La macchina dell'INCESTO

Sei stanca, ti odi? Allora tuo padre ti ha violentato da piccola. Questa tesi spacca in due le americane Sei stanca, ti odi? Allora tuo padre ti ha violentato da piccola. Questa tesi spacca in due le americane La macchina ^M'INCESTO VNEW YORK I sentite sporche, cattive? Vi vergognate di voi stesse? Vi considerate di—I verse dalle altre donne? Vi odiate? Non riuscite a sentirmotivate? Avete paura del successo? Aspirate alla perfezione? Attenzione, una risposta affermativa a questi quesiti è un segnale d'allarme: può indicare che da bambine avete subito una violenza sessuale da parte di vostro padre o di vostro fratello. Anche se non lo sapete. Anche se non riuscite a ricordarlo. I sintomi sopra descritti - un elenco di indizi per identificare i disturbi psicologici provocati dall'incesto - figurano in un libro che in America ha già venduto oltre mezzo milione di copie: The courage to heal (Il coraggio di guarire), una guida «per le donne sopravvissute ai maltrattamenti sessuali dell'infanzia» scritta da EUen Bass e Laura Davis. Di libri simili ne sono usciti una decina negli ultimi anni. Sono tutti fondati sul medesimo convincimento: che moltissime donne soffrono le conseguenze di un trauma terribile del quale non hanno coscienza perché non ne hanno memoria. Esagerazioni? Psicosi collettiva? Tesi estremiste? A lanciare il provocatorio sospetto è stata una femminista poco ortodossa, Carol Tarvis, che ha pubblicato un articolo al vetriolo sulla Boók Review del New York Times. La signora Tarvis sostiene che questi libri sono scritti da giornaliste o psicologhe dilettanti, prive di qualsiasi preparazione scientifica o esperienza clinica, animate soltanto da un militante zelo femminista, se non da motivazioni meno nobili, come per esempio l'interesse ad allargare àHificiòsamènfé laclìéntela femminile di psicoanalisti e psicologi. I sintomi indicati per ipotizzare un trauma da incesto non solo risultano estremamente generici, ma coincidono con quelli avvertiti da milioni di donne che soffrono di depressione o di comuni disturbi della personalità. Chi è che, talvolta, non si sente «diversa»? O «scarsamente motivata»? 0 desiderosa di apparire «perfetta»? Perché allora insinuare il sospetto che all'origine di queste sensazioni tanto diffuse possa esserci un remoto e represso episodio di violenza sessuale in famiglia? La tesi di questi libri è che certi sintomi rinviano inesorabilmente a certe cause. Se una donna ha il sentore, sia pur vago, che qualcosa può essere accaduto in anni lontani, ebbene «qualcosa è probabilmente accaduto». EUen Bass e Laura Davis dicono alle loro lettrici: «Se non ricordate il maltrattamento che avete subito, sappiate che non siete sole. Molte donne non sanno e non riescono mai a ricordare. Ma questo non significa che non sono state maltrattate. Certo, voi non volete fidarvi del vostro intuito, cercate le prove. Ma la prova non sempre emerge. L'inconscio segue vie misteriose per rivelarsi, vie che non coincidono con le vostre aspettative». Commento sarcastico della Tavris: «Cosa diciamo, allora, alle donne che sospettano di essere state rapite da extra-terrestri, spiate dalla Cia o dal Fbi, costrette da un culto satanico a procreare un bambino mezzo uomo e mezzo cane? Rispondiamo che anche in questi casi probabilmente qualcosa è accaduto, anche se non riusciamo ad averne la prova?». Questi libri consigliano alle lettrici che presentano la sintomatologia del «post-incest trauma» di rivolgersi allo psicologo, o «counselor» o «facilitato!-», insomma a uno specialista che le aiuterà a prendere coscienza del problema. Questo è forse l'aspetto più delicato e controverso della polemica. Perché, secondo la Tavris, esistono in America molti cosiddetti «psicoterapeuti» i quali, in buona o mala fede, non solo aiutano le loro pazienti a disseppellire il passato - e fin qui fanno il loro mestiere - ma sono pronti a costruirgliene uno su misura, di passato, manipolando la loro memoria. E qui siamo nell'uso fraudolento o comunque mistificatorio delle tecniche psicoterapeutiche. L'errore sta nella concezione letteraria, non-scientifica, della mente umana. La mente è stata sempre immaginata attraverso le metafore suggerite dalle invenzioni umane attraverso i secoli: è stata via via paragonata a una macchina, a una centralina telefonica, a una cinepresa, a un registratore e a un computer. Molti psicoterapeuti continuano a credere che l'esperienza umana, o comunque gli eventi significativi della vita, vengano per così dire «registrati» dalla me- moria e talvolta depositati in un archivio segreto, in una sorta di cassetto dell'oblio, al quale la coscienza non ha accesso. «Questa concezione - scrive la Tavris - è ormai sempre più incompatibile con i risultati della ricerca scientifica. I ricercatori che studiano la memoria stanno scoprendo la capacità della mente di costruire ed inventare la realtà servendosi delle informazioni che acquisisce. Gli studi più recenti confermano quel che i poeti ed i romanzieri hanno sempre saputo: che la memoria non è un archivio, con i suoi scaffali ed i suoi fascicoli. E' invece un processo che viene costantemente reinventato. Un "ricordo" consiste dei frammenti di un evento, delle successive discussioni ed interpretazioni intorno all'evento, dei ricordi e «La Luna dei suggerimenti di altre persone e infine, più importante di tutto, di ciò che oggi pensiamo del passato». La memoria è dunque manipolabile, come provano molte ricerche. La professoressa Elisabeth Loftus, della University of Washington, ha immesso falsi ricordi nella mente dei suoi