Guarino sfida la Cee giù le mani dall'ilva di Giuseppe Guarino
Ma i «Dodici» per ora vanno avanti Ma i «Dodici» per ora vanno avanti Guarino sfida la Cee giù le mani dall'Uva «Accetteremo i tagli se Bruxelles paga i costi e condonagli aiuti» BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Spinto a disertare una riunione del governo a Roma («avete visto che è venuto», ha detto un suo collaboratore), il ministro dell'industria Giuseppe Guarino ha partecipato ieri a Bruxelles al Consiglio industria Cee, che ha esaminato il piano di ristrutturazione del settore siderurgico europeo. E' stata l'occasione per fare due affermazioni importanti: 1 ) la questione delle sue dimissioni «non si pone»; 2) l'Italia accetterà il programma di tagli alla produzione d'acciaio a patto che la Comunità si impegni a coprirne i costi, ed a condizione che la Commissione europea chiuda la procedura d'infrazione per il rifinanziamento accordato dall'Ili all'Uva un anno fa. La posizione italiana, è chiaro, è negoziale («non abbiamo fatto mettere a verbale le nostre posizioni», ha detto Guarino). E trova sostegno nella Spagna, che chiede di poter finanziare la ristrutturazione della propria industria in deroga al Codice sugli aiuti statali. Non per niente la reazione dei commissari Cee, secondo fonti diplomatiche, è stata moderata. Eppure «la dichiarazione» della delegazione italiana, cui Guarino «attribuisce carattere essenziale», ha un tono ultimativo. Il programma comunitario, che comporta 2500 miliardi di Ecu in costi sociali e 3500 in costi di ristrutturazione (in tutto 10 mila miliardi di lire), «va finanziato attingendo nella misura massima possibile ai fondi comunitari (...), ed in via integrativa con fondi messi a disposizione dal sistema delle imprese», dice Guarino, chiedendo inoltre la chiusura di «tutte le contestazioni pendenti nei confronti dei singoli Stati, aventi attinenza al settore della siderurgia». E' un chiaro riferimento ai- Giuseppe Guari o l'Uva, il cui rifinanziamento di 650 miliardi è stato sottoposto dalla Commissione Cee ad una procedura d'infrazione. Il «sì» dell'Italia al piano Cee per la siderurgia, dunque, dipende dal «rispetto delle condizioni esposte». Un veto? No, risponde Guarino, ma «gli altri 11 non possono andare avanti da soli. Questo è uno dei casi in cui si decide all'unanimità». Il Consiglio Cee comunque, pur con le riserve italiane, ha fatto proprie le posizioni della Commissione, che chiede tagli di 30 milioni di tonnellate alla produzione comunitaria di acciaio grezzo, e di 20 milioni per i laminati. I ministri dei Dodici hanno escluso l'imposizione sia di un prezzo minimo, sia di quote per i vari produttori, ed hanno invece lasciato le imprese libere di decidere come affrontare la ristrutturazione (dovranno presentare i piani di riduzione entro il 30 settembre). La Commissione pubblicherà ogni tre mesi una sorta di «bollettino» della domanda interna, che fungerà da «riferimento» per i produttori. II piano, che costerà ben 50 mila posti di lavoro, dovrebbe essere attuato entro il '94 (la Spagna chiede il '95), e verrà accompagnato da «misure sociali» della Cee per 1600 miliardi di lire. Ma questi aspetti sono controversi, e verranno ancora affrontati il 18 e 19 marzo a Copenaghen, in un incontro «informale» dei ministri. Guai in vista anche per i Paesi dell'Est europeo, che, sulla base di negoziati «Paese per Paese e prodotto per prodotto», si vedranno comunque imporre dei tetti nelle esportazioni verso la Cee (si parla del 20-35 per cento in più rispetto al 1991), superati i quali scatteranno dazi praticamente proibitivi. Fabio Squillante Giuseppe Guarino
Persone citate: Fabio Squillante, Giuseppe Guarino
Luoghi citati: Bruxelles, Copenaghen, Italia, Roma, Spagna
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