Lazard Spa al vertice il «mitico» Rohatyn
30 Sarà presidente onorario della società Lazard Spa, al vertice il «mitico» Rohatyn Con Mario Garraffo capo operativo l'uomo che salvò New York dal crack MILANO. Non abbandonerà il suo ufficio newyorkese al trentaduesimo piano del numero uno del Rockefeller Center. Ma qualche puntata a Milano, in piazza Meda, d'ora in avanti la farà spesso e volentieri. Nel nuovo organigramma della Lazard spa, la filiale italiana della più famosa tra le banche d'affari al mondo, a fianco di Mario Garraffo, l'ex general manager di Ifint che della sede milanese di Lazard sarà partner e amministratore delegato, ci sarà anche lui, Felix Rohatyn, braccio destro di Michel David-Weill, partner della Lazard Frères di New York. A un anno dallo sbarco in sordina, Lazard si prepara dunque al grande salto in Italia. La discrezione sarà quella di sempre, la stessa dei «cugini» di Mediobanca, ma la scelta degli uomini l'accoppiata Garraffo-Rohatyn, Garraffo amministratore delegato e Rohatyn presidente onorario - lascia presagire programmi ambiziosi. Prima linea e gestione, dunque, per l'uomo che dopo anni lascia l'Ifint, la holding internazionale del gruppo Agnelli. Un addio commentato, in casa Ifint, con una nota nella quale viene espresso «il più vivo apprezzamento a Garraffo della presidenza e del consiglio d'arnministrazione per il contributo molto importante da lui dato allo sviluppo della società». Dopo anni di Ifint, e dopo una lunga esperienza (come amministratore delegato) in Ifil ai tempi della riorganizzazione e dello sviluppo di Ifil - i tempi dell'acquisto della Toro assicurazione, dell'acquisizione della Rinascente e della costruzione del gruppo Prime -, Garraffo nella Lazard italiana sarà senza dubbio il punto di riferimento. Ma al suo fianco, con la carica di presidente onorario, ci sarà un alleato prezioso, quel Felix Rohatyn che negli Usa è uno degli uomini più Felix Rohatyn ascoltati nell'establishment economico e finanziario. Economista di fama, 64 anni portati molto bene, una lunga carriera in Lazard Frères, una delle tre casemadri della banca d'affari fondata dal mitico André Meyer (le altre due sono la Lazard parigina e la londinese Lazard Brothers), Rohatyn non è solo un banchiere, non è solo un finanziere, ma fa parte di quella ristretta cerchia di «power broker» - letteralmente sensali del potere - che negli Usa sono i superconsulenti. Un «power broker», Rohatyn, che è stato a lungo corteggiato dal neopresidente Clinton perché entrasse nel nuovo staff democratico come ministro delle Finanze e che, particolare molto importante per gli scenari italiani, vanta un'esperienza di «grande privatizzatore» di strutture pubbliche. Fu proprio a lui, nel 1975, che si rivolse l'amministrazione di New York sull'orlo della bancarotta finanziaria: Rohatyn assunse la presidenza della Municipal Assistence Corporation, in poco tempo riuscì a evitare il fallimento e a rimettere i conti a posto. L'esempio farà scuola anche nell'Italia di Tangentopoli dove la via alle privatizzazioni incontra ostacoli d'ogni tipo? Per quanto strano possa sembrare, di fronte alla domanda, Rohatyn non nasconde l'ottimismo. Per lui il difficile momento che sta vivendo l'Italia, ha confessato in una recente intervista, «non è una ragione sufficiente per rinunciare alle privatizzazioni». E in precedenza, quasi ad anticipare un suo futuro «italiano», aveva addirittura ammesso che «si può anche cominciare una politica di privatizzazioni vendendo solo il 49% delle società: l'importante è che gli investitori abbiano la certezza che si è solo all'inizio del processo». [a.z.] Felix Rohatyn
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