Il «duca rosso» rischia novemila miliardi

Una legge minaccia il suo impero immobiliare, cioè mezza Londra Per protesta Sir Gerald, signore di Westminster, abbandona il partito di Major: mi hanno tradito Il «duca rosso» rischia novemila miliardi Una legge minaccia il suo impero immobiliare, cioè mezza Londra LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'uomo più ricco d'Inghilterra ha voltato le spalle a John Major e ai conservatori. Il duca di Westminster, proprietario di interi quartieri nel cuore di Londra, ha abbandonato un'alleanza familiare che durava da un secolo per protesta contro un progetto di legge che - se passerà, come è probabile - porterà allo smantellamento di quell'impero immobiliare, consentendo agli inquilini l'acquisto delle loro abitazioni. Il duca lo ammette candidamente: «Non potrei stare moralmente con un partito che ideologicamente è uscito dai binari». Molti inglesi, per incredibile che sia, lo sostengono: noto come «il duca rosso», per talune battaglie sociali (per esempio contro la poli tax) che lo avevano messo in contrasto con la signora Thatcher, questa volta lotta per una tradizione. Gerald Grosvenor, 41 anni, è il sesto duca. Non ha fatto nulla per acquisire la sua immensa ricchezza, valutata a 4 miliardi di sterline (circa 9 mila miliardi di lire). Il denaro, afferma, «è una grave responsabilità»: «Se ne avessi avuta la scelta, avrei preferito non nascere ricco. Ma non posso rinunciarvi. Non posso vendere tutto e godermi la vita su un panfilo nei Caraibi. Questa ricchezza non appartiene a me». E' quell'atteggiamento quasi monarchico a fargli perdonare di es¬ sere così schifosamente ricco dal 1979, quando ereditò tutto dal padre. Neppure il genitore, che alla ricchezza aveva affiancato meriti di partito diventando deputato conservatore, aveva fatto molto se non amministrare saggiamente il patrimonio. Il vero artefice delle fortune familiari era stato, nel XVTJ secolo, Sir John Grosvenor. Egli aveva avuto l'idea geniale di sposare Mary Davies, dodicenne figlia di un notaio che gli portò in dote un acquitrino malsano che oggi ha vari nomi: per un centinaio d'ettari è Mayfair, per un'altra cinquantina Belgravia, un angolo è noto come Park Lane. Tutte le case di quella zona, con alcuni degli indirizzi più prestigiosi di Londra, appartengono a lui: le grandi ambasciate, i grandi hotel, più circa 4 mila edifici adibiti a civile abitazione. Fra i suoi inquilini ci sono anche due ex premier, Sir Edward Heath e Lady Thatcher. Dire inquilini, in realtà, non è corretto. La grande ricchezza del duca di Westminster - ha anche 50 mila ettari in Scozia e 10 mila nel Lancashire, più vaste tenute in California, Canada e Hawaii - è infatti dovuta al principio molto inglese del leasehold, una specie di enfiteusi applicata non solo ai terreni ma anche alle case. Significa la vendita dei palazzi, ai prezzi di mercato, ma per periodi limitati di tempo: in genere 99 anni, ma in qualche caso addirittura 999. Significa che, alla sca- denza, le case tornano nelle mani del duca di turno. La legge che ora i Lord stanno discutendo intende mettere fine a quésto sistema. Eliminato il leasehold, l'acquirente diventerà davvero il padrone. Di qui la ribellione del duca, che non ama abitare nel cuore del suo impero ma che con la moglie e i quattro figli preferisce la serenità agreste del Cheshire. Si è dimesso dopo 16 anni da presidente del partito a Chester, anche quella una carica quasi di famiglia; ma, peggio, ha congelato tutte le donazioni alle casse del partito, chiedendo addirittura il rimborso di quelle più recenti. Un'altra tegola, per Major. Fabio Galvano Gerald Grosvenor

Luoghi citati: California, Canada, Hawaii, Inghilterra, Londra, Scozia