Inferno nel cuore di New York di Foto Reuter

Telefonata alla Nbc di un gruppo serbo «E' un segnale per la Bosnia» Crolla il soffitto della metropolitana: decine di migliaia intrappolati Inferno nel cuore di New York Autobomba alle Twin Towers di Manhattan NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Auto-bomba nel cuore di New York. Una tremenda esplosione ha devastato ieri il livello «b-2» del garage (che ha sei livelli sotterranei) situato sotto le torri gemelle alte 110 piani che costituiscono il «World Trade Center», a un passo da Wall Street, uno dei simboli della metropoli e del capitalismo americano. Il garage dove tra l'altro parcheggiano abitualmente le auto del seguito del presidente Clinton quando è in vistila a New York. La deflagrazione, alle 12.20 ora locale, ha provocato il crollo di un muro e del tetto della vicina stazione della metropolitana, crollo che ha investito un treno di passaggio. Subito dopo l'incendio si è propagato rapidamente ed il fumo ha raggiunto in un lampo i piani alti delle torri gemelle che di giorno ospitano 60.000 dipendenti (ma il numero, complessivo delle persone presenti al momento della catastrofe potrebbe sfiorare i 150.000). Gli occupanti sono rimasti intrappolati negli uffici, gli ascensori hanno smesso di funzionare per la mancanza di corrente. La maggior parte degli impiegati è scesa piedi lungo le scale di emergenza. Altri hanno rotto le finestre sigillate, nonostante l'indicazione contraria dei piani di emergenza antiincendio, per fare entrare ossigeno. Le vittime, secondo un primo, azzardato bilancio, sarebbero cinque morti e più di 300 feriti, non si sa quanto gravi, ma nel tardo pomeriggio di ieri le operazioni di soccorso erano ancora in pieno svolgimento e si parlava di gente rimasta intrappolata sotto le macerie provocate dall'esplosione. La sua causa non è apparsa subito chiara. Si è parlato di un trasformatore che a un certo punto avrebbe smesso di funzionare, ma gli addetti definivano «inimmaginabile» che un trasformatore potesse provocare un'esplosione del genere. Lo scoppio, infatti, è stato violentissimo. Sentito a chilometri di distanza. Il network televisivo «Cbs» ha parlato subito esplicitamente della possibilità di un attentato che successivamente è stato confermato dal capo della polizia e da fonti del ministero della Giustizia. Un quarto d'ora prima dell'esplosione un sedicente «gruppo croato» avrebbe annunciato la presenza di una bomba. Dopo lo scoppio invece un «movimento di liberazione serbo» ha telefonato al centralino della «Nbc»: «E' un segnale - ha detto l'anonimo interlocutore - alla vigilia delle trattative all'Onu sul destino dell'ex Jugoslavia». Naturalmente l'attendibilità delle rivendicazioni è tutta da verificare. Ad un certo momento, dopo una minaccia telefonica, l'Empire State Building è stato evacuato per il timore della presenza di una seconda bomba. «Ero davanti al computer. Ho sentito un'esplosione e poi il pavimento ha cominciato a trema re - ha raccontato un testimone, bloccato al 74° piano -; la corrente elettrica è andata via e tornata per alcune volte. Poi abbiamo cominciato a sentire odore di fumo». La gente, confusa, si è precipitata nei corridoi. «Stavo uscendo per il pranzo. Ma gli ascensori sono stati subito bloccati. Siamo piombati al buio - ha raccontato Joan Berry - abbiamo aperto la porta dell'uscita d'emergenza innestando la sirena d'allarme». «Le scale di emergenza erano al buio e già dense cu fumo - ha detto Christopher King -, abbiamo inumidito dei fazzoletti con l'acqua tenendoli davanti alla bocca. Abbiamo formato una catena umana: ognuno teneva una mano sulla spalla di chi stava davanti. Siamo scesi così per oltre 70 piani senza sapere cosa avremmo trovato di sotto». I* Altri hanno prefrito restare •nel grattacielo in attesa di soccorsi. Alcuni lavoratori, bloccati dal fumo denso, hanno rotto i vetri sigillati del grattacielo e sventolato indumenti per attirare l'attenzione. «Non appena ho sentito l'esplosione ho guardato fuori dalla finestra per vedere se il New Jersey era ancora al suo posto - ha detto Lisa Hoffman -; l'edificio ha cominciato a trema¬ re come durante un terremoto». «Gli ascensori erano bloccati ha detto un'impiegata di un ufficio commerciale -. Abbiamo cominciato a scendere per le scale, ma il calore andava aumentando man mano che ci avvicinavamo ai piani bassi e qualcuno si è terrorizzato». Alcune persone, rimaste intrappolate in ufficio, hanno usato i telefoni cellulari per chiamare le stazioni tv locali di New York e chiedere aiuto. «Sono imprigionato in una stanza al 55° piano - ha telefonato un uomo in preda al panico alla Nbs -: cosa devo fare? Devo sfondare le finestre? informate le squadre di soccorso che sono qui». Uno degli intrappolati si è lanciato, dal quinto, piano del grattacielo. Ed è in ospedale in gravi condizioni. Il «World Trade Center» ospita, tra le migliaia di uffici, quello del governatore di New York Mario Cuomo, che lui utilizza nelle rare occasioni in cui abbandona la capitale Albany per venire a Manhattan. Nella stazione della metropolitana, la lotta contro il fuoco è continuata per ore. I pompieri hanno riversato tonnellate di acqua nel sotterraneo riuscendo solo in parte ad impedire alle fiamme ed al fumo di salire. In strada il caos più totale. Accorse a centinaia, le auto dei pompieri, quelle della polizia e le ambulanze si intralciavano a vicenda. I loro autisti si urlavano vicendevolmente di togliersi di mezzo, mentre tutto attorno la «macchia» di auto bloccate si espandeva a vista d'occhio, aumentata dalle correnti di traffico che continuavano ad affluire dal New Jersey e da Brooklyn. Questa una delle ragioni per cui non si è ancora riusciti ad avere un bilancio attendibile delle vittime. Anche gli aeroporti di New York sono stati posti in stato di massima allerta nel timore di altre «attività terroristiche». Franco Pania reti! I soccorsi ostacolati da una nevicata Nel palazzo c'è anche l'ufficio di Mario Cuomo Telefonata alla Nbc di un gruppo serbo «E' un segnale per la Bosnia» A PONTE DI MANHATTAN Illfli Alcuni feriti vengono soccorsi In alto un poliziotto aiuta due impiegati fuggiti dalle Torri [FOTO REUTER]

Persone citate: Christopher King, Clinton, Franco Pania, Joan Berry, Lisa Hoffman, Mario Cuomo, Towers

Luoghi citati: Albany, Jugoslavia, Manhattan, Manhattan New York, New York