Martelli coinvolge Craxi di Claudio MartelliFabio Poletti

«Non ho mai toccato quei soldi» L'ex ministro racconta ai giudici: «Bettino mi ha dettato il numero del conto Protezione» Martelli coinvolge Craxi «Ho solo ubbidito a un suo ordine» MILANO. «Dal 1981 ho sempre detto la verità, nient'altro che la verità», dice Claudio Martelli. Poi si contraddice l'ex ministro, l'ex psi, nei guai per il conto Protezione. Scrive in un comunicato di 5 pagine: «Riconosco di non avere detto tutta la verità e cioè tutto quello che sapevo». £ infine si giustifica: «Del resto nessuno me lo ha mai chiesto». Ammette Claudio Martelli, conferma l'ex ministro della Giustizia di avere avuto un ruolo per quei sette milioni di dollari versati dall'Ambrosiano sul conto 633369 aperto nell'80 all'Ubs di Lugano. E in sette ore davanti agli «abilissimi pm del pool milanese», Antonio Di Pietro e Pierluigi Dell'Osso, Martelli conferma le parole del suo «grande accusatore»: Silvano Larini, architetto, ex latitante, titolare del conto Protezione. Ricorda Martelli, e lo fa mettere a verbale in una deposizione lunga 24 pagine: «Sì, Bettino, che non porta mai né penna né orologio, un giorno dell'estate 1980, passeggiando in centro a Milano, mi dettò il numero di un conto e mi disse: dallo ad Antonio». Torna così nei verbali di Tangentopoli il nome di Antonio Natali, il «padre politico» di Craxi, l'inventore del «sistema delle tangenti» secondo tanti imputati, anche psi, di «Mani pulite». Quel Natali, travolto dallo scandalo Icomec, per cui il Parlamento non concesse l'autorizzazione a procedere, morto tre anni fa. Ne racconta di cose ai giudici, dopo 13 anni, l'ex ministro Martelli. In una caserma di periferìa della Guardia di finanza, ci rimane per sette ore. Sul tavolo Martelli ha fogli e fogli di appunti. Parla coi giudici, e poi scappa da una porta secondaria. Niente flash, almeno quella notte. L'indagato Martelli ha sulle spalle un avviso di garanzia per concorso nella bancarotta dell'Ambrosiano. Come Craxi. Ma per l'ex segretario, l'ex ministro ha parole di fuoco: «Nei momenti critici ed emotivi prima cerca il capro espiatorio e poi ragiona». E adesso questa parte dei verbali su Craxi che faceva e disfaceva è già pronta per essere spedita a Roma, da allegare alla richiesta di autorizzazione a procedere. Apre così quel lungo verbale Claudio Martelli: «Il fantasma del conto Protezione mi insegue da 12 anni, dalla scoperta dei famosi archivi di Licio Gelli a Castiglion Fibocchi». E poi aggiunge: «Non sono mai stato titolare né beneficiario di quel conto, il biglietto trovato a Gelli non è mio, non ho mai conosciuto Roberto Calvi, Umberto Ortolani (P2)». Dice anche di non aver mai conosciuto i tre ex manager Eni al centro della vicenda: Alberto Grandi, Leonardo Di Donna, Florio Fiorini. Di sé cerca di salvare l'immagine: «Non mi sono mai occupato dell'amministrazione del psi, né di finanziamenti legali o illegali». Altri trattavano, altri sono dietro a quel «finanziamento» di sette milioni di dollari. Fa i nomi Martelli: Gelli, Ortolani, Natali. E altri, che Martelli non ricorda. «Davvero non ricordo», dice più volte di fronte alla curiosità dei giudici. Ricorda bene, invece, che non può proprio essere suo quel bigliettàio, scrìtto a mano, trovato nella villa di Gelli, quando vennero scoperti gli elenchi della P2. E' solo una passeggiata davanti ai negozi di Porta Romana, tanti anni fa, a coinvolgerlo nella vicenda. Dice. E fa mettere a verbale: «Non so se c'era anche Larini. Non ne dubito. Io ho solo trasmesso un messaggio da un compagno a un altro compagno». Appunto da Craxi a Natali. Attaccato, al centro di insinuazioni. Vittima di imbrogli. E il nemico, uno dei tanti, per Martelli si chiama Gelli. Smentisce l'ex venerabile quando dice che a casa di Martelli si parlò di quel finanziamento. Smentisce e ricostruisce Claudio Martelli. E il suo legale. Marco De Luca, fa sapere: «Ha raccontato delle pressioni di Gelli perché Craxi dopo gli scontri furibondi con Andreotti e Signorile si rappacificasse con loro per risanare i debiti del psi». «A Gelli e a gente come lui», spiega ancora il legale, «Martelli attribuisce la responsabilità di 12 anni di insinuazioni e calunnie». E a verbale Martelli fa mettere: «All'inizio pensavo a motivi politici, al destino del gruppo guidato da Angelo Rizzoli. Oggi penso che ci sia di più». E per Martelli il «di più» sono i legami tra la mafia e la loggia P2. Fabio Poletti «Complottoordito dalla mafia con la P2»

Luoghi citati: Castiglion Fibocchi, La Loggia, Lugano, Milano, Roma