Biugi accusa; giornali e tv inventano mastri di Enzo Biagi
Biugi accusa; giornali e tv inventano mastri Etica e comunicazione: convegno con Leonardo Mondadori, Andrea Monti, Bemabei, Navarro-Valls Biugi accusa; giornali e tv inventano mastri «Basta piangere, da Milano parte l'idea di un'Italia più pulita» MILANO. «Basta piangerci addosso - attacca Enzo Biagi -. Milano è la prima città che ribalta l'andazzo; parte da qui l'idea di un'Italia più pulita. E' triste che si debba ricorrere al codice penale e non a quello che ci hanno insegnato il catechismo e le madri perbene». «Milano è stata capace di esprimere Di Pietro - gli fa eco Leonardo Mondadori -. Può tornare a discutere dell'Italia e del mondo». Biagi e Mondadori salgono sul piccolo palco sotto l'abside nella splendida sacrestia bramantesca di Santa Maria delle Grazie per parlare di «Etica e comunicazione», insieme con Ettore Bemabei, direttore della Rai dal '60 al '74, ora alla guida della Lux per produrre programmi tv, e con Joaquin Navarro-Valls, portavoce del Vaticano. Coordina Andrea Monti, direttore di Panorama. Li ascoltano duecento per¬ sone: la Milano dell'informazione, dell'industria e della finanza. Una sorta di mobilitazione civile per quell'«Etica della ripresa» che è il titolo comune alle conferenze-seminario volute dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori. Ieri sera il primo appuntamento. Seguiranno incontri dedicati all'etica in rapporto all'impresa, alla politica, alla vita, alla famiglia. I relatori sono scelti - assicura Leonardo Mondadori - non in base al «manuale Cencelli» della lottizzazione culturale: «Finalmente. Un'epoca è finita». «Il mio nome non è Savonarola», dice Biagi. Che però accusa: l'informazione è gonfiata, cede allo spettacolo, confonde i ruoli («Ai futuri giornalisti insegneranno anche il tip tap»). Due signori compaiono nudi: «Perché tanti dibattiti? Solo cattivo gusto». I processi di Tangentopoli in tv: «Sono contrario. L'ex assessore Armanini non è stato condannato a quattro anni e sei mesi, ma a vita. Non può più neanche fare i bagni a Bellaria». «Inventiamo mostri. Mi faccio l'esame di coscienza. Non occorre un decalogo per l'informazione: è già stato scritto: "Non fare agli altri...". Occorre dubbio, misura». «Abbiamo la coscienza per i problemi dell'energia atomica e per l'ecologia, ma non per la televisione», avverte Bernabei. La tv ci invade la vita con una realtà che non esiste, che è solo «virtuale» ma capace di iniettare «pericolose cariche nelle masse». Gli spettatori sono considerati soltanto come consumatori di prodotti e vengono agganciati con dosi di sesso e violenza, principali ingredienti degli spettacoli e dell'intrattenimento (l'80% delle trasmissioni). La violenza in tv non è catartica: nel '91 a New York 442 bambini sono stati uccisi con armi-giocattolo da coetanei che imitavano scene viste in tv. E' necessario un ripensamento generale: «La tv non è una bevanda che si possa bere senza porsi la domanda se è potabile o no». Altre accuse ai media da parte di Navarro-Valls. I vizi derivano da una fondamentale «indifferenza ai valori». C'è sarcasmo e cinismo: ciò che sembra buono o vero è visto con sospetto, la moralità è considerata ipocrisia, la fedeltà debolezza e così via. Si critica tutto, ma non per migliorare l'esistente. In realtà i media svolgono un'informazione che risponde a determinati interessi. E non è vero che i difetti sono intrinseci ai media stessi: «Il tema etico nei media è un tema personale, non tecnico. Bisogna prima risolvere il rapporto personale con la verità». [c. a.]
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