pazienti attraverso il meccanismo della suggestione: «Ti ricordi di dre e figlio quando eri bambino e ti perdesti in un supermercato?». E il paziente crede di ricordare. Lo psicologo canadese Nicholas Spanos ha creato non solo ricordi di eventi mai accaduti, ma addirittura ricordi di vite precedenti, servendosi di volontari che credevano nella reincarnazione. La memoria inganna e può essere a sua volta ingannata. L'articolo della Tavris non è passato inosservato. Anzi, ha scatenato un putiferio di reazioni. La redazione del supplemento letterario del New York Times è stata inondata di lettere, alcune di appoggio entusiastico («Finalmente una boccata d'aria fresca», «Ecco una femminista che ragiona!»), ma molte fortemente critiche. Le autrici del contestato bestseller, EUen Bass e Laura Davis, riconoscono che il movimento delle «incest survivors» (le sopravvissute all'incesto) ha qualche colpa. Terapisti zelanti diagnosticano fulmineamente un incesto prima ancora che le loro pazienti possano scoprirlo da sole. Alcune cliniche private usano potenti droghe psico-attive per favorire l'evocazione dei ricordi. L'accusa di violenza sui bambini è assai diffusa nei tribunali - come si è visto con Mia Farrow e Woody Alien - neUe cause per la custodia dei figli di genitori separati. Ma, per deplorevoli che siano, questi abusi non possono screditare l'intero movimento: «Essi scrivono le due autrici - non mitigano in alcun modo il dolore sofferto dalla stragrande maggioranza di uomini e donne che sono stati attaccati sessualmente nell'infanzia, né devono incrinare l'integrità morale dei terapeuti professionali che in questo campo lavorano». La psichiatra Sue Blume nega che esistano terapeuti privi di scrupoli o accecati da ideologie femministe. E spiega alla Tavris che i sintomi sono il solo materiale sul quale, in molti casi, un serio psicologo può lavorare: «Il terrore, la disperazione, l'odio che le mie pazienti hanno verso se stesse, il loro desiderio di morte mi dicono che qualcosa di reale, qualcosa di orribile è accaduto. Il loro convincimento che il sesso è il prezzo dell'amore, e che ogni attività sessuale è simile allo stupro, indica che il trauma è di natura sessuale. E la loro incapacità di avere fiducia, di legarsi ad altre persone, U loro profondo senso di smarri¬ mento segnala che il trauma è stato loro inferto da una persona con la quale esse avevano un rapporto di dipendenza». La lettera più efficace e articolata è venuta da una nota autorità accademica, la psichiatra Judith Lewis Herman, cattedratica alla scuola di medicina della Harvard University e autrice di uno studio. Trauma and recovery (Trauma e guarigione), considerato un classico nella letteratura medica femminista. La Herman difende i libri di divulgazione: «Per quanto imprecisi o esagerati possano essere, essi hanno comunque il merito di raggiungere milioni di persone che si sentono isolate, chiuse in un senso di vergogna. Ed a queste persone portano parole di comprensione e di aiuto». La Herman ha teorizzato nei suoi studi la componente politica del processo di guarigione, nel senso che le sindromi psicologiche post-traumatiche (e l'incesto viene perfettamente assimilato aUe nevrosi dei soldati reduci da combattimento) hanno bisogno, per essere curate, di un ambiente favorevole, ossia di un contesto sociale «che difende e protegge le vittime». Chi dileggia i libri di divulgazione femminista, chi scredita le teorie sulla memoria repressa, nega implicitamente l'allarmante incidenza sociale dell'incesto e degli abusi sessuali contro l'infanzia. Si schiera dunque contro le vittime. Secondo la Herman resta valida ancora oggi l'ipotesi formulata all'inizio degli Anni 80 dalla sociologa Diane Russel secondo la quale una donna americana su tre ha subito violenze sessuali da bambina e una su quattro è stata stuprata. Se viene scoperta solo una parte minima di questi casi, è perché le vittime non possono e non vogliono ricordare: «La risposta normale alle atrocità è di bandirle daUa coscienza. Certe rotture delle convenzioni sociali sono troppo terribili per essere espresse ad alta voce-questo è U significato ultimo della parola «indicibUe». Ecco perché nei casi di incesto troppo spesso U segreto e l'oblìo prevalgono: «La storia dell'evento traumatico emerge non sotto forma di narrazione verbale, ma come un sintomo». La polemica non è finita. Forse, vista la sua natura, non finirà mai. Benché incalzata da tanti attacchi, Carol Tavris non ha fatto marcia indietro. Certo, ha negato di voler minimizzare l'incidenza dell'incesto. Ma ha invitato le femministe a essere meno militanti, e più prudenti e previdenti, nella conduzione della loro campagna: «Se vogliamo migliorare la salute fisica e mentale deUe donne, dobbiamo capire non solo in che modo possiamo essere d'aiuto ma anche in che modo possiamo far danno. Siamo proprio sicure che non stiamo creando in America un clima di isteria sessuale nel quale molti genitori avranno paura di abbracciare i figli (e ancor più di girare nudi per casa) e molti altri, benché innocenti, verranno crudelmente condannati per aver commesso i normah errori che i genitori sempre commettono?». Gaetano Scardocchia L'incesto al cinema Helmut Berger ne «La caduta degli dei» di Visconti Sopra: «Le amiche del cuore» di Michele Placido Al centro: illustrazione di Gary Keller L'incesto al cinema Helmut Berger ne «La caduta degli dei» di Visconti Sopra: «Le amiche del cuore» di Michele Placido Al centro: illustrazione di Gary Keller «La Luna» di Bertolucci, un rapporto complesso fra madre e figlio

Luoghi citati: America, Washington