Ha abortito, niente none

Ha abortito, niente none Ha abortito, niente none Treviso, rito religioso negato dopo l'intervento terapeutico TREVISO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Se una donna abortisce non può sposarsi in chiesa. Neppure se lo fa per fondate ragioni terapeutiche. Una coppia di giovani trevigiani si è vista negare dalla Curia il matrimonio religioso, a data già fissata, perché la promessa sposa è stata costretta ad interrompere la gravidanza. Il feto era affetto da una gravissima malformazione, che avrebbe messo a repentaglio, oltre alla vita del nascituro, quella della madre stessa. Ma la Chiesa è stata inflessibile, ribadendo la non compatibilità di chi abortisce con le leggi religiose. Il no del parroco, che ha applicato le direttive della Curia di Vittorio Veneto, ha messo in subbuglio Orsago, il piccolo Comune di tradizione «rossa» dove vivono i due sposini mancati, lei minorenne, lui operaio di 24 anni. Due ragazzi che stavano insieme da tanto tempo e che avevano deciso di sposarsi anche ma non solo perché lei era rimasta incinta. Le condizioni della giovane erano note al parroco, don Giuseppe Zago. I fidanzati avevano seguito il corso di preparazione al matrimonio e con il parroco avevano anche parlato delle difficoltà inattese emerse durante la gravidanza. Gli esami clinici davano valori preoccupanti e infine un approfondito accertamento all'istituto per l'infanzia «Burlo Garofalo» di Trieste aveva posto i due giovani di fronte alla drammatica scelta. I sanitari infatti avevano spiegato che l'unica soluzione per salvare almeno la vita della madre era l'aborto terapeutico. Quando l'intervento chirurgico avviene, mancano solo quattro giorni al matrimonio. Il parroco comunica l'accaduto al vicario generale della Curia Vittoriese e il matrimonio salta. Per i giovani, già provati dall'esperienza, è una mazzata. Preparativi nuziali in fumo, inviti alla cerimonia da buttare, ristorante già prenotato per il pranzo da disdire. Ma soprattutto l'umiliazione per un provvedimento che ha il sapo¬ re della scomunica. «Si è soltanto suggerito di aspettare prima di celebrare il matrimonio - ha spiegato il parroco don Giuseppe Zago -, le persone devono essere convinte dei passi da fare, nel futuro devono essere contente del loro comportamento. Noi agiamo per un inserimento positivo nella comunità cristiana. Lasciamoli dunque maturare, questi giovani. D'altra parte non penso si possa celebrare un matrimonio appena usciti dall'ospedale». Don Giuseppe tenta di gettare acqua sul fuoco, per non acuire il clamore che la scelta della Curia ha suscitato in paese, 3500 abitanti che in una Provincia profondamente cattolica hanno sempre votato a sinistra. La Chiesa proprio recentemente, anche attraverso la durissima requisitoria pronunciata dal cardinale Biffi, ha ribadito la sua contrarietà all'aborto. Pur ammettendo talvolta l'interruzione della gravidanza per ragioni terapeutiche, non consente che l'aborto venga praticato per salvare la vita della madre. «Una cosa è il matrimonio dice ancora don Giuseppe -, un'altra cosa invece è avere un figlio. Non è più tempo di matrimoni riparatori. L'importante però è essere consapevoli delle proprie azioni, non ci dev'essere troppa fretta nel compiere le scelte più importanti della vita. I due giovani, del resto, qui in parrocchia non sono più venuti, ma io ho sempre cercato di avere loro notizie». I due ragazzi, che hanno abbandonato il corso prematrimoniale, hanno scelto di non parlare. Ma, a dimostrare che loro volevano davvero sposarsi e che non si trattava di un matrimonio riparatore, hanno optato per la cerimonia col rito civile. «Questi giovani erano fermamente intenzionati a sposarsi - dice il sindaco socialista Sergio Gaiot -, ora hanno manifestato l'intenzione di farlo in municipio. Se volevano sposarsi in Chiesa, non capisco davvero perché doverli penalizzare: bisognerebbe piuttosto rispettare il loro dolore». Maria Grazia Raffele La chiesa trevigiana il cui parroco ha negato il rito religioso per le nozze a una donna che aveva praticato l'aborto terapeutico

Persone citate: Garofalo, Giuseppe Zago, Maria Grazia Raffele, Sergio Gaiot

Luoghi citati: Orsago, Treviso, Trieste, Vittorio Veneto