Conso attenua la polemica
Conso attenua la polemica Conso attenua la polemica «Ma Borrelli doveva informarmi» E ipolitici plaudono al ministro ROMA DALLA REDAZIONE Impegnato nella definizione del decreto anti-arresti per gli indiziati di Tangentopoli - provvedimento che, probabilmente, sarà presentato lunedì in Consiglio dei ministri - il guardasigilli, Giovanni Conso, liquida in poche ma dure parole la polemica che andava montando con il procuratore di Milano Borrelli sul caso Zorzoli, l'amministratore dell'Enel tenuto ingiustamente in carcere per un mese e mezzo. «Ristabilisco volentieri la verità - dice il ministro di Grazia e Giustizia - come richiede di fare il procuratore della Repubblica di Milano: ho preso atto con soddisfazione che non sono state formulate scuse di alcun genere da parte dei pubblici ministeri di Milano al professor Zorzoli. Purtroppo non mi era nota in alcun modo la smentita di cui parla il procuratore e la preoccupazione che ho espresso era quindi fondata sugli articoli comparsi sui quotidiani l'Unità e II Giorno non rettificati nei giorni successivi». Non parliamone più, dice in sostanza il ministro, il quale fa però notare che nessuna smentita fu data dai giudici alle notizie riportate dai due quotidiani e lamenta, in pratica, di dover apprendere i particolari sulle inchieste di Mani pulite dai giornali. «Sarebbe stato singolare aggiunge Conso rispondendo all'osservazione di Borrelli secondo cui il ministro poteva almeno informarsi presso i pm milanesi prima di parlare - se avessi richiesto un'informativa all'ufficio del pubblico ministero dal momento che, ove lo avessi ritenuto, sarei dovuto intervenire con gli strumenti di vigilanza che la legge conferisce al ministro di Grazia e Giustizia: il che invero non mi sarebbe parso proprio il caso». Non attraverso un'iniziativa disciplinare, sembra obiettare Conso, avrei potu¬ to essere messo al corrente, ma semplicemente attraverso un semplice e dovuto atto di informazione. E dalla parte del ministro si schiera il Palazzo e, naturalmente il Consiglio nazionale forense che proprio ieri ha concluso i lavori stilando un documento finale in cui si afferma l'esigenza che il gip (il giudice delle indagini preliminari) «svolga un effettivo controllo sulle iniziative del pubblico ministero» e non finisca invece con l'appiattirsi sulle sue posizioni processuali. In favore di Conso intervengono socialisti come Silvano Labriola e democristiani come Vincenzo Binetti e Giuseppe Gargani, presidente della commissione giustizia della Camera, secondo il quale «Borrelli dovrebbe osservare una riservatezza maggiore, essendo impegnato in prima persona nelle indagini». E scende in campo anche il senatore Gerardo Chiaromonte, del pds. In un articolo che appare stamane su II Mattino, Chiaromonte scrive tra l'altro che «il giudice Borrelli ha replicato pubblicamente a un uomo come Conso, smentenedo che i magistrati abbiano chiesto scusa a Zorzoli, ma non ha trovato una parola per parlare dell'assurdità, o almeno dell'errore, di aver tenuto in carcere per parecchie settimane Zorzoli per poi rilasciarlo». «L'autocritica deve spettare ai politici - prosegue ironicamente Chiaromonte - ma mai a quei magistrati che pure dovrebbero meditare, come ha fatto Di Pietro, sulle conseguenze delle loro azioni per tutto il Paese». Duri scambi di battute che dimostrano come si inaspriscano nuovamente i rapporti fra magi stratura e classe politica proprio alla vigilia dell'approvazione di quei provvedimenti che dovrebbero costituire una specie di sanatoria nell'inchiesta senza li miti di Mani pulite ed evitare il carcere a molti.
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