Vita da alpini: Farassino contro Rigoni Sterri e Nuto Revelli

Vita da alpini: Farassino contro Rigoni Sterri e Nuto Revelli AL GIORNALE Vita da alpini: Farassino contro Rigoni Sterri e Nuto Revelli Troppi meridionali nella Julia? Leggiamo gli articoli riguardanti la nostra interrogazione parlamentare sulle nuove eterogenee leve alpine, pubblicati oggi 24 febbraio 1993 su La Stampa, e teniamo a precisare: 1) E' probabilmente in mala fede (o ad essere benevoli, pecca di colpevole disinformazione) Mario Rigoni Stern quando afferma che la Lega Nord non sa che abruzzesi e molisani sono sempre stati parte degli alpini. Se si fosse preso la briga di leggere la nostra interrogazione avrebbe letto quanto da noi scritto: «Che al corpo degli alpini hanno dato il loro forte contributo anche i giovani abruzzesi e molisani, da sempre inquadrati nel battaglione Aquila». 2) La sostanza del problema, rimarchiamo, è che nel corso del 1992 sono stati arruolati con percentuali nettamente superiori al passato, ed in particolare nella Divisione Julia, giovani di regioni del Sud Italia, che fino a ieri vi erano presenti in percentuali bassissime. (...) 3) La Lega Nord è fautrice di un disegno che veda una più equilibrata ridistribuzione delle truppe di leva nelle diverse regioni, truppe di leva costituite cioè da giovani del posto, armonicamente inseriti nel proprio milieu. Ciò favorirà le economie locali, offrirà maggiori garanzie in loco, in ciascuna delle 20 regioni della Repubblica italiana, in caso di calamità naturali. L'espletamento del servizio di leva della propria regione dovrebbe inoltre determinare una drastica riduzione dei crescenti fenomeni di diffusione della droga, prostituzione maschile, ricatti, circuizione di minorenni, scippi, furti negli appartamenti ed altre azioni delittuose perpetrate proprio da giovani di leva i quali, protetti dagli abiti civili e dal sicuro asilo offerto dalla caserma - quasi un santuario dotato di extraterritorialità - si muovono con grande sicurezza pres¬ soché non riconoscibili. 4) E' assai curioso l'atteggiamento di Nuto Revelli il quale, mentre afferma di non amare la retorica, infarcisce invece di scipita retorica nazionalistica il proprio intervento. (...) on. Fabio Padovan on. Gipo Farassino on. Franco Rocchetta gruppo Lega Nord Risponde Mario Rigoni Stern: Gli onorevoli Padovan, Farassino e Rocchetta hanno risposto con una lunga lettera al mio intervento di mercoledì 24 insistendo sul fatto dell'arruolamento di giovani del Sud Italia negli' alpini. Sono dell'opinione che il fatto non sia così grave; molto più grave mi sembra che nelle valli delle Alpi sempre meno sono i giovani di leva; e per le passate guerre patrie, per l'emigrazione, per le difficoltà di vita. La «Regionalizzazione delle Forze armate» poi, come loro suggeriscono, mi pare pericolosa. Per il resto già mi risulta in atto la regionalizzazione di Corpo forestale, Vigili del fuoco, Carabinieri, polizia di Stato, e questo prima ancora che lo proponesse la Lega. Risponde Nuto Revelli: A questo livello non mi interessa dialogare con la Lega. Rinuncio quindi alla polemica con i tre parlamentari della Lega Nord. Capisco fin troppo bene dove vogliono andare a parare e non sto al loro gioco elettorale e propagandistico. Mio nonno Appelius morto povero Sono il nipote di Mario Appelius, al quale Giorgio Calcagno ha dedicato un lungo articolo su La Stampa di venerdì 19 febbraio. Abituato a leggere riferimenti a mio nonno generalmente negativi e mal informati, debbo complimentarmi per l'obiettività con cui ricorda il personaggio, disegnandone un profilo molto ade- rente alla realtà, quella almeno rimasta nei ricordi famigliari e nei numerosi estimatori che ho avuto modo di incontrare. Vi sono comunque alcune inesattezze che mi permetto di far notare: 1) Mario non fu condannato, bensì imprigionato e poi liberato per un provvedimento che ri¬ guardò tutti i giornalisti italiani legati al regime. L'articolo fa riferimento a un interrogatorio che subì in ospedale, che con ogni probabilità è avvenuto, ma non subì processo. 