario del partito Antonio Cariglia. Ma le origini della sua ascesa hanno altre radici: fedelissimo di Franco Nicolazzi, allora ministro dei Lavori pubblici, Tomassini si può dire fosse il suo referente nel Veneto orientale così come Emilio De Rose lo era nel Veneto occidentale. Secondo quanto dichiarato ieri dal suo avvocato, l'ex presidente Inail avrebbe appreso dell'ordine di custodia cautelare dal tg e avrebbe deciso di costituirsi appena sbrigati alcuni affari. Mario LoJto Alberto Tomassini
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