Dai partiti un sospiro di sollievo di Diego Novelli

Il governo decide di rinviare il voto: protestano msi, Rete e Rifondazione Il governo decide di rinviare il voto: protestano msi, Rete e Rifondazione Pai partili un sospiro di sollievo Quasi tutti avevano già preparato le liste Il giallo delle elezioni si risolve alle sette di sera: sono rinviate dal 28 marzo a fine maggio-inizio giugno, per consentire di votare con la nuova legge in discussione al Parlamento. Lo annuncia il Consiglio dei ministri dopo una giornata che nella cittadella politica torinese è trascorsa tra voci e smentite, su una decisione che, di ora in ora, pareva imminente, ma che non arrivava mai. La notizia ufficiale, diffusa dal ministro per gli Affari regionali, Ciaurro, era stata anticipata alle 18,30 all'on. Beppe Garesio, socialista, dal capo della segreteria di Giuliano Amato: «C'è il decreto. Torino voterà a giugno» gli ha detto al telefono Gigi Merolla da Palazzo Chigi. Nei maggiori partiti un sospiro di sollievo. Proteste invece di Rifondazione comunista, Rete e msi, i tre gruppi che sino all'ultimo hanno tentato di bloccare l'iniziativa del governo. Democristiani. «Un giovedì lunghissimo» dice il segretario cittadino Francesco Bruno, impegnato per tutto il giorno a discutere se presentare o meno la lista. Di prima mattina Bruno cerca il segretario Mino Martinazzoli. Poi parla con il responsabile nazionale per gli enti locali D'Andrea: un lungo scambio d'opinioni. «Il dirigente romano - racconta Bruno - era già quasi sicuro del rinvio. Tuttavia ha consigliato di incominciare a preparare le liste. "Non è pensabile, ha detto, che la de sia assente nella corsa al voto, anche se si dovesse svolgere con il vecchio proporzionale' ' ». Dopo il colloquio, il quartier generale de si anima: riunioni, incontri, alla ricerca di candidati. Alle 18 nuovo vertice della direzione, un'ora d'attesa, poi la «lieta novella e un sospiro di sollievo» ammette più di un de. Pds. Soddisfazione pure tra gli uomini della Quercia. Il «giallo elettorale» per i due segretari, della federazione, Sergio Chiamparino, e regionale, Silvana Danieli, s'inizia alle sette del mattino, volo Torino-Roma. I due dirigenti si recano alla direzione centrale, dove Occhetto e D'Alema approvano sia la lista, sia il capolista: l'ex capogruppo in Sala Rossa, Domenico Carpanini. Nel pomeriggio, entrambi i segretari sono di ritorno e Cniamparino riunisce la direzione. La interrompe alle 19, appena riceve dallo stesso Occhetto la notizia del rinvio. «Eravamo pronti dice Chiamparino - ma, nell'interesse generale, è meglio così. Un voto a marzo rischiava di tradursi in difficile governabilità e quindi di non dare risposta ai seri problemi che Torino deve risolvere. Adesso tocca al Parlamento: guai se non riuscisse a varare in tempo la nuova legge». Socialisti. Franco Amato, segretario regionale del garofano, appena avuto la conferma dal telegionale, dice: «Saremmo arrivati comunque in tempo con la lista». Beppe Garesio polemizza a distanza con l'ex sindaco Novelli: «Questo rinvio ha battuto il suo atteggiamento bifronte: a Torino aveva sostenuto l'utilità del rinvio e in tal senso aveva presentato un ordine del giorno alla Camera. Poi l'altro giorno ha cambiato idea e si è schierato con msi e comunisti per far svolgere elezioni inutili». Anche per il psi l'attesa di notizie dal governo è stata lunga. In 'mattinata il vicesegretario provinciale dimissionario Liber- tino Scicolone aveva scritto a Giorgio Benvenuto, chiedendogli di fare il capolista per il Comune, in uno schieramento dove potevano trovar posto persone «non discusse», tra le quali l'ex sindaco Cardetti, l'ex vicesindaco Marzano e il segretario regionale Franco Amato. Liberali. Il capolista sarebbe stato come nel '90 Valerio Zanone, seguito dalla «squadra» che tre anni fa ha dato il successo e il sindaco al pli. Proprio Zanone, mercoledì, aveva chiesto al governo di rinviare