2) E' morto nel '46 a casa sua per un ictus cerebrale. 3) Credo sia eccessivo dire che quando morì era già stato di¬ menticato. Ho 49 anni e ho passato una vita a sentirmi dire «ma lei è per caso parente di Mario Appelius?». Persino i miei figli e i miei nipoti che hanno vent'anni continuano a sentirsi fare questa domanda. Resto quotidianamente stupito dalla notorietà che aveva mio nonno, che io purtroppo non ho conosciuto e ascoltato. 4) Volevo infine mettere in maggior evidenza come Mario fosse stato esautorato, come La Stampa correttamente ha scritto, personalmente dal Duce, perché tra i primissimi dissentì dalla propaganda ufficiale che voleva negare qualsiasi ammissione di difficoltà nella guerra e di dissenso interno. Incredibile a dirsi di questi tempi, morì poverissimo, lasciando la famiglia nelle più nere ristrettezze, a 54 anni, senza aver avuto la possibilità di difendersi pubblicamente e magari rilanciarsi come ha fatto la maggior parte dei giornalisti del regime che ora parlano male di lui. Bruno Appelius, Milano Ringrazio Bruno Appelius per le preziose informazioni. La notizia della condanna e della successiva amnistia, da me riferita, è contenuta nel Dizionario biografico degli italiani, edito dall'Istituto dell'Enciclopedia italiana, che a Mario Appelius dedica una ampia voce firmata G. De Caro. [g.c.l O la pensione o la tredicesima Costretta da ragioni personali a lasciare l'insegnamento con il settembre 1993 (a sessantadue anni compiuti e ventisei di contributi), ricevo questa notizia choc: settembre, ottobre, novembre, dicembre e un terzo della 13a 1993 non mi verranno pagati mai: sarò privata di quasi nove milioni. E' lo splendido dono che lo Stato mi costringe a accettare per la mia malvagia richiesta di pensione. Semplicemente, ho incominciato a insegnare tardi, anche con la febbre, perché gli scolari, che mi hanno dato - loro sì - molto, non risentissero delle mie assenze e - centinaia ogni anno - ascoltassero parlare appassionatamente dei nostri beni culturali. Dimenticavo: il redditometro mi ha fatto intravedere la possibilità di possedere cavalli, aerei, imbarcazioni da diporto, eccetera; noi siamo ancora in affitto. A. S„ Milano Segreto istruttorio di Pulcinella Come si può constatare giornalmente, il segreto istruttorio nel nostro Paese è violato con una frequenza impressionante. Non essendo a conoscenza delle procedure giudiziarie non posso avanzare ipotesi su chi materialmente può passare alla stampa notizie coperte da segreto, ma nutro forti dubbi che tale passaggio di informazioni avvenga a titolo gratuito. Secondo me il rifiuto di svelare le proprie fonti da parte dei giornalisti serve a coprire, molto spesso, episodi di corruzione oppure manovre di natura politica visto che la magistratura italiana è fortemente politicizzata. Giorgio Mazetti, Pistoia Due filosofi in francobollo Sebbene non si possa dimenticare la rivoltella, con la quale, un giorno ormai lontano, Giovanni Gentile pensò di imporre al popolo italiano la fascistizzazione del suo (del popolo!) cervello, io sono d'accordo con quanto S. E. Sergio Romano scrive su La Stampa del 21 febbraio. Vorrei, soltanto, fare una piccola aggiunta, a perfezione, penso, della sua proposta. Ai nomi dei filosofi da lui suggeriti per la serie dei francobolli (che sarebbe una grande vittoria, almeno di ricordi, in questo nostro amaro periodo di sole sconfitte), io aggiungerei, soltanto, due nomi. Quello di Piero Martinetti e quello di Giuseppe Rensi. Renato Bèttica-Giovannini Torino

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