la chiamata alle urne di fine marzo. «Per quella data - aveva aggiunto - ci sarà già la nuova legge elettorale». Adesso afferma: «Il governo ha evitato un rito inutile». Come dire: non prendiamo in giro la gente, facciamola votare una sola volta, con le nuove regole che stanno maturando in Parlamento. Repubblicani. Per Mauro Marino, segretario dell'edera, e per lo staff impegnato a preparare le Uste (numero uno l'ex sindaco Giovanna Cattaneo) quella di ieri è stata davvero una giornata nera. Marino non commenta le vicende giudiziarie piovute sulla segreteria nazionale, si limita a parlare di elezioni e del rinvio: «Un atto di saggezza - dice -. Andare a votare prima del referendum avrebbe dimostrato disprezzo per il rinnovamento chiesto dai cittadini». Psdi. Sollievo. E' l'unica parola che gli. uomini del sole nascente riescono ad esprimere. Il rinvio evita «un grande affanno» in un partito che a livello municipale, dopo le dimissioni del segretario Cipresso, rischia di riconoscersi in un sol uomo: l'ex assessore Baldassarre Furnari. Verdi. Nel sole che ride lo slittamento delle elezioni significa anche rinvio dello scontro tra le tre o quattro anime del movimento. Il decreto è accolto con favore. Lega Nord. A livello nazionale giudizio positivo. Maggior cautela a Torino, probabilmente per non dare la sensazione di timore nei confronti dell'altra Lega, appena fondata da Pioli e Rabellino, alla quale ieri ha aderito anche un consigliere comunale di Beinasco, Anita Fico. Durissimo il fronte delle opposizioni al rinvio: Rifondazione comunista, Rete, missini e Lega nuova (quella di Pioli) definiscono il decreto una «truffa incostituzionale». Rifondazione comunista. 11 segretario Marco Rizzo: «Sono degli imbroglioni. Questi partiti di governo corrotti con l'ignobile decreto rinviano sperando di continuare a governare e rubare con una nuova legge elettorale truffa che consegnerebbe alla de e ai suoi complici la maggioranza dei seggi». Missini. Martinat e Massano «timbrano» il decreto come «un vero e proprio scippo ai danni degli elettori torinesi, che vogliono rinnovare questa classe politica prevalentemente corrotta». Rete. A giudizio dell'ex sindaco Novelli e del leader del movimento Orlando, «il rinvio delle elezioni amministrative con decreto è incostituzionale», poiché le questioni elettorali sono «di esclusiva competenza del Parlamento». Giuseppe Sangiorgto Dure critiche dalle opposizioni «Incostituzionale un decreto per le elezioni» Per la de un lungo giovedì Il consiglio di Martinazzoli «Non potete stare fuori» Un «giallo» risolto alle 19 I dirigenti del pds a Roma per decidere i candidati Zanone: «Evitato un rito inutile» Il psi attacca Novelli «bifronte» ungo giovedì i Martinazzoli stare fuori» Un «giallo» risolto alle 19 I dirigenti del pds a Roma per decidere i candidati critiche osizioni uzionale decreto lezioni» Garesio, psi (a sin.); Alasia, Rifondazione (sopra) e Bruno, de (a destra) Il segretario del pds (foto sopra a sinistra) Sergio Chiamparino e il leader della Rete Diego Novelli Zanone: «Evitato un rito inutile» Il psi attacca Novelli «bifronte» anche rinvio dello scontro tra le tre o quattro anime del movimento. Il decreto è accolto con favore. Lega Nord. A livello nazionale giudizio positivo. Maggior cautela a Torino, probabilmente per non dare la sensazione di timore nei confronti dell'altra Lega, appena fondata da Pioli e Rabellino, alla quale ieri ha aderito anche un consigliere comunale di Beinasco, Anita Fico. Durissimo il fronte delle opposizioni al rinvio: Rifondazione comunista, Rete, missini e Lega nuova (quella di Pioli) definiscono il decreto una «truffa La Sala Rossa del Consiglio comunale rimarrà vuota ancora a lungo; nella foto sotto il liberale Valerio Zanone Garesio, psi (a sin.); Alasia, Rifondazione (sopra) e Bruno, de (a destra) Il segretario del pds (foto sopra a sinistra) Sergio Chiamparino e il leader della Rete Diego Novelli